Consiglio Grande e Generale, report 20 luglio 2020

Consiglio Grande e Generale, report 20 luglio 2020

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE, SESSIONE 20, 21, 22 E 24 LUGLIO

SEDUTA DI LUNEDÌ 20 LUGLIO

La seduta del Consiglio Grande e Generale si apre con la lettura, da parte degli Ecc. Capitani Reggenti, della lettera inviata da una maggioranza dei magistrati del tribunale al Segretario generale del Consiglio d’Europa in cui si esprimono preoccupazioni sull’approvazione della Legge qualificata n.1 del febbraio 2020 sulla composizione del Consiglio Giudiziario. La lettera viene commentata dal Segretario di Stato Massimo Andrea Ugolini: “Una lettera pesante, molto pesante, con tante inesattezze e per come la vedo io parziale. Rappresenta solo una piccola parte rispetto al vulnus generato”. L’origine di quel vulnus, secondo Ugolini, è da ricercare “nella revoca del magistrato dirigente” con cui “si sono generate una serie di astensioni e ricusazioni a catena che hanno mandato in stallo il tribunale. Quell’atto di revoca ha fatto saltare tutti quegli schemi e quel delicatissimo confine tra magistratura e politica”. “Ci sono bassezze che da alcuni magistrati non mi sarei mai aspettato” aggiunge il Segretario di Stato. “Magistrati di questa Repubblica che scrivono al Consiglio d’Europa: un atto forte che non solo scavalca la politica, ma anche tutti i rimedi interni che il nostro ordinamento prevede”. Mi viene da chiedere: perché nella lettera non viene fatto riferimento alla ‘legge Guzzetta’?” si domanda Ugolini.“Le minacce a questo Paese non piacciono: questo Governo ha la volontà che tutti i processi arrivino a conclusione, Conto Mazzini, etc”. Il CGG viene quindi sospeso per riprendere alle 15.

Nella seduta pomeridiana il Comma 1 (Comunicazioni) si apre con il dibattito sulla lettera dei magistrati e la querelle tra maggioranza e opposizione. “Va riconosciuto che i problemi della giustizia non sono iniziati tre anni fa, ma molto tempo fa – dice Giovanni Maria Zonzini (Rete) -. Determinate persone hanno goduto della più totale impunità mentre veniva punito chi a questi poteri si opponeva e non voleva chinare la testa. Quello status quo è giusto che sia finito e non si può pensare – lo dico a entrambe le parti del Parlamento – di compiere una restaurazione”. “Mi sento di esprimere solidarietà al collega perché ha avuto la libertà di smarcarsi non trovandosi d’accordo” dice Michele Muratori (Libera), riferendosi a Iro Belluzzi. Quindi un appunto sulle denunce ad esponenti di Rete. “Mettere i propri fedeli ai vertici dell’amministrazione pubblica e poi farsi togliere le denunce? Le coincidenze sono tantissime e puzzano di non coincidenze. Siamo di fronte all’ennesimo sceneggiato tratto dal marchese del Grillo”. “Viene invocato il rispetto della Commissione di Venezia – osserva Gian Nicola Berti (Npr) -. Vorrei ricordare che tre anni fa sono partite delle denunce alla Commissione di Venezia. Singolare che in tre anni ci sia stato un capovolgimento di fronte: tre anni fa chi ignorava quei principi oggi li invoca”. “La prima domanda che mi faccio è: quale posizione terrà Rf davanti a questa lettera dato che nella passata legislatura si riteneva che potevano esserci dei possibili reati?” si interroga Alessandro Cardelli (Pdcs). Filippo Tamagnini (Pdcs) torna sulle dimissioni dalla Commissione. “Non voglio che maggioranza e Governo debbano sentirsi contrastati o frenati dal mio voto. E’ giusto rimettere il mandato quando non c’è sintonia di intenti. Soprattutto quando questo produce giudizi o pregiudizi sulle persone”. Miriam Farinelli (Rf) parla di “colpo di mano fallito in Consiglio Giudiziario Plenario” e di “aggressione alla giustizia”. Per Matteo Ciacci (Libera) “non possiamo derubricare la lettera come atto vendicativo, ma dobbiamo interrogarci perché siamo arrivati a questo punto. Dobbiamo assolutamente evitare di isolare il nostro Paese rispetto ad organismi internazionali”. Secondo Pasquale Valentini (Pdcs) il primo passo da compiere per la risoluzione delle criticità è “riconoscere che all’origine di questa vicenda c’è stata una prevaricazione che ha portato a cascata a tutto il resto”. Il Segretario di Stato Andrea Belluzzi definisce la missiva “un atto politico”. “La gravità – aggiunge – consiste nel fatto che un atto irrituale reca anche il timbro della cancelleria del tribunale amministrativo, gli dà una veste istituzionale e non privata”. Gloria Arcangeloni (Rete) chiede “a Renzi e Rf di avere maggiore onestà intellettuale evitando affermazioni lontane dal vero”. Fernando Bindi (Rf) si rivolge alla maggioranza. “Mettete via la clava, e cominciamo ad esaminare i fatti. Vi do come data il 2013, 2014: ci spiegherete perché un magistrato è stato mandato in esilio”. Il Segretario di Stato Teodoro Lonfernini va all’attacco dell’opposizione. “Per nominare determinate persone avete modificato leggi dell’ordinamento giudiziario che prevedevano requisiti che oggi non ci sono più. Ci dobbiamo vergognare per il livello che negli ultimi anni abbiamo raggiunto: Commissari della legge che si denunciano l’uno con l’altro. Commissari della legge che tutela interessi particolari. Questo non è un attacco preciso al sistema del nostro Paese?”

Di seguito una sintesi degli interventi

Comma 1

Segretario di Stato Massimo Andrea Ugolini: Tre anni or sono la politica, con la revoca dell’incaricato alla dottoressa Pierfelici, anziché cercare di stemperare i toni ha scelto di scatenare un conflitto all’interno della magistratura. La cosa da sottolineare è che con quella revoca all’interno di quell’ordine del giorno del magistrato dirigente si sono generate una serie di astensioni e ricusazioni a catena che hanno mandato in stallo il tribunale tanto che anche il Collegio Garante ha richiamato la politica. Quell’atto di revoca ha fatto saltare tutti quegli schemi e quel delicatissimo confine tra magistratura e politica. Porteremo tutto all”evidenza del Consiglio d’Europa ma partendo dall’inizio. Abbiamo ereditato una giustizia con i nervi a pezzi e che vive un clima pesantissimo. Abbiamo avvocati che hanno timore di accompagnare gli assistiti in tribunale. Mi viene da chiedere: perché nella lettera non viene fatto riferimento alla ‘legge Guzzetta’? La stagione del dirigente esterno l’ha inaugurata la passata legislatura. Sono stati conferiti dei poteri. Sappiamo chi ha scelto quel dirigente e come lo ha scelto. C’erano dei criteri che erano estremamente tirati. Il clima in questi tre anni all’interno del tribunale è migliorato? Le preoccupazioni che abbiamo sono molto forti. Leggendo questa missiva sono veramente allibito. Faccio un richiamo forte al rispetto istituzionale. In altri tempi scatenare un conflitto di attribuzione avverso la Reggenza avrebbe sollevato tantissima indignazione, invece in questo momento va tutto bene. Magistrati di questa Repubblica che scrivono al Consiglio d’Europa: un atto forte che non solo scavalca la politica, ma anche tutti i rimedi interni che il nostro ordinamento prevede. Una lettera pesante, molto pesante, con tante inesattezze e per come la vedo io parziale. Rappresenta solo una piccola parte rispetto al vulnus generato. Ci sono bassezze che da alcuni magistrati non mi sarei mai aspettato. Stamani mi è arrivata richiesta di convocazione di un nuovo Consiglio Giudiziario Ordinario dove si mette in discussione anche l’Ecc. Reggenza. Credo veramente che le istituzioni o si rispettano o altrimenti vale tutto e quando vale tutto non è un bel segnale. Venendo al Consiglio Giudiziario Plenario: è stato molto lungo e al netto di ore di dibattito si era proposto un Odg. Non si è nemmeno determinato nulla, ma qualcuno si è già attivato per mandare tutto al di fuori dei nostri confini. Alcune affermazioni sono state veramente inaccettabili. Le minacce a questo Paese non piacciono: questo Governo ha la volontà che tutti i processi arrivino a conclusione, Conto Mazzini, etc. Qualora si verificherà la vacanza di qualche giudice in determinati processi, andrà sospesa la prescrizione di quei reati.

La seduta viene sospesa per essere aggiornata alle 15

Giovanni Maria Zonzini (Rete): Nel nostro tribunale c’è una situazione insostenibile. Io non sono un pasdaran né dell’una né dell’altra parte. Ma va riconosciuto che i problemi della giustizia non sono iniziati tre anni fa, ma molto tempo fa. Determinate persone hanno goduto della più totale impunità mentre veniva punito chi a questi poteri si opponeva e non voleva chinare la testa. Sarebbe interessante andare a vedere tutti gli esposti al mondo politico e bancario in che modo sono stati seppelliti. Ci sono poteri che hanno goduto e godono tutt’ora della totale impunità. Situazione che non è sostenibile. La cacciata dell’ex magistrato dirigente ha rotto un equilibrio che si era venuto a creare e ha causato la guerriglia. Ma l’equilibrio che c’era fino a quel giorno non era l’equilibrio che vorrei in questo Paese. Quello status quo è giusto che sia finito e non si può pensare – lo dico a entrambe le parti del Parlamento – di compiere una restaurazione. E’ un atto che va contro gli interessi del Paese. Di fronte alla restaurazione io non ci starò. La lettera al Consiglio d’Europa è in alcuni tratti discutibili soprattutto nei chiari attacchi alla Reggenza in carica. Scorretto bacchettare questo Parlamento per i pareri che esprime. Sono libero di esprimere come meglio ritengo e non accetterò che ci venga detto cosa possiamo e non possiamo dire. I magistrati lamentano un’ingerenza della politica in tribunale. Io lamento l’ingerenza delle correnti giudiziarie nella politica. Le lotte giudiziarie si sono trasferite in quest’Aula. Guerre che non dovrebbero coinvolgere la politica. Il Governo deve immediatamente procedere avviando una Commissione per dare inizio a un nuovo impianto di procedura penale che si adegui alle normative europee. Dobbiamo avviare una riforma organica, completa, che possa mettere pace anche internamente in tribunale. Iro Belluzzi è un collega di maggioranza e ciascuno ha la più ampia libertà di mandato. Non entrerò nel merito della sua decisione, ma voglio dire che la rispetto e deve essere lui a decidere se rimanere in quell’organo, nessuno ha intenzione di forzarlo.

Michele Muratori (Libera): Sono sicuro, Zonzini, che lei si ritiene una persona libera, ma non posso dire lo stesso dei suoi colleghi di partito e della maggioranza. Inutile prenderci in giro. Questa coalizione nasce perché sposava una determinata fazione. Libera non è stata voluta perché era ‘libera’. Noi abbiamo sempre agito contro le forzature. I problemi con gli organismi internazionali avrebbero un impatto deflagrante sulle politiche interne del nostro Paese. Ci è pervenuta questa lettera con un significativo ritardo. Non voglio addentrarmi nella questione del Consiglio Giudiziario Plenario. Ciò che è scaturito da quella votazione con l’eccessiva strumentalizzazione del voto di un vostro consigliere di maggioranza: voglio condividere con voi che mi fa strano che in mesi di Governo non avete trovato un minimo di convergenza facendo passare qualsiasi tema, ma su questo tema si è creato un polverone del genere. D’altra parte è chiaro, già con le dimissioni dello stimato collega Tamagnini, che chi non è in linea viene accompagnato alla porta e invitato a dimettersi. Mi sento di esprimere solidarietà al collega perché ha avuto la libertà di smarcarsi non trovandosi d’accordo. La vicenda di Cassa di Risparmio. Mettere i propri fedeli ai vertici dell’amministrazione pubblica e poi farsi togliere le denunce? Le coincidenze sono tantissime e puzzano di non coincidenze. Dovete dirmi che cosa intende con il vostro ultimo comunicato. Noi cittadini in una situazione analoga, lei Segretario ha usato dei mezzucci per non andarci. Io pretenderei di essere giudicato se avessi commesso un reato. Siamo di fronte all’ennesimo sceneggiato tratto dal marchese del Grillo.

Gian Nicola Berti (Npr): Viene invocato il rispetto della Commissione di Venezia. Vorrei ricordare che tre anni fa sono partite delle denunce alla Commissione di Venezia nella derisione dell’ex maggioranza. Singolare che in tre anni ci sia stato un capovolgimento di fronte: tre anni fa chi ignorava quei principi oggi li invoca. Cosa vorrei riportare? Nell’Odg si chiedeva di confermare le delibere adottate all’unanimità riguardanti gli uditori. E’ arrivata questa lettera che mi fa pensare che tutto fosse assolutamente pianificato dall’inizio. Lunghi passaggi di vari giudici – che è bene ricordarlo non risiedono a San Marino – che sono tutti consapevoli della situazione di Iro Belluzzi e la inseriscono nella loro lettera. Forse si aspettavano che questa maggioranza facesse revoche di altro genere. Questa lettera è una salva di cannone che farà tanto botto ma non porterà da nessuna parte. Non è il primo esposto che va alla Cedu. Qui si mettono a disposizione gli esposti affinché tutti giornalisti li conoscano. Che ne è stato degli esposti presentati da Marco Gatti nella passata legislatura? Io una risposta ce l’ho. Nicola Renzi non vuole che si faccia il Mazzini. Una parte della politica non vuole che la giustizia funzioni. Certi affaristi oltre ad avere politici nel portare avanti le istanze dispongono anche di giudici che portano avanti le istanze. Non saremmo arrivati a questa situazione se avessimo avuto un briciolo del settore penale del nostro tribunale che funzionasse.

William Casali (Pdcs): Voglio soffermarmi sulla figura del dirigente Guzzetta. Sarebbe stato meglio cercare un via interna con gli organismi preposti, ma nella lettera non ci sono riferimenti in questo senso. Abbiamo preso atto della disinvoltura del nostro dirigente nell’apostrofare le istituzioni italiane, creando imbarazzo tra gli Stati. Certe affermazioni dovrebbero far riflettere tutti noi e sicuramente hanno fatto preoccupare molti dei nostri cittadini.

Alessandro Cardelli (Pdcs): Queste dichiarazioni che ho letto sono considerazioni politiche della scorsa maggioranza con riferimento alle lettere che Marco Gatti fece all’Assemblea del Consiglio d’Europa. Segnalazione che nasce dalla illegittima rimozione del magistrato dirigente. Fu attaccato pesantemente il consigliere Marco Gatti perché in qualità di parlamentare aveva segnalato ad un organismo politico di cui faceva parte delle gravi illegittimità. La prima domanda che mi faccio oggi: quale posizione terrà Rf davanti a questa lettera dato che quella volta si riteneva che potevano esserci dei possibili reati? Perché allora non venne fatta una segnalazione da parte dei magistrati, posto che possano farlo? Gran parte di chi oggi sottoscrive la lettera era tra chi aveva appoggiato l’Odg di rimozione del dirigente. Il tribunale non è più credibile. Se un giudice non ha fiducia nella giustizia sammarinese come può averla un cittadino? Mi sarei aspettato una posizione molto diversa soprattutto da persone che fanno dell’equilibrio un principio cardine. Si attacca addirittura la Reggenza. Una posizione così netta contro questa maggioranza possono far pensare a una grave inimicizia politica. Denunciare pubblicamente le cose scritte in questi documento: molto grave che la magistratura si sostituisca alla politica. Si dice che quella legge interviene sui processi in corso. Non è vero. La legge non interviene su nessun processo in corso. Quella legge incide sulla composizione di un organo, sancendo un principio: chi ha un ruolo determinato non può entrato nell’organo che dovrà valutare la sua riconferma.

Giuseppe Maria Morganti (Libera): E’ possibile muoversi per verificare la capacità e la funzionalità di queste figure attraverso un semplice strumento: il sindacato. Noi qua vogliamo stravolgere le cose. Questa maggioranza si è messa di buona lena nello stravolgere le cose. Interviene a gamba tesa nell’organizzazione del lavoro della magistratura: una cosa inopportuna che mi occupo sia frutto di uno sbandamento temporaneo. Il rischio di arrivare a conseguenza gravi è dietro l’angolo. Non trovo giusto che questa maggioranza agisca in questa dimensione per risolvere un vecchio caso. Non si è mandato a casa un giudice: questo non è successo. I poteri in capo a quel giudice sono rimasti completamente intatti. Si sono solamente modificate le dinamiche organizzative all’interno della gestione della giustizia. Si diceva che le deliberazioni di quell’organo sarebbero state rimesse a ad un organo successivo. Cosa sarebbe successo? Non mi spiego il motivo dell’unanimità. Vorrei dire di più. Tutte le deliberazioni svolte da questi magistrati nel periodo intercorso come sarebbero state giudicate? Quali effetti potevano essere rivisti all’interno di un’azione? E’ tutto il paese che diventa oggetto di fortissima critica da parte di questi organi. Ma il Consiglio d’Europa non è solo un’assemblea dove agiscono i politici. E’ anche Corte europea e ci sono magistrati di altissimo spessore. Nel nostro gruppo si è discussa la possibilità di fare una mozione nei confronti del Segretario alla Giustizia. Lei deve essere un uomo di equilibrio. Non può essere così squilibrato nelle sue affermazioni. Parlare male dei magistrati non va bene. Se ha dei dubbi agisca attraverso il sindacato.

Segretario di Stato Elena Tonnini: La lettera non va a sottolineare come nel Plenario vi erano un periodo in cui si riusciva a superare le divisioni parziali. Poi non si è cercata più l’unanimità cercando di favorire una parte. Di questo si dibatte da tre anni. Forse il quadro sulla giustizia è più ampio di come è stato dipinto da quella lettera. C’è stato bisogno di una interpretazione autentica per ristabilire ciò che già c’era prima, l’equilibrio dei poteri e l’indipendenza della magistratura. Noi stiamo cercando di risolvere il problema e non avevamo dubbi che ci sarebbero state resistenze. Semmai c’è da preoccuparsi dell’attività di chi rivolgendosi all’esterno non accetta venga ristabilita la separazione dei poteri. Si è poi gridato allo scandalo, dicendo che non ciò che è successo si è scongiurato uno stravolgimento. Ma ciò che è emerge è che l’unica votazione riguardava la nomina degli uditori commissariali. Da quando Guzzetta ricopre il ruolo di dirigente, le tensioni tra i magistrati si sono attenuate o state esacerbate, l’operatività del tribunale è migliorata? Chi deve garantire l’equilibrio tra poteri dovrebbe anche preoccuparsi di ricostruire i fatti in maniera equilibrata e completa. Dovrebbe tenere conto dei percorsi costituzionali come il coinvolgimento del Collegio Garante, bypassato. L’impegno della maggioranza deve andare verso il ripristino dell’imparzialità del tribunale anche attraverso riforme e confronto con organismi internazionali.

Filippo Tamagnini (Pdcs): Non voglio che maggioranza e Governo debbano sentirsi contrastati o frenati dal mio voto. E’ giusto rimettere il mandato quando non c’è sintonia di intenti. Soprattutto quando questo produce giudizi o pregiudizi sulle persone. Dimissioni non richieste, ma solo frutto del mio modo di intendere il servizio politico. Voglio esprimere i miei giudizi e non costringendo qualcuno. Si fa strada la convinzione che il Consiglio Giudiziario sia un organo di autogoverno della magistratura stessa autorizzato a compiere gli atti di rappresentanza della magistratura. Da questa interpretazione si desume che è lecito revocare l’incarico del magistrato dirigente. Così come è lecito poter discutere all’interno del Consiglio la sua composizione, Un esempio possiamo trarlo dal parallelo con il Cgg. Non credo che il consigliere Belluzzi meriti i giudizi espressi su di lui. Anche io sono stato tirato in ballo, ma vi assicuro che non ho accordi con nessuno. Occorre che si faccia nuovamente spazio ad un clima di fiducia. Non siamo di fronte a una querelle tra avversari politici, ma a una lotta tra organi dello Stato. Serve la disponibilità sincera ed espressa di tutti.

Paolo Rondelli (Rete): Il mio obiettivo è sempre stato quello di operare nell’ascolto di tutti e nella limpidezza di pensiero. Mi trovo dubbioso quando parole come quelle riportate da un sito. Non mi sento parte di un Paese che si definisce enclave di un altro. Un grosso scivolone da parte del professor Guzzetta. Poi mi lascia perplesso un altro fatto. Quello che un dirigente di un ufficio pubblico prende le parti di uno schieramento. Ho diretto vari uffici pubblici e ci sono state persone che mi stavano più o meno simpatiche ma lo scopo dovrebbe essere mettere tutti quanti nelle condizioni di lavorare al meglio. Non prendendo una posizione piuttosto che l’altra. Ci sono magistrati che rivolgono parole poco carine nei confronti di un loro collega sammarinese che per loro ha un’onta, essere figlio di un consigliere. Come se fossimo in un sistema dove ogni persona è espressione del capofamiglia. Cose che mi lasciano perplesso. Ho vari fascicoli in tribunale: alcuni non si sono mai spostati dalla scrivania del magistrato. Un’altra sentenza mi ha visto vittorioso in primo grado. Se all’interno del tribunale i professionisti continueranno ad esercitare la notte dei lunghi coltelli, noi potremo lavorare giorno e notte ma questa situazione continuerà. Credo e mi auguro che il dirigente pro tempo voglia anzitutto fare questo: lasciare uno schieramento e uscire con una posizione univoca: quella del bene del paese. Mi interessa che i cittadini abbiano un binario univoco. Fermo restando che ci sono alcune situazioni come Conto Mazzini che devono andare avanti celermente.

Matteo Ciacci (Libera): Non si può pensare di fare tabula rasa di quello che è stato ma bisogna ragionare con equilibrio per fare dei passi in avanti. Il vulnus iniziale di questa legislatura è stata una legge con cui si creeranno altre tensioni. Una lettera di 10 giudici che – a torto o ragione – interpellano il Consiglio d’Europa, non possiamo derubricarla come atto vendicativo, ma dobbiamo interrogarci perché siamo arrivati a questo punto. Dobbiamo assolutamente evitare di isolare il nostro Paese rispetto ad organismi internazionali ai quali dovremmo essere fieri di partecipare. Non possiamo partire dalla difesa precostruita di interessi particolari. Questo Comma è diventato l’ennesimo comma giustizia. Le parole però ormai sono terminate. Servono atti da parte di chi non si riconosce più in un’azione che produce conseguenze negative per il Paese. Per fare una buona politica ribadiamo ancora una volta il nostro contributo, altrimenti saremo aspramente critici. L’atteggiamento del Segretario è stato troppo di parte. Si sganci, non sia di parte. Lei è il Segretario di tutti.

Gerardo Giovagnoli (Npr): Anche in questa occasione dobbiamo con una grande confusione di ruoli occuparci di giustizia. Emerge una specie di deragliamento di quelli che sono gli scopi e le attribuzioni date al Parlamento e al tribunale. Un dirigente che dovrebbe essere il garante di tutti ha firmato un documento non sottoscritto da tutti. C’è questa scenografia che ci inchioda a fare la guerra su questa vicenda per partito preso. Dobbiamo ritornare con tranquillità a svolgere ognuno il proprio ruolo. Non è concepibile continuare a dire che un solo caso debba avere la priorità. Non c’è mica solo il Conto Mazzini. Ci prodighiamo nel ripete che quel processo deve arrivare a conclusione rapidamente, come tutti gli altri. Bisogna trovare delle formule che hanno a che fare con il mestiere della politica che è riformare le leggi. Con un occhio rivolto al futuro e agli stessi organismi su cui adesso di fa leva, di cui dobbiamo tenere conto nel momento in cui scriviamo le leggi. Cercare di avere un’ottica più larga e non che abbia a che fare con il giudizio morbose sulle persone, come se alcuni fossero ottimati e altri no.

Miriam Farinelli (Rf): Il colpo di mano fallito il Consiglio Giudiziario Plenario e poi la lettera dei magistrati sono le ultime vicende che hanno caratterizzato la questione giustizia. L’aggressione della maggioranza al tribunale, iniziata nella legislatura scorsa e proseguita anche oggi, era stata preannunciata dall’esternazione di un ex potente, sulla quale la maggioranza non ha mai speso un solo commento. Spiccano le perle dell’efficacia retroattiva della legge qualificata e il viaggio del Segretario a Perugia. Mi piacerebbe capire perché la lettera non è stata recapitata ai consiglieri venerdì scorso. Ho letto che la questione giustizia sarebbe nata con la questione Titoli. La questione giustizia è nata in Commissione Affari di Giustizia con le affermazioni dell’ex magistrato dirigente che poi hanno portato alla sua delegittimazione. Sui Titoli Demeter c’è un’indagine del tribunale affidata a uno degli eroi di questa maggioranza che ad oggi non è stata ancora chiusa e ha prodotto un’ordinanza oggetto di molte speculazioni. Credo che le conclusioni debbano essere dei consiglieri che chiedono e non del Governo o di una Banca Centrale che secreta le informazioni dovute. C’è un presidente la cui presenza in Banca Centrale è un mistero protetto dalla privacy. A una richiesta di interpellanza sul tema, si oppone il segreto. Anche la presenza dei presidenti delle aziende pubbliche alle riunioni dei Cda sono coperte da segreto di stato? Tutto questo è ridicolo. Ricordiamo che l’ente di cui ha legale rappresentanza il presidente è a San Marino. Un presidente fuori sede non è il massimo considerando la prossima emissione obbligazionaria. Meraviglia che un Governo composto dai paladini della trasparenza risponda con parole come privacy, riservatezza, etc.

Pasquale Valentini (Pdcs): Quella lettera è gravissima nei contenuti. E’ parziale. Il ricorso diretto che viene fatto si inserisce nelle prevaricazioni che stiamo vivendo. A capo dello Stato c’è una Reggenza che è sopra tutti e tre i poteri e ha il compito di farli dialogare, ma possono dialogare se si autolimitano e restano nell’alveo delle loro funzioni. Ci vuole un Organo che non sia il Parlamento che giudici quanto c’è stato di illegittimo. Allora cosa fare in questa situazione? Forse ripeto cose che ho già detto ma che ho sentito anche oggi. Primo: bisogna riconoscere che all’origine di questa vicenda c’è stata una prevaricazione che ha portato a cascata a tutto questo. Il clima che dobbiamo ritrovare: tutte queste cose non possono partire da una sottovalutazione di quel che è stato. Quel che è stato è stato gravissimo. Abbiamo portato organismi a fare quello che non dovevano fare. Nel Consiglio Giudiziario togati e non togati sono uguali. Non hanno due poteri diversi. Dire: facciamo questa cosa perché ce l’hanno detto i giudici non va bene. Lì i giudici si devono incontrare con l’istituzione. Bisogna che il primo atto che ancora non siamo riusciti a fare è riconoscere lo stato di gravità in cui è la giustizia perché c’è stata una scia di prevaricazioni in questo senso. Il secondo atto: a fronte di questo ci sia la disponibilità a mettersi il più possibile insieme. Se non ci si mette insieme, domandandosi: ma cosa vogliamo che sia l’amministrazione della giustizia e in cosa dobbiamo fare un passo indietro? Si dovrebbe riuscire a fare un passo in avanti dicendo che abbiamo ereditato un vulunus che va rivisto ma possiamo farlo solo riconoscendo che c’è stato e come uscire nel rispetto

Segretario di Stato Andrea Belluzzi: Quello che doveva essere un Comma ordinario è diventato un comma sulla giustizia. Chi ha voluto che diventasse questo? Chi ha trasmesso la lettera e ha chiesto che fosse condivisa. Lettera che i Capitanti Reggenti hanno letto in apertura. Credo che la cittadinanza debba capire cosa sta succedendo: che stiamo discutendo tutto il giorno su un documento a firma di 9 magistrati del nostro tribunale e del loro dirigente. Chi è intervenuto prima di me ha sottolineato la gravità di questa lettera. La gravità consiste nel fatto che un atto irrituale, politico, a firma di magistrati, ma che reca anche il timbro della cancelleria del tribunale amministrativo, gli dà una veste istituzionale e non privata. Fino ad oggi il dibattito era rimasto interno, questo atto lo fa debordare violentemente all’esterno. Vi invito a prendere in considerazione l’allegato 3. Vi era la volontà preordinata di arrivare a questo. Il percorso era già attivato. L’allegato evidenzia che la volontà di ricorrere si era già tentata di attuarla. Questo è un atto politico. Addirittura si va a censurare la parentela di un magistrato. Esprime opinioni politiche nei confronti di un organismo internazionale. Stiamo giocando nel campo della politica, in cui entra la magistratura. Questo lo critico. E’ un errore. Dobbiamo iniziare a riconoscere che c’è un peccato originale. Quel vulnus risale al 2017: da lì in avanti si è innescata una strada che ha portato una serie di problematiche. Quello è il problema. E’ la magistratura a dover riconoscere di essere uscita dall’alveo. Come si risolve? Bisogna tornare su quel bivio. Ma poi occorre riformare anche l’ordinamento giudiziario. Riformeremo in maniera radicale tenuto conto della nostra peculiarità.

Francesca Civerchia (Pdcs): Oggi vorrei utilizzare questo Comma per portare all’attenzione dell’aula alcune considerazioni su quanto accaduto in merito alla strumentalizzazione politica. Stiamo attraversando un momento delicato e difficile per il Paese. Grazie però alla collaborazione e abnegazione di tutti il Paese ha potuto superare il Covid. Però ora il Paese necessita di interventi sostanziali. Oggi c’è qualcuno che spera che il Paese fallisca solo per rivendicazioni personali. Stiamo assistendo a una deriva dell’informazione nei confronti della cittadinanza. L’opposizione sta usando ogni mezzo per manipolare la cittadinanza ergendosi a paladina della patria dimenticandosi a cosa ha fatto nella scorsa legislatura. Usa l’informazione mettendo a repentaglio la credibilità e l’immagine della nostra Repubblica, esponendo San Marino alla speculazione giornalistica italiana: un atto ignobile. Sull’articolo del Fatto Quotidiano abbiamo assistito all’accostamento al Titanic. San Marino viene presentata come patria della finanza sporca, un Eldorado degli evasori ma ci siamo dimenticati gli anni di duro lavoro per smarcarci da questa modalità. E’ stato fatto un grande sforzo. Moltissimi protagonisti dello sforzo fatto per la nostra dignità. I sammarinesi nella salvaguardia del Paese non dimenticano. Per quel che riguarda la giustizia mi permetto di dire solo due parole. Stiamo scrivendo le pagine più importanti della nostra Repubblica dai fatti di Rovereta. Oggi più che mai è bene che il popolo conosca la verità ovvero chi siano i veri responsabili che hanno portato il Paese in questa situazione. Quando si raccontano i fatti, vanno raccontati dall’inizio alla fine: il rischio è di raccontare una mezza verità. Esigo che in questo Stato viga il principio della certezza del diritto.

Gloria Arcangeloni (Rete): Siamo in quest’Aula al servizio dei cittadini. Lo spettacolo che va in scena è imbarazzante. Mezze verità non sono più accettabili. Come si può credere che Rf non si sia mai prestata a strumentalizzazioni politiche a discapito dell’immagine del Paese e del Paese stesso? Pensate non ci si ricordi delle manovre di dubbia moralità nella passata legislatura? Davvero pensate non ci si ricordi del Commissariamento di Asset? La svendita degli Npl? Infiltrazioni e interessi personali tali da far saltare il magistrato dirigente. Anche qui è giusto fare un po’ di chiarezza. Affermazioni fanno male, ma non a Rete bensì al Paese. Creano confusione. Se per questa volta la scelta fatta su Cassa di Risparmio possa essere utile alla Banca? Capisco che possa essere difficile capire che le cose possono essere fatte diversamente. Per chi è colluso è normale vedere collusione ovunque. Per questo chiedo a Renzi e Rf di avere maggiore onestà intellettuale evitando affermazioni lontane dal vero. Basta con la politica dell’insulto e delle falsità. Ricordiamoci come siamo giunti a questa situazione.

Alessandro Bevitori (Libera): Sarebbe bello parlare di iniziative per tutelare il Paese dopo la crisi già prima del Covid. Nessuno di Libera ambisce a posti di Governo. Ribadisco che Libera ha fornito nella passata legislatura un’occasione più unica che rara di poter portare alla costituzione di un Governo di scopo per risolvere i problemi che oggi ci troviamo a discutere in malo modo. Voi state facendo peggio. Avete criticato il metodo Rf, che anche noi con l’interruzione della legislatura non abbiamo più condiviso. Non è il modo per ottenere risultati, ma voi state utilizzando lo stesso sistema in maniera ancora più forte e violenta. Le ripercussioni saranno devastanti. Inutile che andiamo a parlare del programma 2030, ma in questo modo non arriveremo allo scopo. L’unica soluzione per i problemi della giustizia è quello che abbiamo chiamato tavolo istituzionale. Altre soluzioni non ci sono e così il Paese non ne uscirà.

Fernando Bindi (Rf): Non credo ci si debba scandalizzare di queste corrispondenze. Nel momento in cui si entra in organismi europei sovranazionali è normale che se ne rispettino le regole che hanno alcune caratteristiche. Dobbiamo spogliare questi atti dagli attentati alla Repubblica. Io sono molto vicini a chi ha la schiena dritta e risponde alla coscienza. Non so se queste cose sono giuste o sbagliate ma sono scritte e firmate e quindi qualcuno la faccia ce l’ha messa. Quanto alla questione se i magistrati dirigenti possono essere sollevati dall’incarico o meno, è chiaro che o la legge si esprime con chiarezza ma se non si esprime la mancanza di fiducia rende impossibile la continuazione di un certo tipo di rapporto. Io leggo i fatti. La legge del 1992 è stata una rivoluzione malamente digerita perché entrava in funzione una prima separazione dei poteri in maniera chiara. Ecco perché anche qui bisognerà cominciare a dire che non è iniziata con la politica, quando un problema interno di relazioni impropriamente è stato buttato dentro la politica. Fate fatica a raccontare che quella è soltanto una interpretazione. Quanto alla retroattività, è quello il vulnus vero. Volete collaborare su un tema così delicato? Mettete via la clava, e cominciamo ad esaminare i fatti. Vi do come data il 2013, 2014: ci spiegherete perché un magistrato è stato mandato in esilio. Ci spiegherete tutta la vicenda della materia che stava nei cassetti e che improvvisamente uscì fuori. Perché oggi avete inventato quella soluzione, che è buffa-

Segretario di Stato Teodoro Lonfernini: Un livello di cortocircuito insostenibile nel nostro Paese. Il livello che abbiamo raggiunto in Aula è talmente basso che rischiamo di stare a quel livello in termini di concorrenza. Cercherò di seguire la saggezza nell’esplicitare alcune circostanze. Ragazza straniera di 18 investita, deceduta: del fascicolo aperto non se ne sa più nulla. Non c’è stata indagine o informativa. Chi teneva quell’udienza ha dovuto constatare tutto questo. Atti giudiziari che diventano veline giornalistiche prima di divenire sentenze pubblicate. Atti secretati che finiscono in giornali e le denunce diventano archiviazioni. Denunce tra gli stessi colleghi commissari della legge. Pensate che bel clima vige in quell’ambiente. Giudizi civili che avanzano con una lentezza che non hanno nulla a che vedere con le circostanze del nostro tribunale unico. Fascicoli aperti che finiscono in archiviazione come se nulla fosse. Segretari di Stato richiamati a giudizio nel momento in cui giurano. Interpellanze e informative cadute nel vuoto. E’ questa la giustizia che vogliamo? Io credo proprio di no. La risposta deve essere di no. Se non guardiamo a quel livello più alto, è normale che non saremo mai noi i generatori di determinate politiche. Come possiamo trovare a tutti gli effetti una giustizia più giusta? Solo con le carte e le norme. Anche in questo caso ho ascoltato una serie di interventi troppo poco informati. Avete modificato leggi dell’ordinamento giudiziario per indicare in determinati uffici persone che avevate scelto. Per nominarle avete modificato leggi dell’ordinamento giudiziario che prevedevano requisiti che oggi non ci sono più. Il prof Guzzetta manca dei requisiti essenziali. L’ho sostenuto in interi dibattiti ma voi ve ne siete fregati. In merito a quella distrazione voluta avete creato l’ennesimo cortocircuito. Ci siamo dimenticati completamente di chi ha operato in maniera serie e credibile: uomini che hanno fatto veramente la storia all’interno del nostro diritto e del nostro Paese. Ci dobbiamo vergognare per il livello che negli ultimi anni abbiamo raggiunto: Commissari della legge che si denunciano l’uno con l’altro. Commissari della legge che tutela interessi particolari. Questo non è un attacco preciso al sistema del nostro Paese?

 

San Marino News Agency

 

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