Consiglio Grande e Generale 27 novembre, seduta del mattino. Agenzia Dire

Consiglio Grande e Generale 27 novembre, seduta del mattino. Agenzia Dire

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 22-27 NOVEMBRE

MERCOLEDI’ 27 NOVEMBRE – MATTINA

I lavori del Consiglio grande e generale riprendono dal progetto di legge in prima lettura in materia di previdenza sociale “Integrazioni e modifiche della Legge n.191/2011”.
Si passa a due progetti di legge in materia di istruzione e università. Il primo è “Modifiche alla legge 3 maggio 2007 n 57, relativa all’accesso all’insegnamento: il provvedimento, accordata a maggioranza la procedura d’urgenza, vede l’accoglimento di un emendamento di Su e viene approvato con 32 sì, 5 contrari, e 7 astenuti.
Quindi il segretario di Stato per l’Istruzione , Giuseppe Maria Morganti, illustra il secondo progetto di legge di sua competenza,“Legge Quadro sulla istruzione universitaria e le istituzioni di cultura superiore”, in prima lettura, su cui si apre un partecipato dibattito.

Di seguito un riassunto dei lavori della mattinata.

Comma 14. Progetto di legge “Integrazioni e modifiche della legge n. 191/2011. Prima lettura.
Segretario di Stato per la Sanità, Francesco Mussoni: Il presente progetto di legge è stato predisposto al fine di prorogare i termini di cui all’articolo 5, secondo comma e all’articolo 23, secondo comma, della legge 6 dicembre 2011 n.191 “Riforma previdenziale: istituzione
del sistema complementare”. La peculiare natura tecnica della materia ha originato una serie di complicanze- non preventivabili- manifestatesi allorquando si è intrapresa la redazione del regolamento di FondIss previsto dalla predetta legge. Ciò ha posto il Comitato amministratore davanti a un’imprevista dilazione dei tempi, da cui è a sua volta scaturito il mancato rispetto delle scadenze contemplate dai predetti articoli. (..) Tale termine viene prorogato al 31 dicembre
2013. Il secondo articolo del presente progetto di legge dispone invece la proroga del termine previsto per l’invio dello schema informativo – relativo a ciascun iscritto- impiegato per evidenziare la situazione della gestione. In questo caso, la proroga è stata
disposta al 30 giugno 2014”.

Roberto Ciavatta, Rete: “Non possiamo non riscontrare come nel decreto legge approvato tempo fa siano stati individuati possibili gestori del patrimonio anche fuori dalla Repubblica di San Marino. Vorrei chiedere al segretario se, nei limiti del possibile, farà di tutto per mantenere a San Marino la gestione dei Fondi Iss”.

Francesco Mussoni, segretario di Stato per la Sanità: “Si tratta di un provvedimento estremamente tecnico e complesso. Darò risposte tecniche dettagliate dopo aver coinvolto il comitato amministratore. La normativa prevede proprio un decreto delegato che andrà a disciplinare chi potrà andare a gestire i Fondi, ma l’indirizzo è quello di far si che i Fondi restino nella Repubblica di San Marino”.

Comma 15: Progetto di legge “Modifiche alla Legge 3 maggio 2007 n.57 (Disposizioni in materia di Titoli di Studio per l’accesso all’insegnamento nella scuola media inferiore e scuola secondaria superiore e all’insegnamento della lingua inglese nella scuola elementare ed educazione fisica nelle scuole di ogni ordine e grado)

Provvedimento messo al voto con procedura d’urgenza e approvato: 32 i sì, 5 i contrari e 7 gli astenuti.


Dibattito sulla richiesta di procedura d’urgenza: accolta con 41 voti a favore
.

Francesca Michelotti, Su, su procedura d’urgenza: “vorremmo chiedere perché viene richiesta. In Italia c’è evoluzione precipitosa in normativa scolastica, ma adesso siamo a fine anno e ci chiediamo dove sia l’urgenza.

Giuseppe Maria Morganti, segretario di Stato per l’Istruzione: “Il corso è piuttosto lungo e ha necessità di partire al più presto per avere personale formato nel momento in cui verranno definite le nuove graduatorie, ovvero entro maggio dell’anno successivo. Se vogliamo dare possibilità ai giovani laureati di accedere all’insegnamento dobbiamo procedere. Chiedo ai gruppi di dare una mano per questo. Inoltre è per dare formazione dall’interno e non in Italia, dove i corsi sono a numero chiuso ed è difficile per i nostri accedervi. Diversamente, per il 2014 il corso slitterebbe al 2015, chiedo ai gruppi di mettersi una mano sulla coscienza”.

Mariella Mularoni, Pdcs: “Intervengo per esprimere l’accordo del nostro gruppo sulla procedura d’urgenza. I corsi non costituiranno costi al nostro bilancio, saranno autofinanziati dalla iscrizioni”.

Roberto Ciavatta, Rete: “A me non risulta che i corsi siano fatti annualmente e non capisco l’urgenza, ma non ho alcun problema a dare consenso alla procedura d’urgenza. Comunque non si dà così parità di chance ai laureati di questo Paese”.
Dibattito sul progetto di legge.

Giuseppe Maria Morganti, segretario di Stato per l’Istruzione: “Il progetto introduce la possibilità di intervenire con decreto per l’istituzione di questi corsi di formazione per l’accesso all’insegnamento. E’ una scelta fatta per uniformarsi alla normativa italiana. Rispetto a quanto previsto dalla legge 3 maggio 2007 n.57 si rende necessario un cambiamento di strategia, in quanto nel frattempo, chiuse le SSIS, la legislazione italiana prevede, per l’accesso all’insegnamento secondario, i corsi di Tirocinio formativo attivo, Tfa, che vengono attivati dalle università a numero programmato sulla base delle necessità regionali.
Questo rende necessario istituire nuovamente i corsi di specializzazione all’insegnamento secondario in territorio, per riuscire a soddisfare le esigenze interne e non obbligare i laureati aspiranti insegnanti ad investire ingenti somme per corsi in regioni anche lontane. L’istituzione di corsi in territorio è vantaggioso anche dal punto di vista economico in quanto si autofinanziano con le iscrizioni e non incidono sul bilancio dello Stato. Dopo l’approvazione della modifica alla legge 57/2007, la segreteria di Stato per l’Istruzione intende presentare subito un decreto delegato per l’attivazione di tali corsi, organizzati dal dipartimento della Formazione dell’Università degli Studi di San Marino”.

Andrea Zafferani, C10: “Chiedo al segretario maggiori dettagli, se disponibili, su come il corso si svilupperà, che tipo di attività dovranno svolgere i partecipanti per l’abilitazione all’insegnamento e mi associo a considerazioni fatti dal collega Ciavatta. Abbiamo un problema generale per l’accesso all’insegnamento, non c’è parità di condizioni. Qualcuno ha possibilità di fare queste attività con relativa facilità, altri hanno effettiva possibilità anche solo di provare ad accedere alla carriera di insegnamento perché non possono aspettare di fare sostituzioni temporanee o di frequentare corsi. C’è una barriera all’ingresso, è aspetto cui porre rimedio quanto prima”.

Roberto Ciavatta, Rete: “Finché non si prevederà di creare condizioni paritarie di accesso per tutti, per censo e non solo per titoli di studio, credo non si dia agli studenti il migliore insegnamento possibile, non è il merito ad essere premiato ma la possibilità di rimanere all’interno di una graduatoria per più tempo. E’ un problema grande e credo lo si possa risolvere prevedendo dei concorsi”.


Denise Bronzetti, autonoma
: “Ritengo sia comunque un bene quando le istituzioni decidono di attivare in proprio corsi che sono previsti in altri istituti spesso a numero chiuso. Il fatto che a volte i nostri studenti si debbano confrontare con realtà diverse da quella sammarinese tutto sommato non è però un dramma. Si parla di trasferte brevi e da un punto di vista culturale potrebbe essere valutato come una chance. Si è parlato molto di pari opportunità e accesso all’insegnamento. Da un lato è difficile garantire sempre, in termini di legge, pari opportunità, ma credo che non si siano individuate bene le questioni. Diversamente dalle graduatorie dell’ufficio del lavoro, quelle per l’insegnamento non prevedono la retrocessione per il rifiuto. Attenzione quando si parla quindi di parità di accesso. Siamo onesti, c’è tantissima gente che, nonostante la crisi, resta nella graduatoria del tempo determinato per il pubblico impiego allargato da anni. Di quali pari opportunità e pari accesso stiamo parlando? Si parla di scelte fatte in maniera libera. Bisogna invece fare attenzione ai soggetti in difficoltà nell’una e nell’altra graduatoria per garantire qui davvero le pari opportunità di accesso”.

Franco Santi, C10: “Il provvedimento è molto chiaro, mi avrebbe fatto piacere ragionare avendo a disposizione lo schema del decreto delegato con elementi più concreti, magari con i numeri dei possibili partecipanti e le ore previste. Bisognerebbe iniziare a ragionare su una reale parità di condizioni per l’accesso alle graduatorie o a un nuovo sistema di reclutamento degli insegnanti. Ribadisco voto favorevole del mio gruppo al provvedimento”.

Francesca Michelotti, Su: “Il mio gruppo ha votato a favore della procedura d’urgenza come apertura di credito per il segretario. Bisogna essere pronti a soddisfare esigenze di reclutamento insegnanti. La legge introduce argomentazioni abbastanza interessanti e presenterò un emendamento. Sono dubbiosa sulla sostenibilità dei corsi che per essere autofinanziati richiedono grandi numeri. E se ci sono i grandi numeri si creano aspettative che non è giusto alimentare. Serve equilibrio tra iscritti e fabbisogno. L’emendamento punterà proprio a questo, ovvero che i corsi saranno predisposti sulla base del fabbisogno. Mi trovo d’accordo su quando detto sui concorsi e sulla modalità di reclutamento degli insegnanti nella nostra scuola. I nostri ragazzi hanno diritto di avere gli insegnanti più bravi, la preparazione e formazione migliore. In questi anni ho visto la corsa all’acquisizione di titoli, tutti pensano che facendo corso si acquisiscono titoli per entrare, ma il bravo insegnante deve avere vocazione, competenze relazionali, questo è il punto”.

Nicola Renzi, Ap: “Ho apprezzato le riflessioni del consigliere Michelotti e vorrei provare ad aggiungere ulteriori considerazioni sul ruolo del docente. Personalmente sono sempre stato convinto della necessità di un percorso che potesse delinearsi come qualcosa che abbia come sbocco l’insegnamento. La tipologia dei tirocini formativi attivi non è la migliore in senso teorico, ma noi dobbiamo tenere presente la forte necessità di permeabilità del nostro sistema rispetto a quello italiano. Per quanto riguarda gli insegnanti, più riusciremo a rendere il lavoro meno singolare, facendo lavorare l’insegnante in gruppo e lasciandolo meno solo, più daremo opportunità e ricchezza alla nostra offerta formativa. Questa legge presenta ancora margini di originalità e valore che devono essere preservati, però in alcuni punti è certamente rivedibile anche se è tutt’altro che da buttar via”.

Giuseppe Maria Morganti, segretario di Stato per l’Istruzione: “Uno dei nodi da affrontare è quello relativo all’accesso all’insegnamento. Ora avviene solo per graduatoria ma ci auguriamo, dall’aprile 2014, che la situazione cambi radicalmente e gli spazi di insegnamento in maniera stabile all’interno della scuola possano avvenire tramite concorso. L’insegnamento non è solo competenza specifica, ma anche capacità di insegnamento, tanto che il corso di formazione che proporremo prevede una parte fondamentale legata alla didattica generale. Abbiamo aperto un tavolo di confronto con il Ministero italiano per il riconoscimento dei titoli sui corsi che proponiamo. E altre idee abbiamo per il futuro, a partire dai nostri istituti musicali che potranno essere riconoscibili a tutti gli effetti anche in Italia”.

Francesca Michelotti, Su: “Il nostro emendamento mira a far si che i corsi siano programmati sulla base del fabbisogno disciplinare e anche sulla base di un fabbisogno numerico. Emendamento al comma 2 dell’articolo unico chiede di inserire “corsi di formazione autofinanziati programmati sulla base del fabbisogno”. Proponiamo anche emendamento in sub ordine sull’autofinanziamento”.

Nicola Renzi, Ap: “Capisco il senso della proposta, ma non mi sento di condividerla. Cambiamo la prospettiva. Offrire la possibilità di un tirocinio formativo/attivo non deve essere una cosa che obbligatoriamente crea l’aspettativa di un lavoro perché la situazione della scuola non offre tantissime speranze di ingresso in questa fase. L’opportunità di offrire un corso è una cosa che la nostra Università può fare benissimo senza vincoli di ingresso. Poi ogni cittadino valuti se quell’esperienza può essere bagaglio culturale che può portarsi dietro, anche senza riscontri lavorativi. Sono convinto che corso di questo tipo strutturato dalla nostra Università sia molto più valido di tanti corsi che hanno solamente solo una buona confezione e pochi contenuti”.

Francesca Michelotti, Su: “Ritiriamo il primo emendamento e poniamo in votazione solo quello in sub ordine”.

Comma16: Progetto di legge “Legge Quadro sulla istruzione universitaria e le istituzioni di cultura superiore” (I^ lettura)


Giuseppe Maria Morganti, segretario di Stato per l’Istruzione
: “Nella consapevolezza che l’attuale legge universitaria sammarinese non corrisponda più alle esigenze del nostro Ateneo e che anzi il testo ormai datato possa avere creato, negli ultimi anni, qualche difficoltà nella gestione di questo importante istituto, è stato rivisto tutto l’impianto legislativo anche alla luce delle raccomandazioni presentate dal Consiglio d’Europa dei ministri dell’educazione.
La formulazione di una nuova legge quadro dell’Università ha seguito alcuni principi ispiratori.
Rispetto all’articolazione delle fonti normative, la legge quadro è affiancata da altri atti quali lo Statuto, il codice etico, i regolamenti di funzionamento, prodotti in maniera autonoma dagli organi di governo dell’Ateneo e ratificati dal congresso di Stato tramite decreti delegati e regolamenti. Si risponde così a due esigenze: quella di affermare il principio di autonomia dell’Università e quella di poter meglio adattare la normativa alle esigenze in continuo cambiamento.
La revisione della governance: l’attuale corpo normativo, pur avendo assicurato un forte sviluppo dell’università, ha mostrato alcune criticità per la mancanza di strumenti di separazione e di equilibrio tra le funzioni di indirizzo, pianificazione e controllo rispetto agli organi di governo e le funzioni di attuazione amministrativa. L’estrema debolezza della struttura ha determinato un eccessivo carico di funzioni di gestione e uno svuotamento delle funzioni di indirizzo strategico in capo all’attuale consiglio di amministrazione. La nuova struttura di governance prevede quindi un consiglio dell’Università, investito dei più alti poteri decisionali, in grado di individuare e attuare i piani strategici di sviluppo in coerenza con le indicazioni ricevute dal Consiglio grande e generale e dal congresso di Stato. Il senato accademico contribuisce alla determinazione degli obiettivi strategici; il rettore svolge ruolo di garante, di impulso e di coordinamento per il raggiungimento degli obiettivi, la nuova figura di direttore generale rappresenta il vertice dell’apparato tecnico amministrativo e costituisce l’anello di congiunzione tra gli organi di governo e la struttura amministrativa.
Internazionalizzazione: il rapporto esclusivo con la vicina Italia non è più sufficiente a garantire prosperità e sovranità alla nostra Repubblica. Non v’è dubbio che i rapporti di collaborazione tra la nostra università ed alcuni atenei italiani abbiano portato buoni frutti. Tuttavia questo tipo di rapporti non ha nel tempo mancato di dimostrare i suoi limiti. La necessaria subordinazione della nostra università alle regole, metodi e alle pratiche di altre realtà e lo scarso sfruttamento della dimensione statuale del nostro Paese non contribuiscono ad accrescere la visibilità internazionale del nostro Ateneo e di San Marino. Per questa ragione la legge è stata pensata avendo un riferimento europeo, per permettere maggiori interazioni con università straniere in tema di corsi laurea, ricerca e scambio di insegnanti e studenti.
Spazio europeo per l’istruzione superiore (Ehea): una maggiore internazionalizzazione verrà raggiunta aderendo al processo di integrazione dei sistemi di alta formazione nazionali promosso dal Consiglio d’Europa. Ci si riferisce alla Convenzione sul riconoscimento dei titoli di studio di Istruzione superiore nella Regione europea, elaborata a Lisbona nel 1997, cui è seguito il Processo di Bologna, finalizzato alla costituzione di uno Spazio europeo per l’istruzione superiore.
Organi consultivi: la legge quadro prevede la presenza di una serie di organi consultivi quali la Consulta degli studenti, la Consulta del personale tecnico-amministrativo, la consulta dei ricercatori, il Patto territoriale che raccoglie le rappresentanze delle forze imprenditoriali, politiche e sindacali, culturali, professionali e sociali del territorio”.

Mariella Mularoni, Pdcs: “Esprimo la mia soddisfazione per questo pdl, a vent’anni dal primo dottorato è necessario compiere una riflessione approfondita sul ruolo dell’università di San Marino. Va attuata una revisione anche della struttura, nell’ottica di razionalizzazione dei costi. La legge quadro presentata oggi fissa i principi generali, i vincoli, viene affiancata da altri atti normativi da adottare con decreti delegati. Si è tenuto conto di instaurare un rapporto più stretto tra ateneo e territorio, la riforma dovrà andare in direzione di potenziare i rapporti con il mondo del lavoro e la società civile. La riforma modifica una governance che condivido. Il direttore generale rappresenta una novità con ruolo di raccordo. Scelte didattiche e scientifiche ricadranno sul senato accademico.
Sarà messa in atto una razionalizzazione dei dipartimenti e si dovrà pensare alla riduzione della spesa delle docenze. Altro aspetto importante è l’internazionalizzazione della nostra università. E’ una sfida grandissima, ma se vogliamo dare occupazione ai nostri giovani, dobbiamo cambiare le cose”.

Valeria Ciavatta, Ap: “Vorrei esprimere una soddisfazione nel vedere portata finalmente in Consiglio questa proposta di legge attesa da tempo. Sono emersi infatti elementi contraddittori che creano difficoltà nell’attività organizzativa dell’ateneo. Le leggi, pur pensando al bene, hanno prodotto una non chiarezza di ruoli apicali all’interno dell’università che ha un Cda con un segretario amministrativo, con un direttore del rettorato, figura anomala rispetto altri atenei, e la figura del rettore. Era prevista così una sovrapposizione di funzioni: per esempio, secondo una legge il rettore era capo del personale, per un’altra lo era il direttore del rettorato. Sono aspetti che hanno inciso sulla funzionalità. Così come l’attenzione sul piano finanziario va tenuta sempre, e spero si realizzi. Visto che si accorpano dipartimenti, chiedo se si può avere una stima della differenza dei costi”.

Mirko Tomassoni, Psd: “Credo sia necessario da parte del Consiglio dare risposta alla valorizzazione della nostra Università che rappresenta uno dei principali elementi di forza per la ripresa del Paese e della nostra economia. Uno dei principali intenti è l’internazionalizzazione, ovvero il riconoscimento dei titoli rilasciati. Poi l’urgenza di dare risposte alle esigenze di ateneo e anche del sistema economico interno che a bisogno dell’università. C’è bisogno e va data una risposta per consolidare rapporti che consentono all’università di fare alta formazione in modo che possa dialogare anche rispetto al settore pubblico e privato sammarinese. E’ l’università stesso lo strumento funzionale al tipo di economia che vogliamo. E’ fondamentale perciò potenziarne il ruolo rispetto all’impresa e, in particolare, al Parco scientifico e tecnologico. Da ultimo, il consolidamento dei legami con l’associazionismo sammarinese”.

Franco Santi, C10: “Do un giudizio positivo alla volontà del segretario Morganti e del governo di arrivare a un progetto organico sull’università. Benissimo il principio di legare fortemente ateneo con territorio, deve essere la linea direttrice. Rispetto l’articolato, ritengo che forse la struttura pensata è di una complessità eccessiva. Ma, indipendentemente dal modello organizzativo, sono le persone chiamate a ruoli di responsabilità che faranno la differenza e determineranno successo o insuccesso”.

Massimo Cenci, Ns: “L’Università è un asset fondamentale per il futuro economico e sociale di questo Paese. Un asset che può essere legato in maniera strategica anche al settore turistico. Un progetto di legge su cui però ci riserviamo in sede di commissione e in Consiglio di apportare nostro contributo con emendamenti”.

Mimma Zavoli, C10: “L’aspetto culturale è quello fondamentale per lo sviluppo del nostro Paese. Dobbiamo approntare le future scelte su un’apertura culturale verso l’esterno. In questo impianto normativo si respira questa esigenza e diamo atto al segretario Morganti di aver lavorato celermente su questa tematica. Il Parco scientifico e tecnologico dovrà sicuramente essere un attore privilegiato di questi progetti culturali, anche se ancora questa entità non è ben definita sulla carta. Questa struttura normativa, molto articolata, sarà necessaria per mantenere un livello di autonomia dell’Università. L’autonomia dalla politica è fondamentale, perché purtroppo la politica è entrata a gamba tesa in molti settori impedendo lo svilupparsi di molti collegamenti che potevano mantenere viva una condizione di consapevolezza della cittadinanza. In questo impianto normativo sull’università, la politica resti nei propri ambiti e non invada il settore che non gli compete. Spero vivamente di poter vedere svilupparsi una università sempre più autonoma e internazionale”.


Nicola Renzi, Ap
: “Sull’università noi dobbiamo partire da un’analisi dell’attuale e capire dove vogliamo andare. Una modifica dell’articolo 15 permetterebbe l’inserimento della sezione studi storici nell’organigramma base dell’università, anche se specifico che non occorrono ulteriori fondi. Mi sembra ci sia un dialogo virtuoso tra la figura del direttore generale, che ha competenze gestionali, e quella del Rettore, a cui invece verranno demandate funzioni didattiche e di rappresentanza del nostro Ateneo anche all’estero. Bene la riorganizzazione da 6 a 3 Dipartimenti. E non solo per una questione di spending review, ma soprattutto per una più efficiente organizzazione. Importante anche la funzione dei docenti o meglio il modo in cui l’università si relaziona con i docenti. Ogni ateneo deve avere la possibilità di attrarre docenti dall’estero. Sul radicamento territoriale dell’università voglio dire che non può essere solo localistico ma deve svilupparsi e interfacciarsi con interessi oramai diventati di carattere regionale”.

Alessandro Cardelli, Pdcs: “I sammarinesi che vanno fuori a studiare sono più o meno 800. Ad oggi San Marino è un paese che prevalentemente importa cultura. L’Università guardi non solo all’Italia, ma anche a un contesto più internazionale. L’Università sammarinese può essere un centro internazionale che accoglie italiani e cittadini provenienti da altri Paesi, così come accade in Svizzera. Serve anche un osservatorio sul mondo del lavoro e dunque una maggior collaborazione tra istituti che appartengono al mondo formativo e alle associazioni imprenditoriali di San Marino, perché possono indicare le esigenze lavorative del nostro Paese. Dobbiamo dare una risposta ai giovani sammarinesi su quali possono essere le loro prospettive professionali. Chiedo all’Aula consiliare di manifestare la propria volontà di vedere nell’università sammarinese una crescita che le permetta anche di autofinanziarsi. L’Università si rilanci diventando anche economicamente autosufficiente”.

Grazia Zafferani, Rete: “Serve una riforma dell’università, specie dopo le dimissioni del Rettore. La prima cosa che salta agli occhi nel nuovo provvedimento sono gli organi centrali di governo e la creazione della figura del direttore generale. Una figura poco chiara, a partire dalle modalità di reclutamento: nel progetto di legge si fa riferimento a classi di lauree magistrali, vecchio ordinamento o equipollenti e non si fa alcun riferimento alle competenze manageriali del direttore o a sue esperienze passate. Ci sono poi punti che minano l’autonomia dell’università: penso al Piano triennale che in base alla legge deve ottenere l’approvazione del Congresso di Stato. Nel progetto di legge ci sono continue intromissioni della politica nelle scelte dell’Università, mentre ognuno dovrebbe fare il proprio lavoro. Non si devono confondere i ruoli altrimenti si confondono anche le responsabilità. Se vogliamo rendere autonoma l’Università non perdiamo l’occasione”.


Marco Podeschi, Upr
: “Inviterei il segretario a enfatizzare meno il Parco scientifico e tecnologico, non vorrei portasse sfortuna anche all’università.
Qualche anno fa le valutazione sull’università non credevano in questa realtà e non ne capivano i potenziali economici. Oggi, con i fatti, l’università è riuscita nei fatti a conquistarsi autorevolezza. Ci sono cose però che non mi sono piaciute nell’operato del rettore uscente. E’ stato inelegante presentare le dimissioni poco prima dell’inizio anno accademico e le chiedo segretario quanto ha speso l’università per organizzare un’inaugurazione che ci si è trovati a dover disdire. Sono preoccupato poi per il periodo di transizione. Auspico che, all’atto di individuazione della nuova figura del Rettore, ci sia da parte di governo e maggioranza volontà di trovare ampia convergenza sul nome. Serve una figura di assoluta garanzia per l’università e per la Repubblica, visto che il nuovo Rettore dovrà affrontare la riforma, i danni di immagine causati dal suo predecessore e dovrà gestire l’ateneo in spending review. Il contesto operativo sarà assolutamente nuovo”.

 

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