Consiglio Grande e Generale. Seduta del mattino. 20 luglio 2016. SMNA

Consiglio Grande e Generale. Seduta del mattino. 20 luglio 2016. SMNA

COMUNICATO
STAMPA

CONSIGLIO
GRANDE E GENERALE 18-21 LUGLIO

MERCOLEDI’
20 LUGLIO- Seduta della mattina

In mattinata il Consiglio Grande e Generale termina l’esame
del Progetto di legge “Modifiche al decreto delegato 3 novembre
2015 n. 162” (che nella versione all’ordine del giorno si chiamava
“Modifiche ed integrazioni alla Legge 27 giugno 2013 n.71-Legge in
materia di sostegno allo sviluppo economico). Il provvedimento viene
licenziato dopo un lungo dibattito con
36 voti favorevoli,
13 contrari e 3 astenuti.

Nel corso dell’esame dell’articolato, viene approvato l
‘emendamento
all’articolo 1 presentato da Pdcs, Ap e Psd che, tra l’altro,
modifica il nome del provvedimento. Respinti, invece, gli emendamenti
presentati da Rete, Pedini Amati, Lazzari e Civico 10. Concluso il
comma 21, l’Aula riprende l’esame del comma 25, con il passaggio in
prima lettura del progetto di legge “Sistema normativo a
sostegno delle imprese del Parco Scientifico e Tecnologico”,
iniziato nel pomeriggio di ieri e sospeso per analizzare il comma
precedente.
I lavori si interrompono durante il dibattito al
comma 26, progetto di legge “Legge sul diritto allo studio”,
in prima lettura.

Di seguito un estratto degli interventi in seduta di questa
mattina.

Comma 21 Progetto di legge “Modifiche ed integrazioni alla
Legge 27 giugno 2013 n.71 (Legge in materia di sostegno allo sviluppo
economico)” (I lettura)

Francesca Michelotti, SuNon entro nel merito dei
contenuti, lo faremo durante l’esame dell’articolato. Si pone un
problema di coscienza per molti di noi. Comprendo l’attenzione e la
prudenza, forse l’amarezza, di chi affronta un tema che è
contrario alle sue convinzioni. Sinistra unita ha chiesto ai suoi
elettori di votare contro il referendum che aboliva la legge sul Polo
del lusso. Il Paese doveva liberarsi delle paure. Il Paese deve avere
almeno una speranza, è una posizione responsabile. Ancora oggi siamo
convinti di questo. Il gruppo Borletti è venuto a San Marino con una
proposta di grande potenziale. E’ stato trattato malissimo. E’
stato offeso sui giornali. E’ ragionevole pensare che oggi chieda
una maggiore sicurezza per il suo investimento. Mi sorprende
piuttosto che non se ne sia andato dopo la terza guerriglia urbana
contro di lui. Berti non ha sottoscritto gli emendamenti a questo
progetto di legge. Il gruppo Borletti si fida di questo governo, ma
non di quello che verrà e che forse non gli garantirà accoglienza.
L’investimento mi sembra una grossa opportunità che non ci
possiamo permettere di negare al Paese.

Alessandro Mancini, PsSono più di due anni che si
parla del progetto del Polo della moda. Il Ps è stata l’unica
forza di opposizione che fin dall’inizio ha mostrato attenzione e
responsabilità sul progetto. Il Partito socialista è soddisfatto
del ‘no’ al referendum. Si dice che questa legge oggi sia
necessaria per chiudere il cerchio. Una buona legge di protezione
degli investimenti non era da fare in coda a un iter su un progetto
specifico. Doveva essere il nostro biglietto da visita come primo
atto normativo, da portare in giro per il mondo per dire che a San
Marino si può investire e queste sono le condizioni. Speriamo che da
domani non si parli più in questa sede di Polo della moda. Siamo
arrivati lunghi, lo ripeto.

Gerardo Giovagnoli, PsdNel testo che abbiamo ora, dopo
la versione consegnata ieri sera, si capisce che l’atteggiamento
messo in campo dalla maggioranza in precedenza era quello di dare una
stabilità normativa a questo e a futuri investimenti di dimensioni
economiche cospicue. Non ci dovrebbe essere la necessità di
confermare in forma scritta impegni già presi in forma scritta. Ma
la serie degli eventi ci ha messo in una certa posizione. Ciò ha a
che fare con chi ci vede da fuori e controlla le condizioni di
stabilità e fiducia a San Marino. Nell’anno passato si è messo in
dubbio un impegno preso dal governo e dal Consiglio, ciò non ha
deposto a favore di questa esigenza. Siamo quindi qui a mettere una
toppa. Cerchiamo di riconfermare, con un testo scarno, l’investimento
in oggetto.

Luca Beccari, PdcsQuesta convenzione è un atto tra
la Camera e l’investitore. Non è diversa da altre convenzioni che
hanno oggetti diversi. Ha una particolarità: per larga parte si basa
sulle condizioni di applicazione di istituti normativi già vigenti.
Dice che a fronte di un investimento lo Stato riconosce certe cose in
applicazione delle normative vigenti. San Marino è un Paese che
riesce a parlare una lingua sola sul concetto di ospitare un
investitore estero? Siamo un Paese con una visione sull’attrazione
degli investimenti esteri che garantisce all’investitore di essere
protetto al di là di chi c’è? Non è un problema di maggioranza o
opposizione. Ognuno ha diritto di esprimere la propria visione. Il
problema che si pongono gli investitori non deriva da una mancata
fiducia nello Stato, ma nel stabilire che quanto stabilito sarà
stabile nel tempo. Si poteva non fare la procedura d’urgenza, però
cerchiamo di guardare la genesi del progetto. Siamo venuti in Aula
nella primavera dell’anno scorso. Siamo a luglio 2016. Nel mezzo
c’è stato di tutto. Dobbiamo cercare di accelerare e avere
fiducia.

Antonella Mularoni, segretario di Stato al Territorio
replicaNei Paesi in cui c’è certezza per gli
investitori le leggi di tutela degli investimenti non ci sono. Quando
è emersa la domanda di maggiore certezza? Quando, dopo 2 passaggi in
Consiglio e una convenzione approvata largamente in parlamento, c’è
stato un referendum. Dobbiamo fare capire che siamo un Paese normale.
Dall’esterno non sembriamo normali.
Non è vero che gli
investitori non si fidano del governo, ma di quello che potrà
venire. Cento milioni di euro non sono brustolini. Nella vita si può
sempre fare meglio e fare di più. Penso però che serva l’onestà
intellettuale per riconoscere che ci sono processi che hanno avuto un
esito, come il referendum, e occorre prenderne atto. I sammarinesi
hanno detto che il Polo della moda si deve fare.

Votazione emendamento Rete – Lazzari – Pedini Amati
interamente soppressivo articolo 1: 14 favorevoli 37 contrari 1
astenuto – respinto
Votazione emendamento Rete – Lazzari –
Pedini Amati parzialmente soppressivo comma 2 articolo 1: 12
favorevoli 38 contrari 1 astenuto – respinto
Votazione
emendamento Rete – Lazzari – Pedini Amati modificativo comma 3
articolo 1: 13 favorevoli 38 contrari 1 astenuto –
respinto
Votazione emendamento Rete – Lazzari – Pedini Amati
modificativo comma 5 articolo 1: 15 favorevoli 36 contrari 1 astenuto
– respinto
Votazione emendamento Rete – Lazzari – Pedini Amati
modificativo comma 6 articolo 1: 13 favorevoli 37 contrari 2 astenuti
– respinto
Votazione emendamento Civico 10 – Lazzari – Pedini
Amati abrogativo comma 7 articolo 1: 13 favorevoli 38 contrari 1
astenuto – respinto
Votazione emendamento Pdcs – Ap – Psd
modificativo del titolo e dell’articolo 1: 35 favorevoli 13
contrari 4 astenuti – approvato

Emendamento Rete – Lazzari – Pedini Amati soppressivo articolo 2
ritirato

Votazione legge: 36 favorevoli 13 contrari 3 astenuti

 

Comma 25 – Progetto di legge “Sistema normativo a sostegno
delle imprese del Parco Scientifico e Tecnologico” (I lettura)

Elena Tonnini, ReteNon è la prima volta che il
segretario si distingue per una certa improvvisazione normativa.
Sarebbe buono se questo testo unico rimanesse tale. Un conto è
aggiornare la normativa, un altro è un approccio di improvvisazione.
La selezione delle imprese è fondamentale, il PST ha senso solo se è
capace di identificare le imprese capaci di creare un impatto diretto
in positivo sul territorio. Il compito è demandato al comitato di
valutazione. Mi sembra un ambito ristretto. Il ruolo della politica
sarebbe di identificare almeno a grandi linee gli ambiti attraverso i
quali il comitato può identificare i settori specifici. Mi
piacerebbe avere dettagli sulla venture capital.
Marco
Arzilli, segretario di Stato all’Industria
replicaL’intento
era creare un testo unico per dare chiarezza normativa. C’è una
stabilità degli strumenti di incentivi. Il progetto introduce
elementi nuovi nel nostro ordinamento. Ne vedremo l’applicazione.
Il crowdfunding e le reti di impresa sono demandate a decreti. Il
suggerimento di Tonnini sul comitato è interessante. La possibilità
che la politica dia indirizzi è interessante. Il venture capital è
uno strumento finanziario verso cui i grandi gruppi finanziari si
stanno orientando. Cambia l’approccio. Ci vuole specializzazione.
Vengono valutati i piani industriali per quello che sono. C’è una
parte di rischio messa in campo.

Comma 26, progetto di legge “Legge sul diritto allo
studio”, in prima lettura.

Giuseppe Maria Morganti, segretario di Stato per
l’Istruzione
La riforma della legge sul diritto allo studio è
uno degli obiettivi che la Consulta per la Pubblica Istruzione si è
posta dal suo insediamento in questa legislatura. Alcuni elementi di
criticità andavano infatti affrontati per determinare condizioni di
maggiore equità nel sostegno agli studenti e per definire nuove
strategie in grado di contrastare gli sprechi nell’uso delle risorse
pubbliche. In tale ottica la Consulta propone di agire prima di tutto
nella individuazione di criteri di migliore certezza nella
definizione dei redditi del nucleo familiare a cui appartiene lo
studente. Il criterio adottato fino ad oggi prevede infatti il
semplice accertamento dei redditi dei componenti il nucleo, sulla
base della dichiarazione modelli IGR e la conseguente determinazione
del reddito pro capite familiare. La Consulta, constatate le
distorsioni che questo meccanismo ancora genera, prendendo atto del
miglioramento raggiunto nella determinazione dei redditi dalla legge
che ha riformato l’Imposta Generale sui Redditi in Vigore dal 2014,
ha inteso introdurre il concetto di reddito effettivo unito a quello
del patrimonio.
La regolamentazione applicativa rimanda ovviamente
alle esperienze in atto nell’Amministrazione Pubblica per la
determinazione dei diritti d’accesso agli interventi integrativi e
cita in previsione l’adozione della programmata regolamentazione
dell’Indicatore dello Stato Economico delle Famiglie (ISEF) già
istituito con legge 150/2012. La solidità del pilastro
dell’accertamento, consente quindi di agire con più determinazione
nel sostegno alle famiglie che ne abbiano necessità riducendo
l’attuale intervento a pioggia e garantendo così l’effetivo diritto
allo studio di coloro che si trovano in difficoltà nel sostenerne i
costi. La finalità viene perseguita fissando un solo parametro
eguale per tutti dell’assegno di studio garantito a chi non supera lo
scaglione accertato più elevato, mentre il sostegno diventa
consistente (fino a 5.000 euro) attraverso l’introduzione di un
assegno integrativo riservato a chi si trova nelle fasce dei meno
abbienti.
Sul fronte della riduzione degli sprechi la legge agisce
con la determinazione possibile sui rimborsi per i trasporti
scolastici fuori territorio. Il dibattito sul tema è ampio e le
soluzioni prospettate di fronte all’evidente esborso di risorse da
parte dello Stato sono molteplici. La Consulta per la Pubblica
Istruzione ha, dopo un approfondimento dei temi ed un’attenta
verifica delle soluzioni, definito un percorso che affronta il
problema partendo dal coinvolgimento delle famiglie nell’azione di
contenimento al fianco dello Stato fino a definire incentivi per una
migliore gestione interna dei trasporti, capace di coniugarsi con
più efficacia con i trasporti di linea esterni al territorio.
La
legge parte dal presupposto che i trasporti interni per gli studenti
eseguiti con mezzi pubblici, siano tutti gratuiti e ciò anche quale
elemento educativo nell’uso di questa importante risorsa che lo Stato
mette a disposizione dei propri cittadini. L’ufficio trasporti viene
quindi impegnato ad apportare quei piccoli, ma significativi
interventi, affinché le linee interne possano coincidere con quelle
transfrontaliere o quelle locali esterne.
Lo Stato ritornerà ad
essere il soggetto che liquida il pagamento di tutti gli abbonamenti
di trasporto transfrontaliero verso le sedi scolastiche esterne al
territorio così da ottenere sconti o comunque tariffe migliori su
abbonamenti annuali che invece oggi le famiglie tendono sempre più
a utilizzare nella forma del mensile o trimestrale a tariffe
maggiorare.
Infine la franchigia di cui le famiglie devono farsi
carico non sarà più fissa (attualmente pari ad 85 euro) ma
espressa in percentuale.
Altra importante novità introdotta
dalla Consulta. quella del potenziamento delle borse di studio per
gli studenti che, vincendo apposite selezioni nelle loro università,
conquisteranno il diritto di frequentare scuole di specializzazione e
dottorati senza però essere stati ammessi ad usufruire di borse di
studio da parte delle università stesse o di altri enti.
Sperimentalmente la legge prevede che tali borse dell’importo di
6.200 euro annui, non possano superare il numero di 12 ogni anno,
mentre non verranno più finanziali master e corsi di formazione
anche se universitaria dopo la laurea, considerati elementi ormai
facenti parte della più specifica formazione professionale. In
misura attenta la nuova legge agisce sugli aventi diritto, estendendo
la possibilità anche alle famiglie soggiornanti del personale
diplomatico di altri Stati, innalzando a 40 anni di per poter
usufruire dei benefici della legge, estendendo il periodo entro cui
oè possibile presentare i documenti per accedere ai diritti e
includendo nel diritto anche gli studenti che si iscrivono alla
formazione professionale nell’espletamento dell’obbligo scolastico.
La Consulta, dopo approfondito dibattito, ha deciso mantenere
l’assegno di merito definendo per i corsi di laurea una procedura di
assegnazione solo al termine del corso di laurea breve [triennale] e
magistrale. Per i corsi di istruzione secondaria superiore invece si
mantiene la stessa struttura del merito annuale ma proponendo una
riduzione dell’importo da 500 a 250 euro per anno scolastico.
La
nuova legge potenzia gli strumenti per l’alta formazione destinando
per le borse di studio acquisite per selezione nelle proprie
universita. una cifra in linea con quelle previste dagli Stati per
gli studenti che intendono affrontare sfide formative di altissimo
livello. Il progetto di legge di riforma dci Diritto allo Studio che
ho l’onore di presentare è frutto dell’importante lavoro svolto
dalla Consulta per la Pubblica lstruzioue in cui sono rappresentate
tutte le componenti sociali e politiche e l’intero mondo della
scuola. Il lavoro svolto nel corso di 18 mesi ha individuato
soluzioni calibrate che mantengono la struttura dell’importante
pilastro sociale introducendo elementi di equità assolutamente
utili a compensare le distorsioni che si stavano generando con un
intervento non selettivo. Nel computo totale della spesa si registra
un’inversione di tendenza che stabilizza lo stanziamento pubblico,
fornendo strumenti per agire sulla dispersione a pioggia degli
interventi e producendo un primo risparmio.
Alessandro
Cardelli, Pdcs
Ci sono criticità in questo Pdl, che non pone
corettivi ma rivede l’intera materia del diritto allo studio. Non lo
condividiamo. E’ una legge con ottime fondamenta e non è necessario
stravolgerla. Dire che oggi gli incentivi vengono dati a pioggia e
non esistono differenziazioni per gli assegni di studio non è
veritiero. L’articolo di riferimento prevede 3 categorie di reddito,
l’ultima delle quali non prevede alcun contributo. Non condividiamo
di parametrare il contributo all’indice patrimoniale, perché non
rispecchia il quadro economico di una famiglia. Per esempio, se una
famglia paga il mutuo viene considerato reddito. Noi poniamo riserve
su questo e sulla riduzione del 50% dell’assegno di studio per
merito. Condividiamo invece le agevolazioni sul trasporto. Bene gli
incentivi per la specializzazione universitaria, è importante
innalzare le borse di studio ma anche ampliare il numero da
rilasciare di borse di studio a giovani sammarinesi. C’è ampio
margine di miglioramento a questo provvedimento. In commissine
interni porteremo grandi correttivi perché il testo così come è ci
sembra un passo indietro.
Anna Muccioli, PdcsRispetto
qualche polemica che ha accompagnato il Pdl , rimarcando che la
maggioranza non è stata messa in grado di aprire un confronto su
questo testo. Ci sono comunque ampi margini di confronto. Ciò non
toglie che le decisioni vadano maggiormente condivise. Le legge
attuale è una buona legge, premia il merito, il demandare aspetti
salienti alla decretazione è un elemento da ripensare. Anche
l’erogazione dell’assegno a conclusione del percorso universitario
credo meriti una riflessione. Il miglior investimento per il Paese è
quello sulla formazione dei giovani e deve avvenire soprattuto nei
momenti di crisi economica. Per questo è importante riconoscere il
merito. Auspico che vi sia un proficuo e costruttivo confronto per
giungere a un Pdl che sappia garantire pienamente il diritto allo
studio dei nostri giovani.
Manuel Ciavatta, PdcsVorrei
evidenziare sul piano tecnico il fatto di estendere il diritto fino
ai 40 anni. Nell’ottica del progetto di legge può essere
comprensibile, ma non può andare a squalificare la formazione
primaria. Invertire questa tendenza è rischioso. Altra questione,
all’articolo 4 sui trasporti si parla di anticipo o rimborso, questo
va specificato bene, mi auguro sia il secondo. Gli assegni di merito
ad oggi vengono dati annualmente, e ricordo che quando facevo
l’università ci pagavo l’affitto. Non capisco poi come la Consulta
possa decidere quali materie fanno media o meno, escludendo la
religione. Credo ci possa essere un indirizzo più alto che possa
deciderlo. Come gruppo scuola Pdcs abbiamo valutato che su questo
progetto ci sono molte criticità. Condividiamo l’intenzione di
garantire l’istruzione universitaria alle fasce più deboli, ma mi
auguro ci sia una possibilità di confronto ampio su alcuni
punti..
Francesca Michelotti, SuNon ci sorprende
più niente. Si ha l’impressione che il governo navighi a vista in un
mare in tempesta, non siete d’accordo su nulla. Mi chiedo perché
portare in aula un provvedimento senza la condivisione della vostra
maggioranza. E’ un modo poco gradito di gestire i lavori del
Consiglio. La legge precedente impediva la frequenza di corsi di
materia artistica non prettamete scolastici. Mi chiedo se ci siano
talenti, chiedo se la nostra burocrazia è in grado di riconoscerli e
aiutarli nello sviluppo di vocazioni talentuose. Io credo che la
Consulta abbia possibilità di esprimere dei pareri, ma volendo anche
di scrivere testi di legge, se trova qualcuno disposto di portarli in
Consiglio . Dovendo scegliere tra organismi di nomina politica e
Consulta, mi sento più garantita dalla competenza e terzietà di
quest’ultima. Non condivido la posizione del gruppo Pdcs sul reddito.
La legge della scuola dovrebbe spingersi sul terreno della
consistenza reale della questione. Sono assolutamente favorevole ad
accertare i redditi delle famiglie per andare a verificare che gli
assegni vadano a chi ne ha bisogno.
Roberto Venturini,
Pdcs
La legge attuale è una buona legge, sicuramente dei
correttivi devono essere posti, ma andarla a stravolgerla
completamente non è opportuno. Bene aiutare i percorsi universitari
per i figli delle famiglie bisognose, non sono d’accordo con la
riduzione dell’assegno per merito. E’ un’assurdità poter scegliere
di andare fuori in scuole superiori che abbiamo anche a San Mario e
consentire la gratuità del trasporto, visto lo sforzo economico
dello Stato. Non ci sottraiamo al confronto e ci auguriamo che in
Comissione ci possa essere una ridiscussione di questa legge.

San
Marino, 20 LUGLIO 2016/01

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