Carlo Franciosi – L’informazione di San Marino: Avviso ai naviganti

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L’informazione di San Marino

Avviso ai naviganti

Carlo Franciosi

La tornata referendaria del 15
maggio ha inviato una serie di
messaggi in tante direzioni; è
pertanto opportuno e doveroso
per tutti ragionarci sopra con
calma e disponibilità mentale.

A caldo si può commentare che
i destinatari-bersaglio sono i
partiti di governo e i loro vertici:
la Dc, il Psd e i collaterali
Alleanza popolare e Noi sammarinesi, che con una certa arroganza avevano chiesto ai
Sammarinesi di firmare una ulteriore cambiale in bianco
e di concedere una generosa (o ingenua?) attestazione di
fiducia, senza peraltro dimostrarsi contriti e chiedere scusa
per il marasma morale, politico, economico e sociale in
cui si trova il Paese e a cui hanno contribuito in concorso,
pur con diversissimi gradi di responsabilità, ma in assenza
delle necessarie prese di distanza.

Altri destinatari, in subordine, sono alcune forze di opposizione,
tra le quali Sinistra Unita e anche il Movimento
Civico10, che, con argomentazioni pretestuose di natura
economica e occupazionale, hanno ritenuto opportuno
convogliare le loro truppe a sostegno della compagine di
maggioranza in difficoltà, forse con lo scopo di acquisire
benemerenze nell’assalto ai futuri assetti politici, ma certamente
togliendo ossigeno al tentativo in atto di effettivo
rinnovamento della società sammarinese.

A questo punto sento il dovere di esprimere la mia considerazione
nei confronti del Movimento civico RETE, che
con pochi altri indipendenti ha appoggiato tenacemente
i comitati promotori dei referendum ottenendo una netta
affermazione politica in una lotta apparentemente impari.
In maniera corretta una esponente del movimento ha richiamato
la sfida biblica tra Davide e Golia.

E’ chiaro che il risultato dei referendum rappresenta una
sonora sconfitta, sia numerica che politica, per chi ha promosso
i quattro No, anche se il No per il quesito sul Polo
della moda è prevalso per un centinaio di voti. Il dispiegamento
di forze, le argomentazioni usate per suffragare
l’importanza di realizzare quel progetto “fondamentale”
per il futuro della Repubblica, la pressione psicologica
verso chi, contrastandolo, si poteva macchiare del delitto
di lesa patria e di insensibilità sociale, il richiamo ai
passaggi consiliari con le ampie maggioranze favorevoli
all’iniziativa (come se tutti i Sammarinesi fossero di memoria
labile e non ricordassero le beghe, gli scandali e
i risultati disastrosi di tante precedenti opere “epocali”),
tutto faceva presagire un esito positivo con largo margine
di successo; e invece il numero dei No non ha neppure
realizzato il quorum.

Va bene, il risultato è raggiunto: il Polo si farà, ma i trionfalismi
sono proprio fuori luogo.

Passando agli esiti degli altri tre quesiti referendari, sono
così eclatanti che i sì hanno superato, in tutti i casi, abbondantemente
il quorum. Non nascondo diverse mie
preoccupazioni sulle conseguenze di alcuni aspetti delle
modifiche da apportare alle leggi elettorale e referendaria
e alla normativa sul trattamento economico di funzionari
e professionisti di alto livello; occorrerà mettersi al lavoro
e ricercare soluzioni eque e funzionali.

Ma il tenore delle risposte dei cittadini che su questi temi,
unitamente a quello del Polo della moda, si sono espressi
in maniera così decisa, direi quasi garibaldina, ci fanno
ricredere sul cliché dei Sammarinesi tendenzialmente pigri,
poco sensibili ai problemi della comunità, fondamentalmente
legati al proprio tornaconto.

Finalmente sembra che si stiano svegliando e abbiano
imboccato, almeno in netta maggioranza, la strada della
consapevolezza delle proprie potenzialità e della responsabilizzazione
individuale rispetto ai tanti problemi della
nostra epoca; sembra che, almeno in maggioranza, si
stiano preoccupando di come ricostruire un futuro per la
nostra repubblica. Meritano pertanto una classe politica e
dirigenziale più attenta, meno spocchiosa e autoreferenziale,
meno occupata dai propri interessi e più sollecita al
bene di tutti. In sostanza più onesta. Quindi, in gran parte,
rinnovata non solo nei rappresentanti, ma nella valutazione
delle difficoltà e dei limiti dell’esercizio del potere.
Più rispettosa dei principi dell’etica pubblica.

Non è un compito facile. Quindi buon lavoro a tutti.

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