Consiglio Grande e generale (19-23 gennaio) di mercoledi’ 21 gennaio, prima parte. Agenzia Dire

Consiglio Grande e generale (19-23 gennaio) di mercoledi’ 21 gennaio, prima parte. Agenzia Dire

COMUNICATO STAMPA

CONSIGLIO
GRANDE E GENERALE 19-23 GENNAIO 2015 

                                 MERCOLEDI’ 21 GENNAIO- prima parte

In Consiglio Grande e Generale si conclude il dibattito
al comma 6, “Riferimento del governo sul mandato per l’accordo di associazione
con l’Unione europea e successivo dibattito”. Nel corso delle repliche, Marco
Gatti, segretario del Pdcs, avanza la proposta, accolta, di aprire un confronto
con tutte le forze presenti in Aula per elaborare un Ordine del giorno il più
possibile condiviso, che sia messo al voto prima della conclusione della
sessione consiliare. Chiuso il comma 6, si passa a quello successivo, dedicato
al dibattito sulla Mozione
 di C10 e Sinistra unita  “per promuovere in tempi brevi un dibattito
consiliare sul tema della tutela delle istituzioni pubbliche di fronte a
vicende giudiziarie che coinvolgono loro rappresentanti”.

Di seguito una sintesi
degli interventi della prima parte della seduta odierna.

Comma 6. Riferimento del
governo sul mandato per l’accordo di associazione con l’Unione europea e
successivo dibattito.
Andrea Belluzzi, Psd: “E’
periodo storico di importanza unica, uno dei passaggi rari nella vita di un
Paese. Da anni è iniziato un percorso internazionale che ha avuto numerosi
riconoscimenti, tra cui quello di portare San Marino ad essere uno dei Paesi
virtuosi che tra i primi adotteranno lo scambio automatico di informazione. Ho
apprezzato della relazione del segretario la parte in cui ha affermato che
occorre un percorso di condivisione, in questa sede politica e nel Paese.
Avrebbe un ruolo molto importante in questo senso la nostra San Marino Rtv che
dovrebbe avere funzione educativa e di coinvolgimento. Il confronto deve
portare il Paese unito al tavolo.
Il team del negoziatori è un altro aspetto importantissimo, occorre potenziare
le risorse umane, sia con la legge di riforma della carriera diplomatica, sia
prevedere un inserimento nel team di una presenza politica.  Apprezzo l’idea di un coinvolgimento nella
formazione dell’università per creare una cultura di diritto comunitario che ci
serverà come il pane in futuro.  I
funzionari dirigenti che non terranno il passo dovranno fare i conti con il
fallimento della loro missione ed essere conseguenti.  I temi sul tavolo: Iva, d’accordo di portarlo
sul tavolo comunitario piuttosto che bilaterale. Ci saranno situazioni da
gestire recependo le 4 libertà fondamentali, ma già oggi come Paese abbiamo
valori nella circolazione lavoratori non secondi ad altri Paesi comunitari.
Tutelare i nostri piccoli numeri con argomentazioni non sarà difficile. La
parola opportunità è al centro di questo percorso. Vi sono nell’ambito
dell’integrazione opportunità e traiettorie e la politica dovrà indirizzarvi il
futuro. Inizia oggi un viaggio cui questo Consiglio deve partecipare restando
aggiornato e ricordando che questa attività è frutto della politica, quella
buona e alta, non deve divenire schiava del tecnicismo, i tecnici rispettano i
confini, i politici creano i ponti per valicarli”.
Luigi Mazza, Pdcs: “Il dibattito in corso sul mandato ad avviare una
trattativa per l’accordo di associazione con l’Europa è un momento sicuramente
di grande importanza per l’Aula. Pochi anni fa il problema era come fare per
reinserire San Marino in ambito internazionale, data la procedura rafforzata.
Ci rendiamo conto quanta strada è stata fatta in questi anni, il percorso è
iniziato nella precedente legislatura e proseguito in questa. Per riacquisire
credibilità nel contesto internazionale ci vuole tempo e comportamenti,
capacità di discutere a testa alta sapendo che siamo di fronte a un Paese che
rispetta le regole e sa essere all’altezza del ruolo della trattativa. Vedo
tutto questo nel mandato ricevuto che conferma il ruolo di San Marino nel
contesto internazionale e quanto ha fatto per ottenerlo. E’ l’inizio di un
percorso che non finisce, inizia un nuovo rapporto non ‘a tempo’, i confronti
saranno continui, quindi serve capacità negoziale per un momento di confronto
permanente con l’Europa. Poniamo in atto il necessario per adeguare le
strutture amministrative, con il potenziamento della segreteria Affari esteri,
non per una trattativa ma per nuovo inserimento internazionale, poi
dell’ufficio tributario.
In Aula inizia un confronto, il contesto dei rapporti internazionali e dei
rapporti con l’Europa va oltre al rapporto tra maggioranza e opposizione. Serve
capacità di comprendere il proprio ruolo istituzionale, se no è difficile
essere ad un tavolo negoziale. I consiglieri Foschi e Margiotta ieri hanno
detto che abbiamo perso l’occasione di entrare in Europa dalla porta
principale. C’è differenza nel modo in cui si vuole affrontare le sfida.
Rispetto il sogno di chi da decenni sostiene che potevamo entrare in Europa, ma
bisogna governare la realtà e le possibilità. Anche oggi non ci sono le
condizioni perché San Marino entri nell’Ue, la stessa ce lo dice. Stiamo sulla
realtà. Al referendum ho sostenuto l’idea che non c’erano le condizioni per
dire ‘si o no’ ad entrare in Europa e ho lasciato scheda bianca. Il ‘no’ poteva
voler dire che non vogliamo l’integrazione europea e non  così. Quando l’Europa deciderà che tutti gli
Stati dovranno entrare in un contesto di ‘Stati uniti d’Europa’ avrà raggiunto
il grado di maturazione istituzionale che consentirà a grandi e piccoli Paesi
di stare insieme. Per gli Usa ci sono voluti 100 anni e una guerra civile per
ottenere l’attuale equilibrio istituzionale. Quando sarà obbligatorio dovremo
essere pronti ad affrontare la domanda ‘Europa si o no?’. Oggi siamo ad un
percorso di avvicinamento. Non vogliamo essere chiusi in noi stessi e il
percorso è obbligatorio. Non è una porta secondaria.
Non è stato facile in maggioranza, tra forze diverse che non vedevano allo
stesso modo l’ingresso in Europa, trovare un comune accordo, concretizzato poi
nell’Odg che proponeva una strada alternativa all’adesione, ma volta a una
maggiore integrazione. Non dico ‘no’ all’Europa, ma lo valuteremo quando ci
sarà  una concreta possibilità, oggi
lavoriamo sull’accordo di associazione.
Se c’è stato un dubbio su questo, è stato in relazione a trattarlo da soli o
insieme ad Andorra e Montecarlo, perché San Marino è un’altra cosa.  Questo Stato, a guida Dc, firmava accordi con
altri Stati quando Montecarlo stringeva l’accordo con la Francia che limitava
la sua sovranità. Poi ci sono luci e ombre, errori ma anche molti risultati e
questo vale per Dc, Psd e tutti coloro che hanno fatto la storia del Paese,
buttarla come Santolini e C10 è sintomo di poco rispetto”. 
Franco Santi, C10: “C’è differenza tra fare scelte politiche per dare
possibilità al Paese di stare a galla, oppure fare scelte politiche interne
convinte con una prospettiva di integrazione con il resto del mondo. E da
questo punto di vista la Dc non ha mai brillato per lungimiranza. Sono
preoccupato della difficoltà che questo percorso pone a tutti noi. La politica
deve dimostrare il meglio di sé. Ma non lo deve fare solo la politica, bensì
tutto il paese. Il Governo dovrebbe presentare un piano lungimirante sulla
formazione. Nel fabbisogno del personale deve manifestarsi la volontà concreta
di programmare questo percorso ovvero la volontà di formare un gruppo dirigente
capace. Sulla pubblica amministrazione ci sarà molto da lavorare. Dobbiamo
remare tutti nella stessa direzione”.
Gian Matteo Zeppa, Rete: “Sono fiero di essere completamente differente
da Mazza. Il pericolo sostanziale e reale non è voler cambiare, ma promettere.
Ho sentito molte promesse del tipo ‘entriamo in Europa e così facendo i
sammarinesi si arricchiranno’. Non è vero. Non possiamo entrare nell’Ue senza
aver adeguato il nostro sistema paese alla comunità internazionale. Servono
cambiamenti che richiedono tempo. Come detto anche in altri commi precedenti.
La struttura bancaria è a posto? La piazza finanziaria è pronta a confrontarsi
con istituti bancari europei? Ripeto: non è questione di essere o meno
favorevole all’Europa. C’è un decreto che verrà discusso, nella prossima
seduta, relativo all’etichettatura alimentare europea che saremo costretti a
ratificare così com’è. Sviliremo così facendo i nostri prodotti che invece potrebbero
essere salvaguardati. E il sammarinese deve essere cosciente di questo aspetto.
Di questa corsa all’aprirsi. Se entriamo in un meccanismo più grande dovremo
cambiare la nostra mentalità chiusa”.
Claudio Felici, Psd: “Questo tema ha un livello di priorità e di
sostanza di prima grandezza. E non può essere utilizzato come occasione per
dimostrare che chi guida il paese è un incapace e un inetto. Il consigliere
Zeppa dovrebbe riconoscere che questo Governo, anche negli ultimi mesi, ha
ottenuto risultati che sono sul campo. E che fino a un momento prima erano
segnalate come mancanze. Un esempio: San Marino è stato inserito nella white
list. Dissento con Mazza su una serie di questioni: il Psd ha investito molto
nella marcia di avvicinamento all’Europa nella convinzione che solo una forte
azione a livello istituzionale, investendo sulle regole date dall’Ue, potesse
far aprire quel dossier tra Ue e piccoli Stati che non era mai stato aperto
prima. Gli europeisti dell’ultima ora mi sembra che stiano facendo
estrapolazioni fantasiose. La ragione vera è che due partiti come il Psd e la
Dc, che avevano posizioni politiche distanti e distinte nel processo di
integrazione all’Ue, sono riuscite a raggiungere una sintesi positiva. La
sovranità si valorizza se si è capaci di offrire al paese le opportunità più
ampie e vaste che l’integrazione continentale offre a San Marino. O ci
chiudiamo sognando i privilegi di una volta che non esistono più o ci apriamo
alle opportunità puntando sulle peculiarità della nostra Repubblica. Guardare
avanti significa trovare il modo di fare capire a questo paese che
l’integrazione è un momento di crescita e di vantaggio anche economico che noi
abbiamo a portata di mano”.
Luca Beccari, Pdcs: “In passato abbiamo affrontato a più riprese il tema
del rapporto con l’Ue, fino al Referendum sull’opportunità di inviare una
richiesta formale di adesione. Oggi non c’è più il problema di confrontarci su
entrare o non entrare in Europa, il problema è di dire se di fronte a quel
percorso che ha individuato l’Europa, prendendo in considerazione tutte le
opzioni possibili, attraverso la maturazione di una proposta che porta
all’accordo di associazione, dobbiamo dare un impulso politico, per lanciare
San Marino verso un futuro completamente diverso. E questo è l’elemento che
dovrebbe unirci come forze politiche, poi ognuno ha i suoi desiderata, c’è chi
voleva integrazione,  chi era più
prudente, ma ritengo che la proposta associazione coniughi tutte le esigenze. I
più europeisti vedono affermarsi un percorso che non esclude evoluzioni future.
Il percorso di integrazione coniuga esigenze e aspetti che calzano meglio al
nostro Paese che un percorso di adesione totale.
Non è il problema fare serate pubbliche per informare i cittadini, ma piuttosto
si devono incentivare i contributi del mondo delle imprese e del lavoro e anche
dei cittadini per trovare spunti che mettano a fuoco le giuste strade rispetto
alle scelte. Non dobbiamo basare la nostra strategia sui paletti e deroghe da
tenere, dobbiamo sottolineare nella trattativa le nostre peculiarità mettendole
in graduatoria, dovremo essere capaci di mettere in scala ciò che conta, senza
diffondere falsi miti e paure. Come Consiglio dovremo valutare sul piano
organizzativo la pianificazione delle attività, ci saranno infatti progetti di
legge da varare, decisioni e risposte da dare in modo celere”.
Augusto Michelotti, Su: “Sono un europeista convinto e credo che San
Marino non possa perdere questo treno, ne abbiamo già persi tanti, dobbiamo
andare avanti. Dobbiamo mantenere il nostro Dna e le nostre peculiarità, non è
interesse di nessuno portarceli via. Potremo dimostrare di essere cittadini
liberi in un panorama molto più vasto dell’Italia. Tornando al nostro
provincialismo, mi auguro che il rapporto con l’Europa faccia finire ua
gestione del paese clientelare e follemente provinciale”.
Nicola Renzi, Ap: “Anche io sono tra coloro che hanno detto che il
momento che ci accingiamo a vivere sarà epocale e di grandi trasformazione del
Paese, dovuto al confronto con entità tanto più grandi di noi. Il primo compito
è quello di far rendere conto alla cittadinanza l’importanza di questo
passaggio epocale. Non si facciano giochi su posizioni preconcette relative
magari alla bassa politica di chi vuole solo puntare il dito e di chi vuole
presentare, in un momento così importante, un Paese frantumato. Si devono
giocare tutte le carte per presentare il Paese unito. Meno mi sono piaciuti gli
interventi di chi è volto al passato ed ha cercato di dipingere un quadro
caricaturale di quello che il Paese ha fatto in termini di rapporto con l’Ue.
Ho sentito che avremmo potuto giocare partita da protagonisti senza la zavorra
– ovvero la presenza di altri micro-Stati. Si è in malafede o non si conosce
minimamente cosa è stato fatto nel Paese. E ne sono state fatte tante. Ricordo
nella passata legislatura il lavoro alacre di politica, amministrazione e
cittadini privati sammarinesi che hanno messo a disposizione il proprio tempo
per fare il quadro della questione e valutare opzioni più o meno praticabili
nei contatti con l’Ue. E’ fondamentale che la trattativa sia svolta da un
gruppo di negoziatori in cui ci siano professionalità non esclusivamente
sammarinesi, né italiane. Ritengo utile avvalersi di esperienze di chi, venendo
da Paesi che prima di noi hanno affrontato questa strada, hanno saputo cosa
vuol dire sedersi a un tavolo di negoziato. Non sarà facile affrontarlo, chi
parte dalla richiesta di clausole e deroghe sbaglia. Le peculiarità vanno
salvaguardate, ma servono assunzioni di responsabilità. Di fronte alla
trattativa ci può essere la visione di chi pensa che anche solo una clausola
possa rappresentare un motivo di soddisfazione dell’accordo. E’ una visione
superficiale, potremo godere pienamente di vantaggi solo combinando insieme
parametri diversi, ovvero l’accesso alle 4 libertà con clausole di salvaguardia
per la nostra micro-statualità”.
Nicola Selva, Upr: “Il tema dell’Ue è uno dei temi più importanti per la
politica futura del nostro paese. Il rapporto con l’Unione non parte da un
punto zero: c’è ad esempio il tema degli accordi doganali. Ora però dobbiamo
avere la forza di cambiare. E’ maturata la consapevolezza anche dei più
conservatori: serve un avvicinamento ai principi dell’Unione Europea perché con
l’Europa occorre fare i conti. Mantenere il modello più o meno opaco non è più
possibile. Serve un’apertura verso l’esterno e un serio confronto con l’Ue.
L’isolamento, a differenza del passato, diventerà uno dei maggiori fattori di
non competitività. Io non ho ben capito qual è la linea politica che si vuole
intraprendere, se non quella di fare ulteriori riflessioni insieme ad altri
piccoli Stati per sviluppare negli accordi nello specifico. Gli accordi con
altri piccoli Stati mi stanno bene, ma forse questi hanno altri interessi e
altre situazioni geografiche e geopolitiche. Come ha già detto ieri su questo
tema Podeschi, noi dobbiamo negoziare gli aspetti che vanno a valorizzare
alcuni nostri settori. Sull’Iva dobbiamo capire cosa vogliamo fare. Su energia
e carburante andrebbero rinegoziati certi aspetti con l’Italia anche attraverso
l’Europa. Europa non è un’opportunità a prescindere ma lo sarà se saremo capaci
di fare accordi per la salvaguardia di San Marino e delle nostre peculiarità.
Altrimenti l’opportunità europea distruggerà la nostra sovranità”.
Paride Andreoli, Ps: “Selva ha toccato il punto centrale. Quello
relativo alla trattativa con Ue. Un aspetto fondamentale e di interesse
nazionale. Serve una fattiva collaborazione e un’ampia unità di intenti oltre a
un’ampia veduta di intenti visto che l’accordo di unione doganale per San
Marino ha un’importanza vitale. Unitamente a Monaco e Andorra, San Marino ha
condotto la fase preparatoria. Ma Monaco e Andorra sono molto più avanti nella
trattativa mentre noi dopo la delibera di aprile 2014 ci siamo adombrati.
Stiamo oggi dialogando con questi due paesi oppure abbiamo perso i contatti?
Resta il fatto che in questa trattativa San Marino dovrà inserire aspetti e
opportunità differenti rispetto a quelli proposti da quei paesi. Noi non siamo
europeisti convinti ma il problema centrale è sapere se San Marino può
convivere in una realtà grande come quella dell’Europa”.

Stefano Macina, Psd: “Non voglio ripercorrere gli elementi ripercorsi dai
colleghi. Voglio solo affrontare in senso generale quella che è una partita che
come paese stiamo giocando e che dovremmo affrontare rispetto a questo
importante elemento. Il negoziato con Ue e anche il risultato raggiunto
(ingresso nella white list) dovrebbe essere visto in maniera diversa rispetto
al passato. Qui si apre uno scenario nuovo che va affrontato nella prospettiva
e non solo guardando gli elementi di negatività del passato o le paure che
possono esserci rispetto a concludere i negoziati. Troppo spesso in passato ci
siamo fermati a guardare le problematicità e poi ci siamo ritrovati nella
procedura rafforzata: perché non abbiamo avuto il coraggio di affrontare le
situazioni evidenziate. Il percorso che abbiamo davanti non è facile ma è da
ritenere un’opportunità per fare un ulteriore passo rispetto al fatto di creare
presupposti diversi per poter investire sul territorio e rispetto a creare
sbocchi diversi per le nostre imprese. Ogni paese ha delegato pezzi della
propria sovranità rispetto a organismi più grandi e sovranazionali. Affrontiamo
questo passaggio attraverso un processo di confronto e discussione per
svecchiare tutta una serie di situazioni che ancora oggi frenano tutta una
serie di scelte economiche. Questo processo culturale è essenziale con ricadute
che devono essere portate avanti. Dal mio punto di vista credo che il Cgg debba
dare mandato molto preciso rispetto all’approccio da portare avanti. Occorre
affrontare questo negoziato attrezzandosi in maniera nuova”.

Marco Gatti, Pdcs: “Intervengo a conclusione di questo dibattito basato
su interventi costruttivi. Io non credo che fino ad oggi in politica estera San
Marino abbia perso treni. A mio avviso li ha colti tutti. Il problema vero
della Repubblica è che prendiamo i treni con il biglietto di prima classe ma
poi ci accontentiamo di stare in fondo perché abbiamo paura della sfida. Io
vorrei uscire da questa discussione con un passo in avanti. L’Europa ha dei
difetti ma non devono essere un freno bensì rappresentare una sfida. L’Europa
forse è l’esempio della burocrazia (ci impongono persino le dimissioni di un
seggiolino) e allora un piccolo Stato deve proporre un’ipotesi su cui
confrontarsi ed esporre il punto di vista che ha su certe tematiche. Nella
negoziazione dobbiamo tenere conto delle necessità che un micro Stato come San
Marino ha. Le opportunità più grosse che abbiamo perso sono state nei rapporti
interni. Nei momenti in cui ci siamo impiccati internamente ci siamo resi conto
che certe opportunità erano difficili da fare tornare. Siamo finiti in
procedura rafforzata perché gli impegni che avevamo assunto non li abbiamo
rispettati per problema di politica interna. Prima di mettere la firma su
quell’accordo tutto il paese dovrà essere consapevole di quello che facciamo.
Oggi sappiamo quali sono le difficoltà di San Marino. Il nostro Stato si doti
di un centro studi che studi le normative europee a cui dovremo andare
incontro. La problematica delle Dogane va affrontata per uno Stato che vuole
definirsi sovrano. Noi dovremo cercare di tirare fuori la capacità di fare emergere
le nostre peculiarità di piccolo Stato e di metterle in maniera motivata sul
tavolo. Sono convinto perché per San Marino questa è una grande opportunità”.

Repliche

Pasquale Valentini,
segretario di Stato per gli Affari esteri:
“Devo dire che non posso che ringraziare tutti i consiglieri
intervenuti perché credo abbiano portato tutti spunti positivi. Questo
confronto doveva servire ad aumentare o a rendere più chiara la percezione del
valore e del peso di questo passaggio. Per avere poi le condizioni e la forza
per affrontare una circostanza così significativa e con implicazioni così
rilevanti come quella data dall’avvio del negoziato per l’accordo di
associazione con Ue. San Marino non può avere una prospettiva se non nella
ricerca di un’adeguata integrazione nel contesto europeo. La salvaguardia della
nostra sovranità passa anche per una maggiore partecipazione di San Marino
all’interno delle dinamiche del contesto europeo. Abbiamo fino adesso dibattuto
come se il negoziato fosse già aperto ma non è così. Il negoziato non è ancora
aperto. Fino adesso abbiamo colto il frutto di diversi anni di lavoro. Ci sono
documenti del 2011 in cui commissione europea ha rilevato situazione interna e
relazioni esterne dei tre piccoli Stati nel quale ha individuato i punti di
forza e debolezza dei singoli Stati. Al termine di questo studio, durato 3
anni, la commissione ha detto che ricorrono i presupposti per definire un
accordo d’associazione. Noi abbiamo lavorato per far si che San Marino fosse
considerato uno Stato in grado di fare un determinato passo. E’ stato chiesto
se il tavolo deve essere politico o tecnico? E’ evidente che ci sono nel
negoziato degli aspetti politici indispensabili ma ci sono anche elementi
tecnici di grande approfondimento. Nel 2014 abbiamo incontrato l’allora
presidente Barroso che voleva percepire da noi una volontà precisa per capire
se andare o meno nella direzione dell’opportunità che ci veniva offerta. E’
chiaro che anche le varie fasi del negoziato avranno necessità di competenze tecniche,
da una parte, mentre, dall’altra, servirà una grande sensibilità dal punto di
vista politico. La differenziazione con gli altri due paesi c’è ma c’è anche
grande unità di intenti. Io non so chi è più avanti e chi è più indietro.
Andorra è avvantaggiata perché ha maggiore coesione di intenti e ha
semplificato gli obiettivi. Però ad esempio Andorra non ha accordi su doppie
imposizioni con la Spagna. Io sono colpito positivamente perché in questo
dibattito non ci siamo contrapposti. E non vorrei che questo fosse percepito
come una diminuzione del valore di questo confronto. Questo al contrario è uno
degli esempi per cui possiamo riappropriarci di un ruolo di guida rispetto a
temi essenziali del paese”.

Marco Gatti, Pdcs: “Chiedo di confrontarci su un testo di ordine del
giorno per giungere a una votazione più condivisa possibile prima del termine
della sessione consiliare”.

Luca Santolini, C10: “Colgo l’invito del segretario Valentini su come è
sviluppato il dibattito senza contrapposizioni frontali, eviterò quindi la
prima parte dell’intervento cui avevo pensato in risposta al consigliere Mazza
perché non vorrei alimentare polemica. Queste polemichine sono sterili. Invito
a cogliere gli aspetti costruttivi. 
Rispondo poi a Felici, mi ha citato a sproposito basandosi su
presupposti errati. Il passaggio da lui citato era un invito, non una critica
per il domani di non fermarsi all’Europa cogliendo l’internazionalizzazione
forzata di San Marino per espandere i suoi orizzonti”.

Simone Celli, Ps: “Desidero prendere atto della proposta avanzata dal
collega Marco Gatti, rispetto alla volontà della maggioranza di aprire un
confronto con tutte le realtà consiliari sull’elaborazione di un Odg conclusivo
del dibattito. Se ci fosse uno sforzo per una posizione condivisa dell’Aula,
daremo un’unità di intenti e di visioni su un tema che riguarda l’intera
comunità sammarinese”.


San Marino, 21 Gennaio 2015/01

 

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