Contratti scaduti: verso la mobilitazione

Contratti scaduti: verso la mobilitazione

La necessità di aprire una fase di mobilitazione generale, a partire dalle assemblee sui luoghi di lavoro, se l’ANIS non cambierà radicalmente, fin dai prossimi giorni, l’atteggiamento che ha assunto al tavolo per il rinnovo del contratto industria. Una mobilitazione per spingere anche le altre controparti, pubbliche e private, ad aprire rapidamente i tavoli contrattuali per rinnovare tutti i contratti di lavoro, scaduti in tutti i settori, per un totale di oltre 18.000 lavoratori; è quanto ha messo in luce l’Attivo Generale dei delegati CSU.
Non è accettabile il principio secondo cui “in tempo di crisi” il contratto non è importante, perché vi sarebbero altre priorità. Il contratto di lavoro non è solo uno strumento volto a realizzare adeguamenti retributivi, ma un atto di democrazia, che permette di stabilire condizioni normative e di diritto eque. L’Attivo ha stigmatizzato l’atteggiamento del Governo, che da un lato ha invitato le parti a trovare un accordo contrattuale, ma dall’altro, in qualità di datore di lavoro, si rifiuta di aprire la trattativa per rinnovare il contratto dei dipendenti pubblici. L’Attivo ha quindi fatto il punto dello stato della trattativa con l’ANIS per il rinnovo, nello specifico, del contratto industria, che interessa circa 8.000 dipendenti, ed è quello che è scaduto da più tempo, addirittura dalla fine del 2008.
Le richieste contrattuali avanzate dalla CSU, sono comuni a tutti i settori, e di fatto sono limitate al mantenimento del potere d’acquisto delle retribuzioni. Un diritto che deve essere riconosciuto; i prezzi e le tariffe – oltre ad altri provvedimenti negli ultimi due anni – sono comunque aumentati, nonostante la crisi e misure come l’abbassamento di due punti della monofase (che si è rivelato un vero e proprio regalo agli esercizi commerciali, senza nessun vantaggio per la collettività). Stipendi e salari hanno quindi ridotto il loro potere d’acquisto. Ma a fronte di questa rivendicazione più che legittima, necessaria anche per rilanciare i consumi interni ed evitare spinte recessive, l’ANIS ha posto sul tavolo una serie di richieste peggiorative per le condizioni dei lavoratori, nell’evidente tentativo di usare la crisi come alibi per ottenere una rivalsa sui diritti dei lavoratori e per cercare di cancellare alcune importanti conquiste contrattuali degli ultimi anni. In particolare:
FLESSIBILITÀ – L’ANIS chiede di poter decidere in maniera unilaterale, quindi senza accordo con i lavoratori, la flessibilità dell’orario. La CSU ribadisce in primo luogo che la flessibilità è già ampiamente prevista dai contratti e che comunque deve essere concertata con i lavoratori. Vi è semmai una disponibilità a verificare un possibile aumento della flessibilità per quelle imprese che hanno fatto uso di ammortizzatori sociali, anche se va detto che la maggior parte di tali aziende ha già un accordo di flessibilità interno.
AUMENTO DELL’ORARIO DI LAVORO – L’Associazione Industriali vorrebbe riportare l’orario di lavoro a 40 ore settimanali. Il sindacato non è disponibile a compiere questo salto indietro.
ABOLIZIONE DI FESTIVITÀ SAMMARINESI – La CSU ritiene che l’eventuale abolizione di alcune festività debba essere il frutto di un provvedimento legislativo, in quanto prima di tutto riguarda tutto lo Stato (Istituzioni, scuole, esercizi pubblici, ecc.), e non può essere una misura contrattuale.
Se la trattativa non avrà sbocchi positivi, la CSU non potrà che chiamare i lavoratori alla mobilitazione per spingere la controparte ad un atteggiamento di disponibilità che consenta di raggiungere l’accordo contrattuale.
Parallelamente, anche il confronto sulla rappresentatività dei soggetti abilitati a firmare contratti di lavoro con valore generale, rischia di arenarsi, a causa della pretesa dell’ANIS, che la CSU non può assolutamente accettare, di abolire la norma esistente secondo cui, in presenza di più contratti, anche aziendali e individuali, si devono applicare le condizioni di miglior favore per i lavoratori. Occorre invece, viste le ridotte dimensioni del nostro paese, un provvedimento legislativo che non consenta la possibilità di avere più contratti nello stesso settore, contratti che creerebbero confusione nei lavoratori e nelle imprese. L’Attivo dei Delegati CSU ha anche affrontato i temi della riforma della PA e del precariato pubblico, che saranno oggetto di un prossimo comunicato.
CSU
SCHEDA
Riepilogo dei contratti collettivi nazionali scaduti dei principali settori
INDUSTRIA: scaduto il 31 dicembre 2008 (circa 8.000 dipendenti)
ARTIGIANATO: scaduto il 31 dicembre 2010 (circa 600 dipendenti)
SETTORE PUBBLICO ALLARGATO: scaduto il 31 dicembre 2010 (circa 4.000 dipendenti)
EDILIZIA:  scaduto il 31 dicembre 2010 (circa 600 dipendenti)
SERVIZI: scaduto il 31 dicembre 2009 (circa 1.500 dipendenti)
COMMERCIO E COMMERCIO TURISTICO: scaduto il 31 dicembre 2009 (circa 2.000 dipendenti)
ALBERGHI, RISTORANTI, BAR e MENSE: scaduto il 31 dicembre 2010 (circa 1.000 dipendenti)
BANCHE: scaduto il 31 dicembre 2009 (circa 650 dipendenti)

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