Contributo Assemblea Congressuale PSD di Francesco Morganti

Contributo Assemblea Congressuale PSD di Francesco Morganti

Contributo al dibattito sviluppatosi a seguito
dell’Assemblea Congressuale PSD del 25 marzo 2009
di Francesco Morganti, Membro del Consiglio direttivo del PSD

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Anche se l’Assemblea Congressuale del 25 marzo non ha avuto il meritato seguito mediatico, la sua mozione conclusiva contiene importanti punti, il più rilevante dei quali è quello che si riferisce al riassetto organizzativo del Partito.

Se si vuol far vivere la nostra idea di società – il “Progetto per San Marino” – si deve investire sul partito e ciò significa innovare la sua forma, il percorso partecipativo, inventare concretamente nuovi strumenti e nuove trame di relazioni,una moderna ed inedita dimensione collettiva.

Mai come in questo momento, c’è bisogno di una nuova collegialità e di una partecipazione permanente per le scelte di ogni giorno.
Il progetto politico ed ideale per la costruzione di una sinistra democratica e riformista è stata una cosa seria, rappresentata dall’impegno di centinaia di aderenti e simpatizzanti, molti dei quali hanno rinunciato alla loro identità e provenienza in nome di qualcosa di più grande. Tale progetto ci ha condotti fin qui con una forza politica e culturale senza la quale non avremmo attraversato indenni spericolati tornanti come le scissioni e la sconfitta elettorale, la fine di due governi di centro-sx e dell’alleanza con partiti importanti collocatisi poi nello schieramento opposto.

Quest’innovazione dovrebbe essere il nostro abito mentale, il nostro segno distintivo. Non possiamo essere interessati solamente alla sfera governativa o istituzionale, specialmente se respingiamo l’idea di un partito plasmato sul modello del “comitato elettorale” o peggio della “società per azioni”. Quando si dice di “fare opposizione”, nella logica della legge elettorale da noi voluta, oltre al compito difficile di proporre alternative politiche alle proposte del governo si dovrebbe mirare anche alla (ri)costruzione di un senso comune di appartenenza a un qualcosa e non solo alla ricerca della sommatoria di 31 persone. Il PSD è un partito con cultura di governo, non deve essere però un partito di potere il cui unico scopo sia quello di occupare posti e posizioni nelle istituzioni sull’esempio di altri movimenti politici “mandatari” di poteri diversi. Il PSD ha le risorse umane per impostare la politica ed elaborare proposte anche dall’opposizione.

Un partito dovrebbe essere presente nei luoghi dove la gente vive, lavora, si esprime e proprio a tal proposito molti aderenti guardano con grande rammarico al fallimento totale dell’esperienza dei Circoli di quasi tutti i Castelli.

A questo va aggiunto l’altro grande limite del PSD ovvero la scarsa (o mancata?) valorizzazione di due generazioni: quella dei 35-45enni, quanto mai presente nel partito a livello di aderenti e così poco presente a livello di classe dirigente, e quella dei ventenni.
Tanto resta ancora da fare per portare a compimento la svolta riformista. Questa fase politicamente nuova impegna ciascuno a sentirsi motivato in questa impresa e a far sì che “il cambiamento” abiti innanzi tutto nei singoli comportamenti e nella pratica quotidiana.

Francesco Morganti, membro del Consiglio direttivo del PSD

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