Carisp San Marino: Sopaf – Delta, La Voce di Romagna San Marino

Carisp San Marino: Sopaf – Delta, La Voce di Romagna San Marino

La Voce di Romagna San Marino

Inchiesta Sopaf. Gli inquirenti ricostruiscono la rotta e l’uso dei danari
ottenuti per chiudere il contenzioso Delta

I soldi del Titano finiti
in Lussemburgo

Con quei proventi acquisita la LM&Partners,
società di diritto lussemburghese

Antonella Zaghini

 Le carte dell’indagine condotta dalla Procura di Milano sulla Sopaf,
la holding di partecipazione finanziaria che fa capo alla famiglia Magnoni,
aiutano a dipanare il cosiddetto “affaire Delta”, costato alla Cassa di
Risparmio di San Marino 70 milioni di euro, di cui 15 milioni di “consulenze”
mai ben chiarite. I fatti accaduti fra Cassa di Risparmlo, Delta e Sopaf non
entrano nell’indagine che, venerdì scorso, ha portato all’arresto dei tre
fratelli Magnoni, ma questo non ha impedito agli inquirenti di ricostruire la
rotta dei denari con cui la Carisp ha liquidato la partecipazione in Delta di
Sopaf e a che cosa sono serviti quei soldi. Stando a
quanto ricostruito dalle Fiamme gialle e dei magistrati di Milano sono stati
utilizzati – attraverso l’uso di una serie di società estere, fra cui
lussemburghesi e svizzere, a pagare e così acquisire al cento per cento la
LM&Partners, società di diritto lussemburghese, nella quale Sopaf aveva già
delle quote, I’acquisto sarebbe stato reso possibile con i soldi che, mano a
mano, arrivavano da San Marino. La LM&Partners era stata acquisita da Sopaf
a debito. L’operazione è indicata nel bilancio 200 7 della società
d’investimenti, e si è conclusa con la fusione per incorporazione della
LM&Partners in Sopaf. Il passaggio però non è passato inosservato agli
investigatori in quanto c’è il sospetto che sia stato pagato più de l suo valore
. Un “più ampio guadagno” che spesso si ritrova nelle carte dell’inchiesta che
venerdì ha portato agli arresti di Ruggero, Aldo e Giorgio Magnoni e Luca, il
figlio di quest’ultimo, attualmente tutti ai domiciliari. Diversi i capi di
accusa che gli sono contestati: dall’associazione a delinquere alla truffa, per
una distrazione di oltre 100 milioni di euro dal patrimonio di Sopaf, società in
regime di concordato preventivo. L’affaire Delta è una storia complessa che
chiama in causa politica e finanza. E che incrocia i destini di San Marino e
l’Italia in uno dei momenti Peggiori della storia dei rapporti bilaterali fra i
due Stati. Nel 2004 Sopaf (allora si chiamava Acal) entra in Delta con il
15,95%. Al principio tutto sembra andare per il meglio. Ma negli anni 2007/2008
il rapporto si incrina: da una parte Carisp ed Estuari (la società di management
a sua volta socia in Delta), dall’altra Sopaf. E’ un lungo e aspro contenzioso,
combattuto a colpi di esposti e di atti impugnati. I Magnoni abituati a condurre
operazioni di alta finanza (una per tutte l’Opa su Telecom di fine anni Novanta)
non intendono immettere capitale fresco nella holding di Bologna, sono per la
fusione di Delta con Ducato e Linea. Operazione che se fosse andata in porto,
visto il crollo della Borsa che è avvenuto di lì a poco, avrebbe scaricato tutte
le perdite sull’azionariato diffuso (ossia i cittadini che ne avrebbero
sottoscritto le obbligazioni). Mario Fantini, compianto ex ad della Cassa,
insieme a Estuari, invece vuol rimanere fedele al progetto Delta, l’attività di
credito al consumo. In questo clima matura l’esposto in Bankital ia presentato
dall’ avvocato Guido Rossi, legale dei Magnoni, sul presunto controllo della Cas
a su Delta. A Bologna arrivano gli ispettori di Bankitalia. Poco dopo, nel
maggio 2009, parte l’operazione Varano della Procura di Forlì che decapita gli
ex vertici dell’istituto di credito. L’allora governo sammarinese prende le
distanze dalla vicenda giudiziaria. Nel luglio dello stesso anno arriva
l’armistizio: si firma l’acquisto delle quote di Sopaf, comprensivo della
consulenza da 15 milioni di euro. I contorni della vicenda, con più luci che
ombre, iniziano a dissiparsi in questi giorni e dovrebbero servire, con una
commissione consiliare d’inchiesta alle porte, almeno – da un punto di vista
politico e morale – a riabilitare la verità.
Antonella Zaghini
La Voce

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