Consiglio G. e G. 18 dicembre, pomeriggio. Agenzia Dire

Consiglio G. e G. 18 dicembre, pomeriggio. Agenzia Dire

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 17-21 DICEMBRE

 

MARTEDI’
18 DICEMBRE_POMERIGGIO

 

             

            I lavori consiliari
sono ripresi nel pomeriggio ancora con
il dibattito sul Bilancio di previsione 2013. La seduta è stata poi sospesa
alle 18.30 per l’audizione con il gruppo Efta.

Ecco un riassunto degli interventi.

 

Mirco
Tomassoni, Psd
: “In
qualche intervento dell’opposizione si sono attribuite colpe a destra e a
manca. Ma noi oggi dobbiamo guardare avanti. E il segretario di Stato Felici ha
deciso di affrontare le difficoltà con piena disponibilità al confronto e
dicendo la verità. Questa è la maniera più efficace per uscire dalla crisi.
Questa è l’ora delle scelte, anche impopolari, il Paese ha bisogno di un cambio
culturale. E’ per esempio difficile individuare uno strumento di accertamento
delle ricchezze, ma dobbiamo trovarlo. Inoltre la vera trasparenza negli atti
darebbe maggiore fiducia anche a noi che lavoriamo in Aula. Dunque raccomando
la chiarezza.

Questa
è una legge di bilancio work in progress. La black list sta affossando
l’economia e il lavoro, servono allora vari interventi, dal collocamento alla
flessibilità, fino agli incentivi. Il momento è grave e giustizia e sicurezza
sono molto importanti, tra indagini, mafia cinese e furti. Non dobbiamo
abbassare la guardia e spero ci siano segnali chiari nella finanziaria di
primavera”.

Luca Beccari, Pdcs: “La legge che esaminiamo oggi non risolte tutte le criticità, è un
punto di partenza per affrontare la nuova realtà economica con una serie di interventi
propedeutici agli altri. Fare la spending review ad inizio legislatura è un
elemento importante per poter basare gli elementi successivi. Non vogliamo
introdurre tassazioni se prima non abbiamo fatto risparmi per evitarle. Il
concetto di spending review però non vogliamo lasciarlo ai dirigenti ma
intendiamo portarlo in quest’Aula e su quello vogliamo confrontarci perché non
è irrilevante scegliere dove tagliare. Per esempio le esternalizzazioni: sono
una leva per ridurre le spese dell’amministrazione, ma poi ci sono delle
valutazioni da fare se un servizio fa esternalizzato o meno. Alcuni interventi
che ho ascoltato in Aula mi hanno colpito perché trovo delle convergenze:
Ciavatta ha parlato di part time, può essere un modo di contenere i costi e aumentare
efficienza dei servizi. Poi sono d’accordo sul fatto che i tagli non possono
essere indiscriminati. Ma sulla Pa non possiamo non guardare i numeri. Il 30%
di bilancio per gli stipendi vi sembra poco? Non creiamo degli alibi, il
problema è che abbiamo una Pa sovradimensionata, che è stato un grande
ammortizzatore sociale del nostro Stato negli anni ’90. Oggi tutti siamo bravi
a dire che è aumentata la disoccupazione, ma quando, negli anni ’90, si
creavano problemi di occupazione si interveniva da un lato defiscalizzazioni le
aziende, dall’altra con le assunzioni della Pa. Oggi quindi dobbiamo
intervenire non sui numeri, ma razionalizzando la spesa. E’ vero che ci vuole
coraggio nel fare gli interventi senza rischiare di perdere consensi, noi la faccia
ce l’abbiamo messa per ogni tassa. Il problema è quello di capire che il nostro
Paese ha una fiscalità estremamente bassa e vantaggiosa. Noi abbiamo introdotto
tassazioni non gradite ma che hanno consentito di limitare la deriva di
bilancio. Ora la riforma tributaria avrebbe fatto superare queste forme di
tassazioni straordinarie, abbiamo perso un’occasione. Il nostro sistema
tributario risale a 27 anni fa, a un contesto economico diverso. Oggi dobbiamo
competere con il contesto internazionale. L’equità è concetto cui  è difficile dare una forma, non è concetto
assoluto, richiede il rispetto del principio ‘uguale tassazione per uguale
capacità retributiva’. Si dice che la patrimoniale è iniqua, non capisco come
può esserlo una tassazione indiretta che colpisce un bene. Di trasparenza
parliamo sempre, ma ci dimentichiamo di dire a volte che é la precondizione per
poter parlare di sviluppo in questo Paese. Le premesse di sviluppo passano
attraverso gli interventi di cui ho parlato, se non lavoriamo dandoci priorità,
allora continuiamo a costruire su sabbie mobili. Mi richiamo infine al tavolo
tecnico della associazioni di categoria: sarà un’occasione importante per
ascoltare imprese e categorie sociali, capire i bisogni e tradurli in
interventi. Ma non facciamolo diventare qualcosa di diverso. Non deve essere il
luogo in cui si va a barattare e mediare, ma una seria sede di confronto per
noi che siamo chiamati a legiferare per creare le premesse di sviluppo
economico”.

Massimo Cenci, Pdcs: “Il problema da
risolvere è serio, per combatterlo bisogna conoscerlo e guardare alle
soluzioni. Non è un modo vincente né della maggioranza, né dell’opposizione, ma
del Paese. Da qualche intervento mi è sembrato di sentire qualcuno che si volta
a guardare un po’ troppo indietro. C’è chi dice che l’attuale situazione è
colpa del governo precedente, che ha sperperato le risorse del Paese. Ma deve
essere chiaro che stiamo pagando il costo di un sistema economico che non
possiamo più mantenere e un modello pubblico che si è rivelato inadeguato. Mi
chiedo altrimenti come si possano trovare soluzioni condivise. Non è oggi che
non ci possiamo permettere di sperperare denaro pubblico né ieri, né oggi, né
in futuro. Se non lo avessimo sprecato, le riserve del Paese ci avrebbero consentito
di superare la crisi con un filo di gas, perché tante sono le risorse che
avremmo avuto a disposizione. Sono d’accordo sulla revisione della spesa, che
la facciano persone competenti, ma mi piacerebbe che il controllo fosse
costante, non solo una tantum. Ritengo che dobbiamo guardare avanti con dati
precisi, che non abbiamo, per prendere in tempo reale le decisioni. La riforma
fiscale dovremo farla presto per una questione di dati. Oggi guardando la
nostra dichiarazione dei redditi è impossibile dire chi è ricco e chi no,
rischiamo di dare aiuti a chi non ne ha bisogno”.

Vladimiro Selva,
Psd
: “Questa è un’alleanza anomala, ma siamo convinti che
in questo momento occorre mettere da parte le caratterizzazioni. La nostra
comunità ha visto andare in crisi una serie di valori, è prevalso l’egoismo
alimentato da una ricchezza effimera. Si è insinuata la cultura delle soluzioni
e dei soldi facili. Il territorio è una fotografia di come sono state
utilizzate le risorse pubbliche, è stato deturpato in nome del business. E
chiunque ha avuto soldi facili ha una parte di responsabilità.

Oggi la classe politica deve riscoprire una nuova confidenza con le
soluzioni complesse, trovare un nuovo equilibrio tra gli interessi legittimi
presenti nel Paese.. ci vuole un punto di equilibrio spostato in avanti. Sulla
direzione non ci sono dubbi, i nuovi capisaldi sono la trasparenza,
l’intelligenza, la formazione, la cultura e l’impegno, per produrre una
ricchezza virtuosa. Servono un quadro attrattivo per nuove economie sane, certezza
del diritto, controlli efficienti, fiscalità semplice, leggera e graduale,
infrastrutture adeguate. Dobbiamo coinvolgere i dipendenti nella ricerca degli
sprechi nella Pa, magari trattenendo una quota delle loro indennità per
restituirla se la spending review è riuscita. Dobbiamo puntare sull’efficienza
energetica, bruciamo ogni anno 43 milioni di euro, sulla Smac, caricando alcuni
rimborsi e incentivi. Ci sono tanti interventi da fare, non c’è una panacea”.

Gian Carlo
Capicchioni, Psd
: “I numeri sono da estrema
emergenza, la consistenza della cassa si è ridotta del 25%, le entrate si sono
dimezzate e il bilancio è in profondo rosso. E’ inutile ricercare ora le
responsabilità: Felici non ha la delega alla Magia, ma dobbiamo provarci e
questo bilancio è un punto di partenza per la ripresa. Non è più il tempo di
balletti, ma delle idee e dei progetti. La politica deve ascoltare e decidere.
La barca sta affondando e ora dobbiamo riparare la falla.

In questa legge non era possibile inserire interventi strutturali,
rimandati ai prossimi mesi, come la riforma fiscale, il passaggio all’Iva, la
burocrazia, le norme per attirare investitori, la riforma del bilancio e della
contabilità. Dobbiamo rivedere gli stipendi nella Pa, le esternalizzazioni e
serve una revisione anche nel sistema bancario. Dobbiamo inoltre contrastare la
malavita e la corruzione e agire per uscire dalla black list”.

Luca Santolini,
C10
: “Ci troviamo a commentare il tentativo da parte del
governo di fermare un treno lanciato a tutto vapore verso un baratro con degli
ostacoli di cartone. Una linea politica tenuta già dallo scorso esecutivo. Ma
se c’è veramente la consapevolezza di una crisi strutturale di sistema, mi
chiedo come mai non ci sia anche la volontà politica di proporre delle soluzioni
strutturali. Il motivo è la mancanza di tempo, si risponde. La coalizione Bene
Comune si è presentata alle elezioni senza un progetto per il paese ben
definito, cosa che oggi costringe il governo ad affidare la stesura di un
progetto politico a un tavolo di lavoro con categorie economiche e forze
sociali. A quel tavolo, si sarebbe dovuti arrivare già con un progetto politico
perchè la politica deve indicare la direzione che i tecnici possono e devono
integrare. La nostra Repubblica sta passando un momento difficilissimo. Vorrei
essere costruttivo parlando più nello specifico della filosofia che sta dietro
a qualcuna delle proposte di emendamento che Civico10 presenterà al Consiglio.
Serve una efficace “spending review” affidata ai dirigenti, non a privati che
non conoscono abbastanza le dinamiche interne ad ogni settore e rischierebbero
di effettuare scriteriati tagli orizzontali. Fra le proposte c’è l’istituzione
di un contributo di solidarietà da parte degli unici cittadini con reddito
certo e mediamente più alto, i dipendenti del settore pubblico allargato, fatti
salvi i redditi più bassi, con una piccola incidenza sui singoli redditi. Lo
Stato però deve far si che tutti paghino quanto dovuto per legge. Per questo
fra le nostre proposte c’è anche l’istituzione di una forma di redditometro non
con intenti punitivi. Il redditometro sarebbe utile al fine dell’erogazione
delle prestazioni di welfare, ma anche ai fini degli accertamenti
fiscali”.

Valeria
Ciavatta, Ap
: “In questa seduta, più che in altre circostanze,
finalmente si esamina il problema di spesa corrente sotto tutte le angolazioni.
Si parla di Pa trattando non solo del tema di personale e stipendi, ma anche di
appalti, affitti, convenzioni, tutte le voci della spesa corrente. Ho notato
che c’è un atteggiamento abbastanza disponibile al dialogo. Ma bisogna fare
delle precisazioni. Si dice che le dirigenze con la riforma della Pa sono
aumentate in numero. Non è vero nulla. Sono invece diminuiti i dipartimenti e i
coordinatori, con un risparmio di 200 mila euro all’anno e sono state soppresse
dirigenze, per 410 mila euro all’anno di tagli. Con gli accorpamenti già
previsti, si risparmierebbero inoltre 170 mila euro immediatamente. Questo
risparmio è stato rafforzato dal recente rinnovo del pubblico impiego che ha
introdotto novità interessanti. Su ogni cosa si potrebbe fare meglio. Per Ap,
avevamo proposto un maggior numero di accorpamenti di uffici che non avrebbe
comportato solo una diminuzione della spesa per eliminazione della dirigenza,
ma organizzato il lavoro con più persone e reso il servizio più efficiente. La
nuova consapevolezza delle difficoltà economiche del bilancio dello Stato del
Paese potrebbe ora accentuare le spinte verso il risparmio strutturale già
previste. Con un decreto delegato é possibile fare altri accorpamenti e ridurre
le unità organizzative. La stessa attenzione per la riduzione delle unità
organizzative non c’è stato per l’atto organizzativo del’Iss. Ap non era
d’accordo perché di fatto ha aumentato dirigenze, dipendenti e voci
retributive. Quindi, oggi, dal momento in cui il numero di dirigenze e uffici è
diminuito, se si vuole fare di più con emendamenti e decreti, ci sarà
l’appoggio dei consiglieri di Alleanza popolare. E ancora: su certe norme, in
termini di struttura e procedure nel pubblico bisognerebbe intervenire.
L’analisi dei processi e la revisioni delle procedure nella Pa era stato
predisposto dal segretario delle Finanze del 2008. Il suo lavoro è stato
buttato via nella precedente legislatura. Credo che quel lavoro si debba
recuperare. E’ il miglior modo di fare spending review”. 

Elena Tonnini, Rete: “Spalmare la
patrimoniale nei due anni significa sempre e comunque spalmarla sui
contribuenti, non su chi ha sfruttato le opportunità esistenti nel nostro Paese
e la mancanza di reale accertamento dei redditi per nascondere le proprie
ricchezze. L’atteggiamento che ho ascoltato in quest’Aula dai consiglieri di
maggioranza, che delega le responsabilità della crisi ad altri, mi lascia
perplessa per il dubbio che possano essere poi escogitati escamotage che
favoriscano una speculazione priva di scrupoli. A riguardo, cito l’intervento
di un tecnico della finanza, richiesto dall’Abs, che ha redatto il libro
bianco. Il suo studio non poteva che portare alla conclusione che serva la
finanza come motore dell’economia sammarinese. Ma non dimentichiamo che la
finanza si è sviluppata soprattutto per il segreto bancario, caposaldo
sviluppato a scapito del suo ruolo di servizio. Secondo punto di riflessione
sono i problemi delle piccole e medie imprese che pagano la mancanza sviluppo.
Sono imprese sane che cercano di resistere con le unghie e i denti a una crisi
che è anche endemica. Il nostro movimento sottolinea l’urgenza di un nuovo
indirizzo per le imprese, di investimenti lungimiranti. Una proposta è
l’incentivo per le imprese che fanno differenziazione e riuso dei rifiuti, per
ridurre così il costo dello smaltimento. Poi le energie alternative, gli
stanziamenti sono ridicoli nel bilancio. Quindi servono proposte di progetti di
investimenti a misura del nostro Paese. Tra i progetti in corso d’opera c’è
quello che interessa il centro storico del polo museale di Tadao Ando. Anche
qui c’è un forte scollamento con la nostra realtà per gli investimenti di
questa portata. Continua a sentirsi la mancanza di contatto tra la politica e
chi vive nel centro storico”.

Franco Santi,
C10
: “Felici ci ha fornito dati un po’ scarni ma
significativi. E ora concordiamo tutti sul grave problema di liquidità e
sull’emergenza. Le disposizioni del governo tendono a rimediare nel breve
periodo con provvedimenti straordinari. Ma siamo scettici sulla volontà del
governo di mettere in campo le soluzioni necessarie. Il governo rimanda le
riforme al tavolo di confronto, ma quali saranno gli strumenti per il rilancio?
E quelli per una Pa efficiente? Si chiede tempo ma è un fattore determinante.
L’obiettivo finale deve essere il lavoro e se il telaio è pronto, in gran parte
imposto, stiamo aspettando il tipo di motore. Noi lo vorremmo a cuore verde,
affidabile e duraturo. C10 è per scelte giuste ed eque, anche impopolari, per
rompere i meccanismi di gestione del potere. La politica deve dimostrare di
essere capace di fare scelte e di dare risposte.

La spending review è uno strumento strategico per mettere in sicurezza
il bilancio, ma prima serve un’analisi dei processi che determinano i carichi
di lavoro degli uffici. Sono poi perplesso sul posticipo nel trasferimento dei
fondi previdenziali”.

Mario Lazzaro
Venturini, Ap
: “Ho sentito molti processi alle intenzioni perché
manca la parte programmatica. Alcuni interventi dell’opposizione hanno
riconosciuto a Felici l’attenuante del poco tempo, altri hanno sottolineato
l’incapacità del nuovo governo. Sarebbe più saggio attendere i fatti concreti
prima di giudicare. Anche sul richiamo alla responsabilità è poco opportuno che
sia accompagnato da giudizi sul passato. Ho ascoltato anche una serie di
inesattezze: che dopo la riforma i dirigenti della Pa sono aumentati è un falso
clamoroso, e che i conti dello Stato sono stati occultati. Certo, la
maggioranza non ha mai detto che eravamo alla canna del gas, ma non c’erano le
condizioni, mentre l’opposizione avrebbe issato bandiera bianca fin dal
novembre 2008.

Le posizioni sono diverse, nessuno ha la verità, c’è chi è a favore del
debito estero e chi no, ma nessuno va demonizzato. Però il monopolio
dell’onestà intellettuale non è di parte dell’opposizione e il pianto greco
sulla differenza tra stipendi pubblici e privati non va fatto da chi lavora in
settori che elargiscono grassi compensi mai toccati. Ci si veste di stracci
quando sotto i vestiti sono griffati.

Non nascondo alcune perplessità su certi articoli: sulla trasformazione
dell’Azienda numismatica in ufficio dal 2014, sul finanziamento alla Camera di
commercio e sulla soluzione per i frontalieri. Sono poi necessarie alcune
indicazioni sulla spending review. Alcuni interventi li avrebbe potuti fare il
Patto”.                  

San
Marino, 18 Dicembre 2012/03

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