Consiglio Grande e Generale, seduta serale del 18 maggio. Report SMNA

Consiglio Grande e Generale, seduta serale del 18 maggio. Report SMNA

COMUNICATO
STAMPA

CONSIGLIO
GRANDE E GENERALE 18 – 25 MAGGIO

MERCOLEDI’
18 MAGGIO – Sera

Il
dibattito della serata è concentrato sul
comma
9
,
sull’esito della consultazione referendaria di domenica scorsa.
 
Di
seguito un estratto degli interventi.

Comma
9


Dibattito sull’esito della consultazione referendaria del 15 maggio
2016

Tony
Margiotta, Sinistra Unita

L’affluenza
è stata importante e ha dimostrato che la cittadinanza partecipa,
quando è richiesto il voto. Sul Polo e sulla preferenza unica
abbiamo chiesto un no ai nostri aderenti, mentre sul quorum e sul
tetto stipendi abbiamo lasciato libera scelta. Al nostro interno
erano state manifestate perplessità rispetto alla cancellazione del
quorum, perché sarebbe servita una revisione delle regole, per
esempio con un aumento delle firme per richiedere il referendum. Sul
tetto stipendi sono d’accordo con chi dice che purtroppo si è
aperto un campo troppo largo, forse è stato un errore di valutazione
da parte di chi ha presentato il referendum. Sarebbe stato meglio
trovare un campo più ristretto, magari legato a Banca Centrale, dove
ci sono situazioni discutibili. Sul Polo, siamo contenti che i no
abbiano superato i sì. Faccio una critica a maggioranza e governo:
non è accettabile che molte persone non sapessero di cosa stavamo
parlando, c’era disinformazione. A chi ha esultato per il no dico:
avete perso. Come noi abbiamo perso con la preferenza unica. Rete e
Luca Lazzari si sono presentati in Consiglio parlando di trasparenza
e nuova politica, ma hanno, con la loro posizione, riconfermato
questo obbrobrio. Voi volete fare marketing per avere più elettori.
Altrimenti vi comportate come chi avete denunciato. E’ una
vergogna. Ci ritroveremo i pullman e le truppe cammellate per dare il
voto ai soliti personaggi.

Fabio
Berardi, Pdcs

Vedo
il cuore nelle parole di Margiotta. Non c’è stata capacità di
comunicare le ragioni che ci hanno portato a suggerire i 4 no. I
referendum hanno da sempre alzato cartellini gialli alla maggioranza.
Chi non è andato a votare manda un messaggio: gli sta bene quello
che era stato deciso. Non c’è un Paese spaccato, quello raggiunto
nel quesito sul Polo non è un pareggio. E’ una vittoria della
maggioranza e di chi, nell’opposizione, ha dimostrato di essere
coerente e convinto che il Paese aveva bisogno di questa risposta. Ha
vinto la voglia di sviluppo e di certezza per il futuro. Pensate cosa
avrebbe voluto dire per i sammarinesi vedere sfiorata questa
opportunità, con un Polo della moda magari nato alle nostre porte,
con la soddisfazione dell’amministrazione di Rimini. Va fatto uno
sforzo per fare cadere le ultime diffidenze, quelle di chi ha avuto
paura verso questo cambiamento, penso per esempio ai commercianti del
centro storico. Sul tetto stipendi, i sammarinesi corrono il rischio
di andare verso una Sanità di primo intervento, con il resto fatto
fuori San Marino, perché qui non può rimanere alcun valido
professionista.

Vladimiro
Selva, Psd

Il
referendum che cambierà l’approccio con cui è stata praticata la
politica è quello del quorum. Quello che è stato finora uno
strumento di protesta e contrapposizione, diventerà un elemento di
partecipazione e di responsabilità. Sulle preferenze, è evidente
che nel passato gli schemi di acquisizione delle preferenze hanno
avuto delle deviazioni. Le distorsioni erano legate al voto di
scambio. Se c’è corruzione ci sono soldi che girano, che vengono
reinvestiti in politica, ma anche posti di lavoro sotto lo Stato.
Sono 20 anni che il blocco delle assunzioni ha impedito di fare
concorsi. Sul Polo della moda il risultato ha dimostrato che si
possono vincere i referendum indipendentemente dal quorum. Ero
convinto che la proposta, per come elaborata, cioè con trasparenza,
avrebbe avuto un vantaggio maggiore.

Giuseppe
Morganti, segretario di Stato alla Cultura

Si
potrà realizzare l’investimento più cospicuo degli ultimi
decenni. C’è la volontà di rivedere gli stipendi dei funzionari
pubblici. Sono complessi gli esiti della riduzione delle preferenze.
Si crea un conflitto con il sistema della nostra legge elettorale. Le
campagne elettorali saranno personalistiche, il ricambio sarà più
difficile. La penalizzazione, per giovani e donne, sarà molto forte.
Va segnalato però il gesto di solidarietà dei cittadini, ovunque
residenti. I residenti hanno deciso di dare ai non residenti il
diritto di esprimere la preferenza. La Repubblica di San Marino è
più forte dopo il referendum.

Luca
Lazzari, indipendente

Gli
8mila sì non sono voti per Rete o gli indipendenti. Le logiche
politiche ci sono state, ma nessuno ha assunto posizioni non proprie.
E’ importante dare seguito agli esiti referendari. Chiedo al
governo di procedere con gli adeguamenti normativi. Tre preferenze
sono meglio di una, ma esiste un problema di cordate. Non tutti i
candidati sono qui per via delle cordate, in ogni caso. Quella del
voto estero per San Marino è una storia brutta. Nel 2008 il
Consiglio è intervenuto abolendo il voto di preferenza per gli
esteri. Ci si aspettava un cambiamento nei rapporti interni ai
partiti, ma così non è stato, almeno in maniera rilevante. E’
improbabile che adesso ci siano candidati così sconsiderati da
provare a manipolare il voto estero. Sul tetto delle retribuzioni,
spesso si pagano molti soldi per la mediocrità. Quorum: gli elettori
hanno espresso il desiderio di partecipare alla vita politica del
Paese. Sul Polo della moda, si è detto che chi era per il sì ha
difeso un greppo per dare contro al governo, in barba alle
opportunità di lavoro. A San Marino c’è chi ha una sensibilità
ambientale, rispondo. Per quanto mi riguarda, ho sempre manifestato
la mia contrarietà al Polo. A mio parere il Polo rappresenta un
modello sbagliato per un piccolo Paese. Per la Mularoni l’idea di
grandezza si esprime con le cose grandi. Ma le cose grandi sono
pericolose. Il Polo potrebbe fagocitare il comparto locale.

Marco
Podeschi, Upr

Ho
sentito toni un po’ forti. Cosa è accaduto? Il referendum non
porrà termine alla maggioranza o al governo. Mi aspetto che il
Consiglio dia seguito a ciò che prevede la legge sul referendum. Non
penso che qui dentro ci siano 60 banditi che hanno fatto le cordate
per entrare. Sul tetto stipendi, ricordo che la prima legge sul tetto
è stata inserita nel 2013 dietro iniziativa di un esponente di
maggioranza. Sul quorum bisognerà modificare una legge del 2013. Nel
2014 l’Upr appoggiò con la maggioranza il quesito su Fondiss. E’
stata una posizione diversa da quella del resto dell’opposizione.
Sull’UE c’erano differenze nella maggioranza e nell’opposizione.
E’ normale che accada, durante i referendum. Sul Polo della moda,
l’investimento economico è rilevantissimo, mai visto per
dimensioni. Ma secondo me non è l’investimento che salverà il
Paese. La legge sullo sviluppo non ha realizzato nulla.

Maria
Luisa Berti, Noi Sammarinesi

Per
certi versi manifestiamo un certo dispiacere e un certo disagio. I
nostri punti di vista non sono stati condivisi da chi ha espresso le
sue scelte. Fra i commenti sui social network mi è dispiaciuto
cogliere, da chi viene definito vincitore, una sorta di mancanza di
rispetto nei confronti delle altre posizioni. Non sono fra chi
esprime particolare soddisfazione per l’esito del quesito sul Polo
della moda. Mi aspettavo un risultato diverso, cioè superiore, con
uno scarto forte tra favorevoli e non. Il voto di protesta della
gente è stato significativo. Il tetto degli stipendi va valutato
come qualcosa di condivisibile, vista la crisi. Stipendi di un certo
importo possono essere visti come un affronto. Ma ora non ci potremo
permettere medici di alta professionalità, perché non potremo
pagarli. La preferenza unica è assolutamente negativa. Gli esiti dei
referendum vanno recepiti così come sono, senza correttivi.

Luca
Beccari, Pdcs

La
cittadinanza è stata chiamata a esprimersi su 4 temi particolari. I
3 quesiti propositivi si portavano dietro un dibattito che esisteva
da tempo. Il primo errore sarebbe dare delle letture politiche a
questo risultato. Non si può dire che si ha massimo rispetto per il
referendum, e poi utilizzarlo, proprio qui dentro, come un mero
strumento di lettura politica del momento. I cittadini non hanno
votato nello stesso modo. Chi 3 no e 1 sì, chi 2 sì e 2 no, e via
dicendo. Sono state fatte delle scelte. Siamo noi che forziamo la
lettura politica. Il mio partito si è espresso con motivazioni molto
pratiche, molto semplici. Credo che abbia prevalso, nella
cittadinanza, un aspetto emotivo. Ma non un dissenso nei confronti
della maggioranza. Sul Polo credo che l’elevato numero del sì si
porta dietro un effetto titubanza. L’investimento è importante,
mai visto nel Paese. Non accetto che si dica che la maggioranza non è
stata chiara nel descrivere come si svolgeva il progetto. Rispetto al
tetto stipendi, non accetterò che vengano sommate convenzioni o
altre emolumenti. Questo ha scelto la gente, questo dobbiamo avere.

Roberto
Ciavatta, Rete

Quest’Aula
non voleva un dibattito, ma una spedizione punitiva. Avete messo in
scena una caccia alle streghe verso chi ha una posizione eretica
rispetto a quella dell’Aula consiliare. Voi non state attaccando 6
consiglieri, ma 8mila cittadini sammarinesi. Gli state dicendo che
sono contro lo sviluppo del Paese, che non hanno capito un cavolo.
Voi dite che gli argentini e americani che non hanno votato avrebbero
voluto votare no. Pensate che il 33% dei cittadini sammarinesi sono
idioti, che non devono avere dei rappresentanti nell’Aula
consiliare? Qui dentro mi sento un pesce fuor d’acqua. 

Arriverà il
momento in cui uscirò. Tetto stipendi: i limiti dei 180 e 150mila
euro non sono stati rispettati, ne è dimostrazione Banca Centrale.
Polo del lusso: sono state dette anche oggi bestialità, banalità.
Noi abbiamo già detto che lo abbiamo perso, quel referendum. Parta
pure il Polo della moda. Di cosa parliamo? Della frustrazione di chi
si aspettava il 60%, ma ha avuto un 50% risicato. Si è parlato di
una legge per rendere intoccabili gli investimenti. Ci sto. Ma non è
normale che un segretario di Stato faccia un contratto con un
investitore. Il contratto lo fanno gli uffici pubblici, non il
politico.

Franco
Santi, Civico 10

Le
scelte non sono banali, lasceranno un segno molto importante. Ho
notato, ascoltando questo dibattito, una grande immaturità della
politica rispetto all’istituto del referendum, che è l’espressione
massima della volontà popolare. Molti dicono che vigileranno
affinché i quesiti referendari vengano recepiti nell’ordinamento,
senza se e senza ma, quindi senza aggiustamenti. Credo che
politicamente sarebbe un errore. Il contesto è cambiato. La legge
sul referendum, togliendo il quorum, ha la necessità di essere
ripensata. Sulla preferenza unica: credo che anche da questo punto di
vista una riflessione a 360 gradi sulle regole vada fatta. Non ci si
deve limitare a ritoccare i due elementi, elettorato estero e
preferenze. Il tetto degli stipendi è un errore, come approccio per
risolvere un problema. E’ dovuto in gran parte alla mancanza di un
governo che aveva il dovere di intervenire per evitare il conflitto
sociale, che è alla base di questa risposta referendaria. Questo
governo e quello precedente non hanno costruito le condizioni per un
patto sociale con cui affrontare la crisi.

Nicola
Renzi, Alleanza Popolare

Sul
Polo della moda il referendum ha ritardato di un anno la
realizzazione del progetto. Sento molti discorsi, anche un po’
vuoti, su quali sarebbero le cose da fare. Le cose, ci dicono i
cittadini, non bisogna dirle, ma farle. Qui si usano parole come
bulli, giullari da bar, e nessuno dice niente. Si dice che il
segretario della Mularoni faceva tenerezza, poverino. Qualcuno ha
detto che il comitato del no era pagato dai poteri forti. Si è fatto
un comunicato stampa prima dell’avvio della campagna referendaria.
Si è detto che c’era un connubio fra affari e politica che ricorda
i tempi passati. Sono stanco di sentire prediche da chi dice queste
cose indecenti. Signori, se volete rispetto, iniziate a dare un po’
di rispetto. Sarebbe un grande esempio di maturità, per l’Aula e
per il Paese. Io non mi sognerei mai di dire che i 7.845 cittadini
che hanno votato sì valgono meno, che sono persone poco accorte, che
hanno preso la loro decisione in malafede. Questi cittadini sono
degni del massimo rispetto.

Francesca
Michelotti, Sinistra Unita

Ci
sentiamo vincitori a metà. Sul Polo abbiamo avuto ragione, sulla
preferenza unica abbiamo avuto torto. Nella stagnazione economica
vissuta dal Paese, abbiamo pensato che forse era meglio avere fiducia
in qualcosa, piuttosto che soccombere nella paura di sbagliare.
Abbiamo pensato ai milioni di euro di monofase che entreranno nelle
casse dello Stato per le merci vendute. Rete ha diffamato chi ha
espresso un’opinione diversa, ma legittima. Ci hanno dato dei
disonesti, come Gatti, Podeschi e Stolfi. Siete bravi a diffamare per
raggiungere cinicamente il vostro risultato. Ma è un modo miserabile
di combattere la battaglia. Ciavatta si sente accerchiato. Una volta
vi rispettavo, ora vi temo. Non vi rispetta più nessuno qui dentro.
Siete temuti come cesari prepotenti. Adesso fate le vittime. Non un
argomento a favorite della disoccupazione, della ripresa. Sinistra
Unita ha fatto una scelta scomoda. Ci hanno detto che eravamo dei
venduti. Noi facciamo gli interessi del Paese, abbiamo fatto una
scelta di responsabilità. Le conquiste, quelle vere, si pagano. Non
rendono.

Gerardo
Giovagnoli, Psd

Abbiamo
un esito, quello del referendum sul Polo, che ci dice che la gente è
interessata alla stato di crisi del Paese. Dall’altra parte ci sono
i 3 sì. E’ un segno di distacco che ci consegna una specie di
riforma istituzionale non concordata che è in se stessa
contraddittoria. Con la riduzione delle preferenze abbiamo minore
libertà dal punto di vista elettorale. Non c’è possibilità di
non fare una selezione secca su una sola persona. Se il problema
erano le concordate, serviva un referendum sull’annullamento delle
preferenze. Il ripristino del voto ai non residenti per il Psd può
essere un ragionamento che in un dato momento poteva essere
affrontato. Ma non attraverso la riduzione delle preferenze a tutti.
L’abolizione del quorum ci parla di una volontà di partecipazione
e di incisione. E’ opportuno cogliere l’occasione per ragionare su un
contesto istituzionale che può stare in piedi.

Marco
Gatti, Pdcs

Commenti
interessanti si sono alternati ad altri che fanno quasi vergognare di
far parte di questa classe politica. Dobbiamo dimostrare di essere
capaci di confrontarci sui temi. Di scontrarci, magari, ma non sulle
persone. Il problema è che certi quesiti referendari sono più
facili di altri da fare passare. Alcuni quesiti sarebbero passati
anche 10 anni fa. Pensate a un quesito che dice: non dovete pagare le
tasse. Se tutta la politica dice che non è opportuno, secondo voi
non passa? Ci sarà chi interviene per slogan. La campagna
referendaria è percepita più per slogan che per ragionamenti. Ci si
riduce a non tenere in considerazione gli effetti che certe scelte
avranno per il Paese. A questo punto sono con chi dice che i quesiti
vanno recepiti al 100% senza escamotage. Nel merito dei quesiti credo
che come forze politiche dobbiamo credere in quello che abbiamo
sostenuto, e sostenerne le ragioni. Il tetto stipendi ci metterà in
forte difficoltà. Vedremo quali effetti porterà.

San
Marino, 18 MAGGIO 2016/03

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