CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 20 GIUGNO, pomeriggio

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 20 GIUGNO, pomeriggio

Prosegue in Aula il dibattito sui rapporti italo sammarinesi dopo la firma dell’accordo contro le doppie imposizioni.
Di seguito un riassunto degli interventi.
Nadia Ottaviani, A&l: “L’urgenza della firma era sentita da tutte le forze politiche e ora dobbiamo dare a questo evento la giusta considerazione. Si tratta di un risultato importante, frutto del lavoro di tutta la coalizione. Ma siamo solo alla prima fase e ora occorre lavorare più di prima perché non siamo fuori dai problemi. Comunque questo è il punto da cui rilanciare il Paese e per farlo servono progetti concreti.
Per un cambiamento reale occorre prima creare le regole, non dobbiamo sempre rincorrere gli eventi. La discrezionalità crea delle zone d’ombra. Il Pdcs ha avviato il confronto con il Psd per vedere se c’è una linea comune. E’ condivisibile, ma occorre coinvolgere tutte le forze politiche che hanno a cuore le sorti dello Stato”.
Alessandro Mancini, Psrs: “E’ passato molto tempo e questi anni sono stati devastanti per l’economia. Nonostante la firma, la black list, uno dei tre temi più importanti nel contenzioso con l’Italia, è ancora sul tavolo. E’ stata fatta pulizia di una parte dell’economia che non si voleva, ma anche quella reale e sana è in crisi. Dunque occorre guardare avanti e impegnarsi per affrontare: la black list, ho qualche dubbio che la ratifica da parte dell’Italia arrivi in tempi brevi, per cui serve un impegno forte e fare sistema; la residenza fiscale o esterovestizione, per dare la possibilità alle imprese di lavorare e di essere competitive; l’accordo tra Banca d’Italia e Banca centrale, già concordato e messo in successione alla firma. Lancio infine un appello a tutte le forze politiche responsabili per giocare la partita per il Paese e non per interessi propri”.
Marco Arzilli, segretario di Stato per l’Industria: “Oggi non siamo qui solo a parlare di rapporti con l’Italia. Desidero ringraziare la mia collega, il segretario di Stato per gli Affari esteri, Antonella Mularoni. Questa firma non è semplicemente un’azione naturale. Significa fiducia nei confronti del nostro Paese. Fiducia non è una parola da poco. Questa firma è un traguardo importante. La reputazione nei confronti del nostro vicino era assolutamente pessima. E’ un risultato importante per il nostro futuro. Questo Paese ha lavorato molto, ringrazio tutto il governo per la serietà che ha
dimostrato nell’affrontare l’attesa e la crisi. Il risultato non è solo politico, ma di sistema. Ringrazio quest’Aula, la maggioranza e anche l’opposizione, che ha condiviso l’idea quando era necessario essere uniti. Vorrei ringraziare chi ha lavorato per questo risultato. Mi riferisco anche al tribunale, a Banca centrale, alle nostre forze dell’ordine. Se ci sono state delle falle, questo non deve più succedere. Abbiamo pagato un prezzo troppo alto. Ringrazio anche le istituzioni italiane che hanno accompagnato questo nostro passaggio fondamentale. Le visite ufficiali della Guardia di Finanza durante questa legislatura hanno rappresentato un grande cambiamento.
L’accordo si pone in un momento molto difficile per la nostra Repubblica. La crisi non si legge solo nei giornali, ma si sente anche nelle famiglie sammarinesi. L’accordo non basta, ma crea il clima
giusto per guardare avanti. Il cambiamento tra imprese e professionisti italiani e sammarinesi è
enorme. La firma non serve solo a San Marino ma anche alla vicina Italia. Proprio oggi abbiamo la luce di fronte e siamo vicini alla fine del tunnel.
Purtroppo non ho gradito l’attacco personale di Ap E’ un modo poco simpatico di fare politica. La vera serietà è lavorare al di là delle polemiche  e delle ripicche. In contesti diversi si poteva pensare che fosse una cosa necessaria, ma non in questo. Gli attacchi personali non sono mai molto intelligenti”.
Gian Franco Terenzi, Pdcs: “La firma segna una svolta nei rapporti con l’Italia ed è il frutto di un lavoro collettivo, non solo di governo e maggioranza, ma di tutto il Paese. La nostra economia per oltre il 90% dipende dall’Italia, per cui la normalizzazione significa speranza nel futuro.
Abbiamo rinunciato ai nostri capisaldi, il segreto bancario, le società anonime, lo scambio di informazioni. Abbiamo creato l’Aif, il Clo e potenziato le forze di polizia e il tribunale; abbiamo sottoscritto molti accordi contro le doppie imposizioni. Con l’Italia sono tre le intese: quella contro le doppie imposizioni facilita chi viene a investire a San Marino; quella sulla collaborazione finanziaria integra i due sistemi; quella sulla cooperazione economica, la più importante, tocca tutti i punti sensibili del rapporto. E c’è anche maggiore integrazione con l’Europa. Ora serve una presa di coscienza collettiva per onorare gli impegni”.
Alberto Selva, Ap: “Uno dei primi aspetti della firma è che tutti smetteremo di chiedere se da Roma ci sono notizie. Questo è per sottolineare la grandissima importanza che ha la firma di questi accordi. La politica in questo momento consegna uno strumento al Paese, ma se non viene utilizzato al meglio rimane lettera morta. Chi sono questi altri che devono applicare la convenzione? Non certamente la politica, che è riuscita a ottenere la firma. Può accompagnare nella lettura e nell’interpretazione, ma sono gli altri a dover intervenire. Finalmente ci sono una serie di norme che ci dicono cosa si può fare e cosa non si può fare. Gli operatori economici, gli imprenditori, le banche, i liberi professionisti ora hanno la palla, sono loro che oggi devono giocare la partita.
I giovani devono smetterla di lamentarsi, piangersi addosso è uno sport molto praticato in questo Paese. Mettetevi di buona lena e conquistatevi gli spazi che vi sono più consoni. Voglio concludere
leggendo come segnale positivo la firma di questi accordi, è la fine di un incubo. Finalmente c’è un riconoscimento di quanto la Repubblica di San Marino ha fatto in questi anni sulla strada della trasparenza, della compliance internazionale. Questo deve essere l’inizio di una strada che deve essere di non ritorno. Siamo riusciti a tirare fuori delle buonissime energie. Guardiamo avanti con fiducia, certi che l’impegno non dovrà mancare”.
Paride Andreoli, Psrs: “Esprimo in primo luogo soddisfazione, ma senza partecipare alla corsa di chi ha meriti: l’accordo è importante al di là di quello che c’è scritto. San marino, però, deve dimostrare nei fatti che dà attuazione agli accordi e alle leggi che gli ultimi due governi hanno messo in campo. Condivido le parole del segretario di Stato Arzilli sulla fiducia al nostro Paese, ma è legata a ciò che San Marino mette in moto. Il vecchio sistema è superato, ma ha dato benessere, anche se ora ne paghiamo in parte le conseguenze. La firma allora è il punto di partenza, un passaggio fondamentale per l’uscita dalla black list e per attuare un piano di sviluppo.
Noi Socialriformisti forse non abbiamo meriti, ma siamo soddisfatti e non abbiamo mai remato contro”.
Nicola Selva, Upr: “L’Upr non si è precipitata sui meriti come altri partiti, né ha sminuito l’evento. La firma è il risultato del lavoro diplomatico del governo e ringrazio il segretario di Stato Mularoni. Comunque l’aspetto più importante è stato il lavoro consigliare, sulla trasparenza c’è sempre stata un’ampia maggioranza. Ora occorre mettere in campo ogni azione per uscire dalla black list, perché parlare di normalizzazione dei rapporti è prematuro. E’ giusto essere positivi, ma anche realisti, siamo nel terzo anno di recessione e molti vantaggi competitivi sono stati azzerati. Ora dobbiamo puntare sull’università, sul turismo, sul commercio, sulle energie rinnovabili e sull’innovazione tecnologica. Servono idee e capacità, ma le proposte del governo latitano”.
Francesco Mussoni, segretario di Stato per il Lavoro: “Stiamo ratificando tre accordi importanti che siglano un passaggio fondamentale. Il percorso è stato lungo e difficile, ha segnato la maggioranza dal punto di vista politico e anche il governo. Nel 2009 le condizioni economiche erano profondamente diverse: questo punto di partenza è imprescindibile, anche se l’effetto della firma ne risulta depotenziato dalle difficoltà che viviamo ora. Si passa a un’altra economia e la sfida è un lavoro costante per uscire dalla black list. Serve una riflessione sul modello economico, servono passi veloci. Davanti abbiamo anni complessi, il Paese va riorganizzato”.
Edda Ceccoli, Pdcs: “Si è arrivati alla firma dopo un periodo di prese in giro e umiliazioni. Chi non ricorda la casuale conversazione del consigliere Teodoro Lonfernini con l’ex ministro Giulio Tremonti? Nel frattempo San Marino ha intrapreso un percorso nuovo della trasparenza, un cammino silenzioso fatto a testa bassa e con umiltà, poi finalmente qualcuno se ne è accorto e ha dato fiducia a quelle persone che hanno compiuto quel percorso. Così sono arrivate le parole del presidente del consiglio Mario Monti, c’è voluta l’attestazione di stima di un grande uomo che apprezzasse la rettitudine della nostra gente. Ora abbiamo di fronte una dolce salita, ma con un punto fermo: il ristabilimento dei rapporti con l’Italia.
Invece di accogliere uniti questo momento, il Paese viene diviso dal tormentone della riforma fiscale. Ma che Paese siamo, non bastavano gli attacchi esterni? Devo esprimere il mio disappunto verso quelle organizzazioni sindacali che, piuttosto, avrebbero potuto prendere in mano gli accordi sottoscritti per spiegare ai lavoratori e ai giovani le nuove opportunità. Emerge dagli accordi una San Marino inquadrata nella trasparenza e negli standard internazionali”.
Marco Gatti, Pdcs: “La mancanza di un progetto economico è il leit motiv del Paese. Tutti ci riempiamo la bocca, ma nessuno entra nel merito. In realtà due possono essere i macroprogetti possibili: il paradiso fiscale e il Paese virtuoso. Mi sembra che il governo e la maggioranza abbiano scelto il secondo, portando avanti accordi e leggi in questa direzione. L’accordo con l’Italia è stato cercato già dagli anni ’90, nel 2002 non ci abbiamo creduto fino in fondo, poi le vicissitudini del mancato accordo del 2006, sino al 2009 dove è stato parafato un nuovo accordo di modifica del protocollo che recepiva l’aspetto del rilancio economico e il modello di scambio di informazioni, modello Ocse 2005. Credo quindi che una direzione il Paese se la sia data, così come l’esecutivo. Tutti gli accordi e gli interventi che il governo dà ai settori di commercio, turismo, sanità, ricerca e sviluppo, ad alcune attività industriali, all’artigianato, sono già un progetto compatibile con la nostra realtà territoriale.
Ho sentito dire che il Paese è nel baratro. Ma quando facciamo analisi di questo tipo siamo ciechi e non guardiamo al di là dei nostri confini. Gli unici Paesi che hanno livelli di crescita oggi sono quelli che possiedono materie prime, gli altri stanno tentando di tutto, governi tecnici inclusi, c’è affanno nell’affrontare crisi. Gli accordi fatti a livello internazionale sono stati condivisi da tutti, sullo sviluppo del turismo e del commercio siamo tutti d’accordo. Credo che il progetto di sviluppo non sia una chimera da inventare, ma si tratta di entrare nel merito e fare delle scelte di indirizzo e di organizzazione territoriale più chiare rispetto quanto fatto in passato. E’ evidente che è fondamentale avere degli accordi internazionali. San Marino è stato accusato in maniera esagerata di distorsioni che soltanto con una collaborazione fattiva, come sta avvenendo solo da qualche tempo a questa parte, si riescono a contrastare. Il modello macroeconomico è stato scelto, ora si tratta di reimpostare la politica: penso a un piano regolatore generale che va riorganizzato in modo specifico sugli sviluppi individuati del turismo e del commercio, per valorizzare le nostre bellezze naturali e architettoniche. Servono confronti programmatici su questo e su altri punti prioritari. La riforma tributaria è tra questi, perché l’attuale normativa non dà la possibilità di essere operativi con le linee di sviluppo individuate. Poi ci sono il discorso sul mercato del lavoro e la diminuzione del costo della spesa corrente”.
Marino Riccardi, Psd: “La giornata del 13 giugno scorso ha rappresentato per il nostro Paese un punto importante e significativo dei rapporti bilaterali. Sono anni che auspichiamo questa firma, i difficili rapporti ci sono ancora, ma in ogni caso è un punto di partenza. Il Psd ha dato un contributo importante in questi 4 anni su ogni provvedimento legislativo, non ultimo, l’impegno messo in atto nel presentare, nel 2010, una proposta di legge per lo scambio automatico di informazioni. Allora sembrava un’utopia parlare di questi argomenti, ma nel 2011 il Consiglio grande e generale ha preso coscienza e ha approvato quel testo con lievi modifiche. Ciò ha permesso di far riaprire la trattativa che ha portato il 13 giugno alla firma dell’accordo. E’ rimasta fuori la problematica dell’esterovestizione, e mi auguro che la segreteria di Stato competente abbia già instaurato una collaborazione per trovare la soluzione. Siamo un piccolo Paese, è impossibile che le nostre aziende non abbiano rapporti con quelle italiane. Oggi il calvario termina, ma con la firma si mette un punto di partenza”.
Federico Pedini Amati, Psrs: “Questo momento lo aspettavamo da inizio legislatura. Mi complimento con il segretario di Stato per gli Affari esteri, anche se la firma é arrivata in maniera tardiva. Il prossimo obiettivo deve essere quello di far uscire San Marino dalla famigerata black list che impedisce ad aziende sane di poter operare con l’Italia. La nostra Repubblica deve poter mantenere una fiscalità differente, ma questo non significa che si opera in maniera fraudolenta. Oggi ci troviamo in un contesto difficile, chi ha pagato di più il ritardo della firma e dell’uscita dalla black list sono le imprese e i cittadini che sono rimasti a casa senza lavoro. Oggi la maggioranza di turno non ha prodotto un progetto economico.
I nostri futuri rappresentanti siano persone oneste e serie e non come in passato, non stiano a guardare i loro interessi. La politica deve cambiare pelle, non è più accettabile un Paese rappresentato da persone con nei molto neri che potranno essere sviscerati solo dalla magistratura. Non è una caccia alle streghe, si cerchino persone oneste e assolutamente trasparenti. Solo così daremo la dimostrazione all’Italia che San Marino vuole veramente cambiare pagina”.
Stefano Macina, Psd: “Il dibattito e il risultato sono importanti, ma abbandoniamo il tono celebrativo: i traguardi non sono pienamente raggiunti. Nella fase post ratifica dobbiamo predisporre il Paese a una nuova configurazione del tessuto economico, la Pubblica amministrazione, le norme, il settore privato, le parti sociali. La politica ha un ruolo da mettere in campo. Il Fmi dice che è fondamentale che il governo e il settore privato esplorino strade per uno sviluppo sostenibile, individuino nicchie di mercato e vantaggi competitivi. Su questo dobbiamo misurarci. Occorre pensare alla nuova veste del Paese.
Dobbiamo continuare nella collaborazione con l’Aif e il Clo, arrivare al memorandum tra le banche centrali, non solo dell’Italia, intervenire sulla spesa pubblica. Fondamentale è l’uscita dalla black list, anche per andare oltre i rapporti con l’Italia. Tutto ciò dipende dalle valutazioni degli organismi internazionali ma anche da un confronto approfondito nel Paese”.
Gabriele Gatti, Pdcs: “La prima volta che si è parlato di accordo con l’Italia sulle doppie imposizioni è stato nel 1987, quando emerse un problema serio legato all’interscambio commerciale. Allora un’intesa di questo tipo per San Marino era inaccettabile, parlare di scambio di informazioni era impossibile e anche l’Italia non fece comunque pressioni particolari. Molte situazioni successivamente ci sono fuggite di mano. Nel ’96 l’assedio della Guardia di finanza, legato al caso Long drink, è stato un momento molto difficile, dall’Italia era stato deliberato un assedio che poteva durare sei mesi. Siamo riusciti a ridurre l’impatto di quella situazione attraverso una serie di relazioni che hanno portato alla stipula di determinati accordi per evitare distorsioni inaccettabili. Nel 2000 ci fu un altro momento importante cui eravamo impreparati, non facevamo parte dell’Ocse. Grazie ad alcune relazioni con l’Italia abbiamo saputo all’ultimo che si stavano redigendo le liste dei Paesi inaffidabili. Siamo volati a Parigi per firmare gli accordi con l’Ocse che hanno evitato a San Marino la black list. In queste intese c’era una serie di impegni da portare avanti nei 5 anni successivi, uno era proprio l’accordo contro le doppie imposizioni. Con il passare degli anni ci si trovava con l’accordo non in vigore e nel 2006 si arrivò alla mancata firma con l’allora ministro italiano degli Esteri Gianfranco Fini. Alla luce di quello che è successo poi rimpiangiamo di non averlo fatto.
Arriviamo alla nascita dell’attuale governo. Ho avuto modo di lavorare per l’uscita di San Marino dalle procedure rafforzate, il Paese è riuscito in un intento non facile. Siamo usciti con la firma dell’accordo di cooperazione, poi di quello finanziario e della sigla tecnica dell’accordo contro le doppie imposizioni. Siamo quasi giunti alla stipula dell’accordo tra Bankitalia e Banca centrale. Poi c’è stato il black out. Tremonti aveva autorizzato le firme e la parafatura, ma cosa è successo? Sarebbe utile conoscere le ragioni di questo stallo. Sicuramente c’era un problema legato allo scudo fiscale, non si volevano dare vantaggi a San Marino, perché l’accordo contro le doppie imposizioni avrebbe normalizzato i rapporti. Sicuramente la vicenda Cassa di Rispamio-Delta non ha favorito la relazione tra i due Paesi, ed è un eufemismo. Sicuramente ci sono state peregrinazioni a Roma di qualche nostro personaggio, il presidente della commissione Finanze, accompagnato da figure coinvolte nell’inchiesta Criminal minds. Questo ha determinato che non hanno più creduto in San Marino, dove c’erano cioccolatai che si facevano la guerra tra loro. Tremonti ha visto la possibilità di fare della nostra Repubblica un protettorato, come Montecarlo per la Francia. Ci è caduto anche il segretario di Stato per gli Affari esteri. La buona fede non basta, bisogna essere capaci di fare le cose di fronte a queste situazioni. Abbiamo avuto così un black out di due anni e mezzo che ha gravemente danneggiato la nostra economia. Chi non dice che la situazione è drammatica ha bisogno di un oculista o di uno psichiatra.
La ratifica e l’uscita dalla black list arriverà solo dopo il Global forum. Dobbiamo lavorare perché l’accordo sia ratificato e per uscire dalla black list.  Dobbiamo lavorare per l’accordo con Bankitalia. Purtroppo, ho elementi per dire che questa non ha alcuna intenzione di raggiungerlo. Dobbiamo smetterla di raccontare bugie ai sammarinesi e lavorare senza pensare ai voti. Smettiamola di denigrarci reciprocamente, il Paese deve venire prima delle nostre persone”.
Andrea Zafferani, Ap: “Si sono susseguite diverse fasi nella trattativa con l’Italia. A un certo punto il governo ha alzato la voce, mentre l’opposizione chiedeva prudenza e di chiudere l’accordo. Poi, con il governo Monti, l’atteggiamento della maggioranza è cambiato, mentre l’opposizione voleva conoscere il contenuto degli accordi. Ora si chiede la luna. Si sono dimostrati più responsabili le parti sociali, a parte qualche frangia estrema del sindacato, e le parti economiche.
Questi accordi non sono il meglio per noi, ma sono comunque buoni. Sono la base per avere più imprese, ma serve un progetto economico solido. Gli articoli 4 e 5 di quello contro le doppie imposizioni trattano le questioni della residenza fiscale e della stabile organizzazione. E hanno un’enorme portata per facilitare l’insediamento di aziende sane che operano con l’Italia. Insomma il quadro è positivo e ci permette di ritagliarci delle nicchie di mercato importanti.
Al segretario di Stato per gli Affari esteri chiedo se ha ancora senso l’accordo Ecofin e se si può discutere una sua riscrittura o l’uscita, almeno per i risparmiatori italiani. Credo sia superato. Dobbiamo giungere in tempi brevi al memorandum tra Bcsm e banca d’Italia. A che punto siamo? Sull’accordo di collaborazione finanziaria come va il recepimento delle normative, da quella antiriciclaggio a quella sugli abusi di mercato? E sull’integrazione europea alla luce della nuova convenzione monetaria? Per quanto riguarda l’accordo sulla cooperazione economica occorre investire di più sull’aeroporto e sui collegamenti stradali, ma anche sull’università e sul parco scientifico tecnologico.
Da ultimo voglio congratularmi con chi ha portato avanti, tra mille difficoltà, la trattativa con l’Italia”.
Enzo Colombini, Su: “Siamo di fronte alla tappa intermedia di un percorso che va compiuto. Abbiamo fatto la scelta di una economia sana, ma governo e Patto hanno avuto delle titubanze. Non partecipo alla corsa alle medaglie del merito, ma se dobbiamo fare una classifica basta vedere chi ha messo impegno nei provvedimenti fondamentali. Ora servono azioni e fatti concreti e dobbiamo capire di chi sono le responsabilità per avere portato il Paese in queste condizioni.
Se i segretari di Stato Mularoni e Valentini dicono che sono state fatte delle promesse non mantenute, a chi si riferiscono? Noi da anni denunciamo queste cose e Gabriele Gatti ci ha querelato. Dobbiamo individuare le responsabilità di chi ha chiuso occhi e orecchie. Gabriele Gatti faceva il gioco delle tre carte con il ministro Andreatta, ha gestito l’affaire Crrsm-Delta-Sopaf e ha impersonificato il nostro sistema di potere degli anni ’80 e ’90. Serve un’operazione di verità sugli ultimi 20 anni, altrimenti Gatti è legittimato a massacrare il governo. La maggioranza deve fare chiarezza al suo interno e la firma è un trampolino di lancio per lasciarci alle spalle questi anni bui, puntando sulla collaborazione e sulla cooperazione”.
Massimo Cenci, Nps: “Sappiamo benissimo che oggi le imprese più grandi pianificano la fiscalità a livello mondiale. Non possono prescindere dalla conoscenza dei trattati sulle doppie imposizioni, a loro non è sufficiente conoscere il regime fiscale del singolo Paese. Il rischio fiscale è quello di vedere tassato lo stesso reddito in due Paesi diversi. Questo è il senso degli accordi internazionali.
Il momento è difficile per il nostro Paese, l’arrivo di questa firma è stato atteso come mai in passato. Il risultato non è importante solo per i rapporti esterni, ma è fondamentale anche per l’interno. Questo percorso non è finito, va proseguito. La parola trasparenza è bellissima, ma va perseguita.
Serve approvare pacchetti di leggi forti ed efficaci contro la corruzione nel nostro Paese. Non possiamo permetterci di non affrontare in fretta questa questione. La politica ha un compito difficilissimo. Dare una nuova economia a questo Paese, che, mettiamocelo in testa, non sarà mai più quello di prima. I cittadini dovranno cominciare a rinunciare a quei vantaggi di cui hanno goduto finora. Ho sentito parlare di sovranità, ma credo che questo sia un grande errore. Questo accordo è un riconoscimento di sovranità, che ci viene dato dal nostro interlocutore più importante”.
Claudio Podeschi, segretario di Stato per la Sanità: “Questa crisi e le difficoltà del Paese non rendono merito e non ci fanno destare l’entusiasmo e la fiducia che dovremmo avere, dopo aver firmato questo atto. Anche da questo dibattito pare che la classe politica sia sfiduciata e che, a parte qualche punzecchiatura, nessuno voglia cogliere un fatto politico. Siamo stati preoccupati di non sbloccare questa situazione e oggi ci appare un’apertura importante e nuova. Ma non leggo nell’Aula l’entusiasmo che la classe politica dovrebbe avere per far ripartire il Paese. Il governo ha cercato di fare tutto quello che poteva di fronte ad attacchi mediatici clamorosi e alla grande sfiducia nei suoi confronti. A testa bassa abbiamo dovuto accettare un clima e un atteggiamento devastante nelle trattative.  Chiediamo scusa a imprenditori e cittadini se non siamo riusciti a fare prima l’accordo, ma siamo riusciti comunque a farlo. Il merito è di tutto il governo, mentre prima il demerito era solo del segretario di Stato agli Esteri. Oggi possiamo parlare al contrario. E’ merito del governo e del segretario di Stato. E’ doveroso che le si riconosca di essere riuscita a concludere il percorso.
Ci aspetta una fase di ripartenza impegnativa in cui bisogna dimostrare di essere capaci e continuare a fare riforme, bisogna insistere per avere atteggiamenti virtuosi sul bilancio, dare garanzie al Moneyval e all’Ocse. Per trasformare le economie ci vogliono tempo, occasioni, rapporti e credibilità, che oggi c’è. Siamo in crisi, manca il lavoro, c’è difficoltà, poteva essere diversamente con tutto quello che ci è capitato? Vi sembra di dire una cosa tanto innovativa, quando sollevate questi problemi? Mi sembrano invece cose molto scontate. E’ invece importante dire che da questo Parlamento devono nascere interventi ulteriori di sostegno e coraggio nei confronti dell’economia. Ora c’è qualcuno che può dire che i problemi non erano nei rapporti politici tra i due Paesi? Cambiato il governo italiano, abbiamo iniziato a firmare accordi, c’è qualcuno che può dire il contrario?”.
Silvia Cecchetti, Psrs: “La normalizzazione dei rapporti con l’Italia è il motivo che ha caratterizzato questa legislatura e i suoi dibattiti nell’ambito del Parlamento ma anche le forze
politiche fin dalla campagna elettorale. Il rapporto con l’Italia era la nostra sopravvivenza e che con un governo tecnico si giunga alla firma non è un caso. Per questo dobbiamo fare una riflessione sul risultato raggiunto, analizzare le divisioni qui dentro, quando il Paese fuori è unito. E deve essere chiarito il valore del risultato ottenuto. Se questi rapporti andavano normalizzati prima della fine della legislatura, a livello politico, vuol dire che si erano progressivamente deteriorati a causa di una mancanza di fiducia da parte politica italiana per un’economia che provocava all’economia e al fisco italiano una serie di danni gravissimi. Quell’economia è stata la causa del deterioramento con Italia, che oggi firma e ci riconosce nuovamente come Repubblica di San Marino con i suoi profili istituzionali e politici”.
Angela Venturini, Mod: “Dal 1862 ad oggi sono 148 gli accordi firmati tra Italia e San Marino.
Secondo il concetto trilussiano della statistica possiamo dire che ce n’è uno all’anno. Mi limito a sottolineare un dato che reputo oggettivo: questi accordi prima erano orfani e adesso hanno mille
padri. Il risultato è per il paese, è a questo che deve mirare sempre e comunque la politica. E’ utile specificare il valore della firma. Si chiude un periodo molto difficile. Quello del 13 giugno è stato un passaggio indispensabile. Completa la trilogia degli accordi del 2009, in tema di collaborazione economica e finanziaria. I tempi sono stati lunghi, 10 anni, sono troppi per le imprese. Ora il cambio di passo intervenuto deve essere incisivo e senza sconti. Dal 2008 ad oggi il Paese si è trasformato nelle leggi e nelle prassi. Non si può non sottolineare la lettera del presidente del consiglio e ministro dell’economia Mario Monti. Quella è stata la vera chiave di volta dell’accordo bilaterale. Al di là dei contenuti,  per quanto rilevanti, la firma rappresenta il presupposto imprescindibile per la normalizzazione dei rapporti tra i Paesi. Non si può dimenticare il
memorandum di intesa e l’accordo tra Banca centrale e Banca d’Italia, l’auspicio è che ci sia presto. Per San Marino è fondamentale aver recuperato finalmente un rapporto di fiducia. A settembre ci sarà un nuovo esame Ocse, poi ne arriveranno altri, la fatica non è affatto finita.”.

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