San Marino. Avvisi di garanzia per Mario Giannini e Andrea Vivoli. Anna De Martino, Il Resto del Carlino San Marino

San Marino. Avvisi di garanzia per Mario Giannini e Andrea Vivoli. Anna De Martino, Il Resto del Carlino San Marino

Segue nuovo articolo dell’11 giugno 2015:  (a seguito dell’intervento dell’avvocato difensore di Andrea Vivoli).

Il Resto del Carlino San Marino (10 giugno 2015)

Sei miliardi di dollari. I vertici dell’organismo di controllo accusati per un maxi versamento illecito

Avvisi  di garanzia per Mario Giannini e Andrea Vivoli

Gli ispettori di Banca Centrale indagati per le tangenti di Conto Mazzini

Avviso  di garanzia per Mario Giannini e Andrea Vivoli, rispettivamente presidente e ispettore del coordinamento Coordinamento della vigilanza di Banca centrale di San Marino. Giannini e Vivoli sono indagati dal commissario della Legge, Alberto Buriani, per fatti connessi al “conto Mazzini” libretto al portatore di Banca commerciale sammarinese sulle quali sarebbero transitate le tangenti pagate alla politica. Un filone parallelo alla “Tangentopoli del Titano” che ha prodotto avvisi di garanzia per 9 ex parlamentari sammarinesi (due arrestati). Giannini e Vivoli si sono dimessi oggi dal loro incarico in seno all’organismo della vigilanza. Dimissioni che dovranno passare al vaglio del Consiglio direttivo del Coordinamento di vigilanza, già convocato per giovedì, che si pronuncerà in merito al loro accoglimento. Ma cosa ha in mano la magistratura sammarinese e perché Giannini e Vivoli sono finiti nella maxi-inchiesta? Il commissario della legge Buriani, e i colleghi Antonella Volpinari e Simon Luca Morsiani, hanno in mano migliaia di carte frutto di una perquisizione fatta nei primi mesi dell’anno in Banca Centrale. Quello che sospetta, o meglio avrebbe provato la magistratura, è che in Banca centrale si sapesse delle tangenti, dei passaggi di soldi. Pur sapendo però nulla era stato fatto come invece un organo di vigilanza nazionale deve fare. Le accuse sono quelle relative alle norme bancarie e riciclaggio. Ma c’è un fatto specifico. Un episodio particolare che renderà dura la vita agli avvocati difensori. E’ la vicenda che coinvolge un misterioso uomo d’affari ungherese. L’ungherese, con cittadinanza statunitense, ha 6 miliardi di dollari. Li vuole portare a San Marino ma non vuole incorrere nella vigilanza, nelle norme sul riciclaggio visto che è plurindagato anche dalle autorità statunitensi. Allora cosa fa l’ungherese? Su presentazione di Fiorenzo Stolfi (già rinviato a giudizio per le tangenti del Conto Mazzini) inizia una fitta trattativa con Banca Centrale. Scrive. Mettono nero su bianco come se si trattasse di una semplice trattativa commerciale. Chiede garanzie, però, l’ungherese per sé e i suoi soldi in fuga dagli Usa. Vuole assolutamente l’immunità diplomatica per sistemarsi sul Titano tra amici compiacenti. E’ questa la principale accusa della magistratura: Gianni e Vivoli hanno fatto sì che Banca Centrale si comportasse come un istituto privato e non come un organo di vigilanza statale. L’affare però non va in porto, perchè prima che l’unghresse imbarcasse per San Marino i suoi 6 miliardi di bigliettoni verdi, la magistratura arresta Stolfi. Tutto di blocca con l’avvio di Tangentopoli del Titano. L’avviso di conclusione indagine notificato ai due di Bcsm, è preludio al rinvio a giudizio (stabilito per la legge sammarinese dallo stesso commissario inquirente) che avverrà dopo gli interrogatori già fissati per la prossima settimana.

Anna De Martino

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La difesa di Vivoli e Giannini (giorno 11 giugno 2015)
DOPO gli avvisi di garanzia ricevuti nell’ambito dell’inchiesta ‘Conto Mazzini’, Mario Giannini e Andrea Vivoli, rispettivamente presidente e ispettore del Coordinamento della vigilanza di Banca Centrale di San Marino vogliono precisare di «aver ricevuto una comunicazione giudiziaria e non un avviso di conclusione indagini preludio al rinvio a giudizio. La comunicazione in parola ha ad oggetto un profilo procedurale – per una ipotizzata omessa segnalazione all’Aif – sul quale gli indagati confidano di poter fornire tutti gli opportuni chiarimenti all’autorità giudiziaria». Giannini e Vivoli giudicano tutti i riferimenti alle ‘tangenti e ai passaggi di soldi’ come frutto di illazioni. Vivoli precisa inoltre di non essere «indagato per le tangenti del Conto Mazzini e nemmeno accusato per un maxi versamento illecito. Non è vero che i commissari della legge hanno sequestrato migliaia di carte nei primi mesi dell’anno – afferma –. Come non è vero che non abbia assunto alcuna iniziativa come esponente della Vigilanza». E infine, sottolinea ancora Vivoli «non è assolutamente vero che sia stato accusato di riciclaggio».

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