Il governo sammarinese promette di
passare alle vie legali contro le “accuse assurde” lanciate dai
vertici dimissionari della Banca centrale. Accuse che paiono
“piu’ un tentativo di delegittimare il governo che una lettera di
dimissioni” e, soprattutto, che “mettono a rischio il sistema
finanziario del Titano”. I rappresentanti del congresso di Stato,
nell’appuntamento settimanale con la stampa, al termine dei
lavori dell’esecutivo, esprimono il loro sdegno per il contenuto
della lettera di dimissioni del presidente e del direttore di
Banca centrale, Biagio Bossone e Luca Papi. In prima fila, a
smentire “chiacchiere e stupidaggini”, e’ il segretario di Stato
per le Finanze, Gabriele Gatti, con accanto Valeria Ciavatta,
segretario agli Interni, e Marco Arzilli, responsabile per
l’Industria e il commercio. La missiva, consegnata ieri, in
serata, ai Capitani Reggenti, rappresenta un colpo basso,
soprattutto perche’, sempre secondo i segretari di Stato, e’
stata diffusa alla stampa e pubblicata sul sito dell’istituto,
palesando accuse su presunte pressioni e ingerenze da parte del
governo sulla propria attivita’ e persino additandolo di aver
bloccato ispezioni e controlli.
“Nessuno puo’ permettersi impunemente di dire che questo
governo non e’ chiaro sulle intenzioni di rafforzare la vigilanza
e aumentare l’autonomia di Banca centrale”, inizia il
contrattacco Gatti. “Nessuno- insiste- puo’ permettersi di dire
cose offensive per un governo che ha fatto di tutto per uscire da
una situazione di grosse difficolta’ a livello dei rapporti e di
credibilita’ internazionale”
Il segretario di Stato alle Finanze
ripercorre alcuni passi del braccio di ferro con i vertici
dell’istituto di vigilanza. I malumori si sarebbero generati in
un incontro tra esecutivo e Banca centrale; alla richiesta del
governo di “dare segnali forti”, intensificando l’attivita’ di
vigilanza, sarebbero state avanzate le difficolta’ operative a
fronte della scarsita’ di personale. Anche altre direttive
dell’esecutivo hanno generato tensioni: la necessita’ di formare
personale sammarinese, di “dialogare con le banche, piuttosto che
vederle come un nemico- spiega Gatti-, e non si e’ trattato certo
di pressioni”. A tale assemblea e’ seguita la conferenza stampa
di Papi e Bossone, dove le diverse posizioni sono state rese
pubbliche. “Mi sembra- commenta il segretario- che la dirigenza
di Banca centrale cerchi di diventare un partito politico invece
di un’istituzione che deve pensare al bene del Paese”. Fino ad
arrivare al caso Caringi, il responsabile della vigilanza di
Banca centrale sfiduciato dal congresso: “Abbiamo sostenuto che
dovevamo avere una vigilanza piu’ collegiale, meno legata al
carisma di una persona e piu’ collegata a un progetto”. Di qui
“la reazione violentissima e assurda” dei vertici dell’istituto.
Prende la parola il segretario Ciavatta, per lamentare la
mancanza di una “corretta dialettica istituzionale” da parte dei
dirigenti dimissionari.
“Non possiamo pensare- afferma
Ciavatta- che la loro preoccupazione principale sia quella di
rendere pubblici i conflitti e di attuare distinguo rispetto
l’autorita’ di governo”. Dito puntato, poi, contro la lettera
inviata alla Reggenza, che “non puo’ essere strumentalizzata” e
in cui “si butta fango addosso a una istituzione dello Stato”.
Insiste Ciavatta: “Valuteremo se fare denuncia perche’ non
accettiamo che resti agli atti che il governo, quindi tutti i
segretari, abbiano fatto pressioni e interferito”.
Chiude il giro Arzilli: “Si e’ creato un caso mediatico, con
finalita’ diverse da quelle che dovrebbe avere Banca centrale,
ovvero salvaguardare il sistema sammarinese”. Per il ministro,
fatto piu’ grave sono le accuse divulgate on line e alla stampa:
“Additando il governo sammarinese di fare pressioni si e’ messo a
rischio il sistema finanziario”.
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