Nella mattinata di martedì 9 luglio, in aula continuano l’approfondimento e il dibattito sui risultati delle elezioni con il comma 5 dedicato alle “Considerazioni sulla consultazione elettorale del 9 giugno 2024”.
Lo sottolinea il report di Askanews, che aggiunge: “Due i punti principali nell’intervento di Giulia Muratori (Libera/PS). Il primo è la “lealtà” della campagna elettorale. “Forse qualcuno ha forzato un po’ la mano. Almeno dal punto di vista politico, l’inosservanza delle regole del gioco è stata ininfluente. Tuttavia questo dovrebbe portarci a ragionare sulla tutela del libero suffragio popolare” dice. Quindi il ruolo delle donne in Consiglio. “Non ho mai nutrito stima per le quote rosa. Tuttavia, la scarsità della presenza femminile in Consiglio è un dato sconfortante”.
Gian Matteo Zeppa (Rete) analizza il crollo del movimento Rete. “Perdiamo, netto, un 13,18%. Un dato spietato, ma reale e tangibile. Non ha interpretazioni”. Zeppa passa quindi ad elencare le ragioni di questo ridimensionamento. “Non abbiamo spiegato bene la reale volontà di andare nel 2019 a fare un Governo con la DC. Il secondo punto è la fuoriuscita dal Governo: abbiamo cercato di spiegarla. Non ci dovevamo ricreare un’immagine, probabilmente abbiamo sbagliato la comunicazione”. Quindi un riferimento al “ritorno dei partiti tradizionali” che però “hanno permesso tutte le storture che nascono sul Conto Mazzini. Se qualcuno si porta nelle serate pubbliche Fiorenzo Stolfi, qualche domanda bisognerà pur farsela”. Quindi una stoccata agli ex alleati. “Caro Pdcs: credo che la mossa di togliere l’incarico a Massimo Ugolini, per quello che ha fatto nel settore della giustizia, sia sbagliatissima”.
“Al di là dei buoni propositi, non c’è nulla di programmatico in questo Governo. E’ un accordo, un fatto politico determinato dai numeri necessari per affrontare i passaggi di questa legislatura”: questo il giudizio di Michela Pelliccioni (Domani – Motus Liberi). “Ci sono state delle avvisaglie. Abbiamo sentito già qualche lancio di pietra” aggiunge riferendosi alle schermaglie in seno alla maggioranza della seduta di ieri.
All’interno del Governo, osserva Vladimiro Selva (Libera/PS), “la componente riformista di sinistra potrà dire la propria, in un dialogo alla pari con PDCS e AR”. Un ringraziamento viene rivolto ad “Eva Guidi e Marica Montemaggi”. Così come agli ex Segretari, “Ciavatta e Tonnini che hanno dato prova di essere persone oneste, anche se dal punto di vista politico forse hanno fatto errori enormi”. Sara Conti (RF) condanna “la campagna mediatica scatenata contro di noi: al netto del dibattito politico, che può essere aspro e va accettato, non accettiamo le falsità deliberatamente perpetrate nei confronti di alcuni, e le offese personali che sfociano anche nel bullismo”. Lorenzo Bugli (PDCS) sottolinea con “preoccupazione” il tema dell’astensionismo. Occorre correre ai ripari “sviluppando un ragionamento su come coinvolgere le nuove generazioni”.
“Credo – osserva Gerardo Giovagnoli (PSD) – che la cittadinanza ha capito che non è più il tempo di puntare il dito contro una classe politica, ma è ora di guardare a chi può assicurare nella complessità del momento storico una garanzia per il Paese”. La vera sfida, per Luca Boschi (Libera/PS), “è riuscire a trovare una sintesi tra la voglia di stabilità e invece una forte spinta al cambiamento che proponiamo noi e su cui abbiamo basato i nostri quattro anni e mezzo di lavoro nella passata legislatura”. Per Manuel Ciavatta (PDCS) gli elettori non si aspettano “proposte di centrodestra o di centrosinistra” ma “una co-responsabilità di una maggioranza ampia, non senza differenze di vedute, ma che ha fatto la scommessa di avere la capacità di trovare una sintesi”.
Il dibattito prosegue con l’intervento di Emanuele Santi (Rete): “La scelta di fare un Governo innaturale con la DC: questo è stato il viatico per il crollo che abbiamo avuto. Ma ci tengo a ribadire che quella scelta in quel periodo storico andava fatta, quindi la rivendichiamo”. Duro il commento di Fabio Righi (Domani – Motus Liberi) sul “clima elettorale”: “Abbiamo riscontrato che questo è un paese che spesso ha paura di candidarsi, di esprimere un voto, di venire ad una serata pubblica, perché si teme la ritorsione”. “E’ difficile pensare ad una maggioranza programmatica” aggiunge, spiegando che sul tavolo “c’era la possibilità di fare un Governo di area con programmi più coincidenti”. Invece “si proietta il Paese verso un Governo che è a traino del partito di sinistra”.
“Sarà interessante capire che ruolo hanno avuto certi esponenti di siti esteri. E’ vero che questi siti esteri sono arrivati fino all’interno delle sedi di partiti e sono stati presenti ad incontri che hanno portato alla formazione della maggioranza?” è il dubbio sollevato da Nicola Renzi (RF).
“I sammarinesi hanno premiato questa capacità di produrre dei risultati e dare risposte nell’interesse del Paese” è il commento di Francesco Mussoni (PDCS). Quindi un appunto a Domani – Motus Liberi: “Quando vi è stato offerto di lavorare in coalizione, voi non avete voluto partecipare alla continuità della legislatura con gli alleati. E’ stato un atteggiamento presuntuoso”. Pronta la replica di Gaetano Troina (Domani – Motus Liberi): “La scelta di correre da soli è arrivata a seguito di un confronto costante con i nostri iscritti e il nostro coordinamento centrale. E’ una scelta che arriva dalla base del partito”.
La sessione si conclude alle 13.
Di seguito una sintesi degli interventi
Comma 5 – Considerazioni sulla consultazione elettorale del 9 giugno 2024
Giulia Muratori (Libera/PS): Certamente speravamo di crescere ulteriormente, abbiamo tenuto la posizione, comunque un risultato non scontato. Siamo enormemente soddisfatti per il risultato della coalizione. I cittadini hanno premiato la continuità del Governo uscente. Merita una profonda riflessione il numero di persone che non hanno votato. L’assenteismo al voto è un grave vulnus che mina le fondamenta della democrazia. La campagna elettorale è stata leale? Forse qualcuno ha forzato un po’ la mano. Almeno dal punto di vista politico, l’inosservanza delle regole del gioco è stata ininfluente. Tuttavia questo dovrebbe portarci a ragionare sulla tutela del libero suffragio popolare. La sopravvivenza della Repubblica dipende dalla sua capacità di mantenere le redini dello Stato senza essere colonizzata da poteri che non dipendono dalla scelta dei cittadini. Non ho mai nutrito stima per le quote rosa. Tuttavia, la scarsità della presenza femminile in Consiglio è un dato sconfortante.
Gian Matteo Zeppa (Rete): Ieri in diversi hanno fatto il funerale a Rete, ma credo che non ci siano persone che possono parlare del movimento se non chi appartiene al movimento stesso. Perdiamo, netto, un 13,18%. Un dato spietato, ma reale e tangibile. Non ha interpretazioni. Come non ha interpretazioni che la vera sconfitta è Rete, lo diciamo senza alcun tipo di forma dubitativa. Non abbiamo spiegato bene la reale volontà di andare nel 2019 a fare un Governo con la DC. Quel Governo nasce da una necessità di tagliare con quello che era stato il Governo di Adesso.sm. Il secondo punto è la fuoriuscita dal Governo: abbiamo cercato di spiegarla. La motivazione è presto data. Non ci dovevamo ricreare un’immagine, probabilmente abbiamo sbagliato la comunicazione. Poi ci sono i fatti del 1° aprile. Qualcuno ha detto che Rete è stato il partito del ‘no’, soprattutto per quanto riguarda l’accordo di associazione: è un falso storico, già dal 2015 eravamo a favore del negoziato. Ieri qualcuno si è riappropriato della bontà dei partiti storici. I partiti tradizionali hanno permesso tutte le storture che erano emerse dalla commissione di inchiesta antimafia, hanno permesso tutte le storture che nascono sul Conto Mazzini. Se qualcuno si porta nelle serate pubbliche Fiorenzo Stolfi, qualche domanda bisognerà pur farsela. Io parlo di malapolitica, non di antipolitica. Caro Pdcs: credo che la mossa di togliere l’incarico a Massimo Ugolini, per quello che ha fatto nel settore della giustizia, sia sbagliatissima. Siamo molto sereni, valuteremo in itinere i progetti del Governo. Con la dignità di essere un movimento politico, non antipolitico. La dignità non viene a mancare a noi, la mancanza è verso quei cittadini che hanno comunque votato Rete.
Michela Pelliccioni (Domani – Motus Liberi): C’è una dignità legata al rispetto personale. Mi auguro che questo lavoro, su questo tema, venga fatto da tutta l’Aula. C’è stata una chiusura non ordinata del Governo determinata da chi quella chiusura la voleva. Al di là dei buoni propositi, non c’è nulla di programmatico in questo Governo. E’ un accordo, un fatto politico determinato dai numeri necessari per affrontare i passaggi di questa legislatura. Sono passaggi molto delicati. Ci sono state delle avvisaglie. Abbiamo sentito già qualche lancio di pietra che non ha neanche rotolato e forse ha colpito. Se questo è l’inizio, attendiamo facendo le nostre valutazioni. Abbiamo scelto di andare da soli perché volevamo che i cittadini vedessero dove andavamo. Pretenderemo che tutto ciò che abbiamo sempre portato avanti venga fatto. Lotteremo contro i conflitti di interesse: chi siede in quest’Aula deve farlo nell’interesse del Paese.
Aida Maria Adele Selva (PDCS): Non mi piace parlare di vincitori e vinti, quello che non può perdere è il Paese, c’è bisogno del contributo di tutti. I risultati confermano per il mio partito un’affermazione netta e consistente. Il partito ha fatto valere la propria linea programmatica consapevole delle sfide che ci attendono. La Dc è non certo l’unica forza, ma la forza necessaria per promuovere proposte politiche concrete per lo sviluppo del Paese. La Democrazia Cristiana c’è e continuerà ad impegnarsi per un Paese sempre migliore.
Vladimiro Selva (Libera/PS): Un grande ringraziamento ad Eva Guidi e Marica Montemaggi. Credo al di là di tutto che sia Ciavatta che la Tonnini abbiano dato prova di essere persone oneste, anche se dal punto di vista politico forse hanno fatto errori enormi. Così come Grazia Zafferani e Demos. Una scelta non azzeccata dal punto di vista della rappresentatività. Come forza politica, Libera sta cercando di rafforzare la componente progressista e riformista nel Governo. Ogni forza politica deve aspirare a guidare il paese, perché se ciò non fosse vuol dire che non crede nei propri mezzi. Poi però le condizioni devono essere accettabili. Io credo che come coalizione abbiamo dimostrato, grazie anche all’ottimo risultato di PSD, che quella componente riformista di sinistra potrà dire la propria, in un dialogo alla pari con PDCS e AR.
Sara Conti (RF): Al netto del dibattito politico, che può essere aspro e va accettato, non accettiamo le falsità deliberatamente perpetrate nei confronti di alcuni, e le offese personali che sfociano anche nel bullismo. Nonostante la campagna mediatica contro di noi, ne siamo usciti vincitori. Quello che vorremmo vedere per il futuro del Paese è una politica realmente al servizio della comunità e che tenda alla realizzazione di una visione fatta di progetti di medio e lungo periodo. Abbiamo visto che è possibile lavorare in maniera continuativa su progetti importanti, come sull’accordo di associazione, progetto che diventa emblematico quando si parla di successo per il paese ottenuto attraverso un lavoro concertato.
Lorenzo Bugli (PDCS): Alcune breve considerazioni. La tornata elettorale ha premiato sì la continuità, ma più che altro il concetto di stabilità. I partiti premiati sono quelli che maggiormente hanno saputo valorizzarsi attraverso la loro storicità di forze politiche. Partiti storici che si affermano perché la cittadinanza ha voluto premiare la capacità di essere, anche nei momenti complessi, un faro di stabilità, contro un movimentismo liquido. Stabilità è democrazia. Preservare un sistema di dialogo all’interno della propria forza politica è faro di speranza anche per la democrazia del Consiglio. Per non imbattersi in comportamenti o persone che, anche con un consenso importante, possono trasformare l’autorevolezza in autorità. Sottolineo con una certa preoccupazione l’astensionismo. Va sviluppato un ragionamento su come coinvolgere maggiormente le nuove generazioni. Tuttavia in questa campagna ci sono stati movimenti e associazioni giovanili che hanno fatto, in questa campagna, un ottimo lavoro per coinvolgere i giovani, anche con strutture diverse e più fresche. La politica deve spronare i giovani a fare questo. Fa ben sperare per un Paese che vuole mantenersi democratico, con partiti storici che fanno crescere al loro interno i giovani, oggi la dimostrazione è che siamo il terzo paese al mondo per percentuale di giovani in Parlamento.
Gerardo Giovagnoli (PSD): Tutto si chiude con un ciclo in cui il PSD è rimasto fedele alle sue idee che hanno a che fare con la trasparenza, la collaborazione internazionale, l’integrazione europea. Già nel 2005 il PSD aveva capito come si sarebbe schierato il mondo sulle questioni del mondo finanziario e bancario, fummo gli unici a chiedere di firmare l’accordo con l’Italia. Credo che la cittadinanza ha capito che non è più il tempo di puntare il dito contro una classe politica, ma è ora di guardare a chi può assicurare nella complessità del momento storico una garanzia per il Paese: per questo motivo sono stati premiati il PDCS e il PSD.
Alice Mina (PDCS): Mi sono interrogata su quanto la politica riesca a parlare alla cittadinanza e alle nuove generazioni. Sono stati fatti passi in avanti, ma restano margini di miglioramento. Non sempre è stato facile affermare le proprie idee. Queste sono le occasioni giuste per fare i bilanci e valutare cosa è stato fatto e cosa non è stato fatto, ma soprattutto guardare avanti con proposte concrete e tenere viva la tensione al coinvolgimento e alla proposta politica, cercando di trasmetterla ad altri. Il successo del PDCS dimostra che i cittadini hanno apprezzato le nostre scelte. I traguardi ottenuti non sono un punto di arrivo, ma una nuova base di partenza per rendere San Marino un luogo migliore per tutti. Dobbiamo difendere quello che pensiamo sia più giusto, cercando di costruire una vera comunità, perché l’io da solo non è sufficiente.
Luca Boschi (Libera/PS): Se c’è stata quella crisi nel sistema dei partiti nel nostro Paese – e non solo nel nostro paese – è perché c’erano dei comportamenti sbagliati. Stiamo attenti a non riprendere quegli atteggiamenti. La sfida che attende questo Governo è riuscire a trovare una sintesi tra la voglia di stabilità e invece una forte spinta al cambiamento che proponiamo noi e su cui abbiamo basato i nostri quattro anni e mezzo di lavoro nella passata legislatura. La campagna elettorale è finita, la contrapposizione tra continuità e cambiamento può essere sintetizzata in una operazione di responsabilità e adeguamento del paese e dei suoi organismi ad un mondo che è in continuo cambiamento con velocità sempre maggiori.
Manuel Ciavatta (PDCS): Gli elettori hanno premiato la continuità perché in quella continuità hanno trovato sicurezza. Sicurezza che è stata data con correttezza, progettualità, credibilità istituzionale. Non è la continuità in sé, ma la continuità nei risultati che si sono ottenuti e nell’opera che si è svolta. La DC si è presentata inattaccabile sul piano delle competenze, della garanzie da dare al Paese e della professionalità delle persone. I partiti premiati sono quelli che hanno proposto le squadre più competenti e in cui i nostri cittadini maggiormente si riconoscevano. Un aspetto molto importante. La proposta non sarà di centrosinistra o di centrodestra, ma la proposta del Governo. Gli elettori è questo che si aspettano. Una co-responsabilità di una maggioranza ampia, non senza differenze di vedute, ma che ha fatto la scommessa di avere la capacità di trovare una sintesi.
Emanuele Santi (Rete): Credo sia inconfutabile che i cittadini abbiano premiato la coalizione PDCS/AR. Così come ha premiato la coalizione Libera, PS, PSD. Il grande sconfitto è stato il movimento Rete. Penso che il risultato sia dovuto al fatto che agli elettori non sono piaciute le scelte fatte in questi anni. La scelta di fare un Governo innaturale con la DC: questo è stato il viatico per il crollo che abbiamo avuto. Ma ci tengo a ribadire che quella scelta in quel periodo storico andava fatta, quindi la rivendichiamo. Gli elementi che abbiamo a disposizione ci fanno pensare che sia un ritorno al passato piuttosto che un salto in avanti verso qualcosa di nuovo. Faremo opposizione sui contenuti, se ci saranno provvedimenti utili li sosterremo.
Fabio Righi (Domani – Motus Liberi): C’è una situazione seria, che non è stata toccata da altre forze. Noi la portiamo all’attenzione dell’aula perché merita una riflessione. Abbiamo riscontrato che questo è un paese che spesso ha paura: paura di candidarsi, di esprimere un voto, di venire ad una serata pubblica, perché si teme la ritorsione sul luogo di lavoro, nella pubblica amministrazione, etc. Mi viene da dire che la cittadinanza non ha voluto esprimere una posizione, ma ha dovuto. I numeri ci dicono che oggi c’è una coalizione nella quale i rapporti sono stati fin da subito turbolenti. Però nonostante questo con l’aiuto e il sapiente lavoro dell’uomo di sinistra, il compagno consigliere Gian Carlo Venturini, si proietta il Paese verso un Governo che è a traino del partito di sinistra. Lo si fa consapevolmente, anche se sul tavolo c’era la possibilità di fare un Governo di area con programmi più coincidenti. E’ difficile pensare ad una maggioranza programmatica. Siamo molto preoccupati in funzione del momento storico e dei temi che dovranno essere affrontati. Continuità e discontinuità. Continuità… ma non troppo. Vogliamo cambiare l’impostazione di politica estera? Su cosa non diamo continuità? Sui progetti che hanno portato sviluppo? Vogliamo capire qual è la visione del Paese che si vuole portare avanti in questa legislatura e lo faremo vigilando ed essendo duri sulle grandi contraddizioni che già contraddistinguono la maggioranza.
Nicola Renzi (RF): Nella maggioranza di 44 spicca una ricomposizione della lista NPR che si è divisa in due gruppi in cui però spicca il PSD. La Democrazia Cristiana ha dato un senso di sicurezza, di essere un approdo sicuro. E mentre un partito come RF diceva che il debito va maneggiato con cura, evidenziando che stavamo spendendo i soldi delle future generazioni, la DC ha dato una visione completamente diversa, ha detto: signori, state tranquilli, faremo altre tranche, potremo assumere altre persone nella PA, manterremo il nostro tenore di vita. La risposta adesso dovrà essere messa alla prova dei fatti: vedremo in futuro cosa succederà. Spero che la visione stia nel mezzo tra quella che abbiamo espresso e quella troppo ottimistica della DC. Anche RF ha vinto, credo di poterlo dire. Sarà interessante capire che ruolo hanno avuto certi esponenti di siti esteri. E’ vero che ci sono stati vari incontri, anche alla presenza del tenutario di un sito estero: che ruolo ha avuto nella formazione di questo Governo? E’ vero che questi siti esteri sono arrivati fino all’interno delle sedi di partiti e sono stati presenti ad incontri che hanno portato alla formazione della maggioranza? E’ un dato di chiarezza nei confronti della cittadinanza.
Luca Lazzari (PSD): Lei, Zeppa, si interrogava sul tracollo del suo movimento. Rete non si è riposizionato rispetto alla sua radice buona, ma rispetto alla sua narrazione originaria, secondo la quale tutti quelli che non fanno parte di Rete sono dei delinquenti. Quel periodo è finito. Per fare una buona analisi del voto bisogna capire qual è il contesto politico. Siamo in conclusione di un dibattito caratterizzato dall’assenza di conflitto. Qualcuno ha segnalato la fiacchezza della campagna elettorale, ma la legge elettorale non può certo essere in grado di disinnescare tutta l’energia conflittuale che parte dalla politica. C’è un’assenza di conflitto che ha a che fare con la mappa del potere. Dobbiamo ridare centralità al ruolo del Parlamento. Il potere legislativo, quello più vicino al popolo, si è indebolito enormemente. Ci sono poteri non sottoposti al voto e certe volte non sono neppure percettibili. E’ nostro compito regolarli ed equilibrarli. In questo momento siamo deboli, dunque ci risulta difficile litigare tra di noi, perché riconosciamo questa debolezza. Poi c’è una sproporzione numerica. Noi riformatori dovremo fare in modo che la gente possa partecipare al patrimonio collettivo in ragione del diritto liberando l’espressione del voto da una pratica che non è bella. La DC tende a preservare le rendite di posizione, a tenere le porte chiuse, tenendo il Paese in una condizione di arretratezza. Fuori ci sono pericoli, ma anche tante opportunità. Sta a noi riformatori imprimere il coraggio per andare a prendere queste opportunità.
Giuseppe Morganti (Libera/PS): La nostra legge elettorale è un mostro. Un ibrido che genera vincoli di maggioranza che diventano vincoli di coalizione assurdi. I partiti ricercano la propria forza e identità all’interno dell’azione rappresentativa attraverso una modalità proporzionale, poi si trovano vincolati nelle scelte di coalizione. Abbiamo assistito alla polarizzazione del voto. Il famoso sito estero ha fatto sì che l’opinione si spostasse su un versante da un lato, e su un altro versante dall’altro. Questo non va bene. La seconda grande questione ha riguardato la disponibilità di Libera a coalizzarsi insieme al PSD. Libera ha fatto un grosso investimento: chiedo ai compagni di PSD di trovare tutti gli strumenti per incentivare il dialogo e la comprensione tra di noi per arrivare a decisioni comuni. Ma non dobbiamo dimenticare che c’è un 10% dell’elettorato che va considerato. Anche lì c’è molta parte della sinistra che si esprime. Un dialogo con questa parte dell’elettorato deve essere assolutamente svolto.
Francesco Mussoni (PDCS): La campagna elettorale, così come è stata svolta, rifletteva un tentativo di alternativa politica. Invece non è andata così, perché abbiamo dimostrato negli anni di saper governare le situazioni. Se non ci fosse stata la capacità politica di tenere la barra dritta con Covid, problemi finanziari, problemi della giustizia, problemi di bilancio: i sammarinesi hanno premiato questa capacità di produrre dei risultati e dare risposte nell’interesse del Paese. E la capacità di non cadere nell’insidia ideologica. Il tema ideologico è puramente opportunistico. Io credo che noi abbiamo dimostrato questo. Che la politica è politica. Tra le sinistre c’è il PSD che però è stato al Governo. Voi di Motus avete fatto una scelta strategicamente poco umile. Pensavate forse che la DC non avrebbe mantenuto i seggi. Quando vi è stato offerto di lavorare in coalizione, voi non avete voluto partecipare alla continuità della legislatura con gli alleati. E’ stato un atteggiamento presuntuoso. Come presuntuosa è stata la campagna elettorale del Segretario Righi. Avete perso un’opportunità di dare continuità all’azione politica.
Repliche
Gaetano Troina (Domani – Motus Liberi): Va bene tutto, ma le cose vanno raccontate alla cittadinanza come stanno. La scelta di correre da soli è arrivata a seguito di un confronto costante con i nostri iscritti e il nostro coordinamento centrale. E’ una scelta che arriva dalla base del partito.
Fabio Righi (Domani – Motus Liberi): E’ stata fatta una proposta di ingresso nella coalizione. Abbiamo sempre chiarito che il passo della coalizione con un partito di area non può essere un cartello elettorale per riprendere il pallino. Non mi si venga a dire della sindrome di Calimero. E’ quello che pensa sempre di essere accerchiato. C’era un progetto di sviluppo economico? Non lo si è fatto perché qualcuno non lo ha voluto. C’erano investimenti, ma qualcuno non li ha voluti. Sono fatti che appartengono alla storia, si apre la 31esima legislatura. Ma non mi si venga a dire dell’errore politico.
Nicola Renzi (RF): C’è stata l’incapacità della classe politica di allora di chiedersi cosa sarebbe successo quando sarebbe finito il mondo finanziario e bancario. Quella classe politica ha creato danni enormi al paese. In quei meccanismi sono girati dei soldi, se li volete chiamare tangenti fate come volete, questo oggi non può essere dimenticato.
Luca Beccari (PDCS): In questo Paese si parla sempre e solo della riunificazione delle sinistre. Non potete dire che è politicamente troppo forte fare una coalizione, perché avete governato con noi per quattro anni. Non veniteci a dire che si fanno scelte di questo tipo. Il Paese ha fatto una scelta consapevole anche sugli attacchi mediatici. Il mio collega Lonfernini è due mesi che è sotto attacco continuo da parte di una certa stampa.
Gian Carlo Venturini (PDCS): A diversi di coloro che sono intervenuti dà fastidio il risultato della DC. Un risultato che è inequivocabile. Ci hanno detto che siamo dei clientelari. Io credo che faccia piacere alla gente, e ringrazio tutti i cittadini che hanno dato fiducia al nostro partito, hanno premiato la coerenza, la lealtà, il lavoro per il bene del Paese, e non la demagogia.
Enrico Carattoni (RF): E’ vero che con la DC bisogna fare i conti, ma anche con la lista di RF: il risultato ottenuto non si può ignorare. La legislatura nella nuova maggioranza parte con qualche accenno polemico. La DC deve scegliere se avere degli alleati o dei vassalli.
Francesco Mussoni (PDCS): Questa legislatura segnerà, oltre alla verifica delle capacità della maggioranza, spero anche una collaborazione con tutti i partiti, compreso spero anche RF.
Iro Belluzzi (Libera/PS): Terremo la schiena dritta per continuare a combattere e batterci per le questioni che ci hanno caratterizzato. Il fattore umano e professionale ha un grande valore in politica e devo riconoscere a Rf determinate caratteristiche che vanno nell’interesse della collettività.
Teodoro Lonfernini (PDCS): La DC non è il partito egemone. Non capisco perché si deve continuare ad alimentare questa rappresentazione. Per 76 anni di storia la DC può rappresentare il partito a cui tutti quanti possono affidarsi per sicurezza di Governo, rapporti istituzionali. Possiamo definirla un partito-Stato in maniera virtuosa. La campagna è terminata il 9 giugno. La DC è partita da punti fermi nei confronti dei futuri alleati e credo possa esserci piena soddisfazione. Oggi abbiamo una responsabilità più grande: trovare tutte le logiche che possono unire e non che dividono. Unirci attorno ad una proposta. Oggi pomeriggio presenteremo il programma di Governo e da lì dovremo portare al servizio della comunità un vero spirito di cambiamento. Se vi richiamate a valori di riformismo, la DC è pronta e faremo ne sono sicuro un buon lavoro.
Michela Pelliccioni (Domani – Motus Liberi): La priorità è stata quella di non seguire gli ordini di chi era più grande ma fare gli interessi dell’elettorato. L’interesse era quello di guardare alla crescita: crescita che si è determinata.