Contro la malavita a San Marino. Alte dichiarazioni di intenti, mancano le cose minime

Contro la malavita a San Marino. Alte dichiarazioni di intenti, mancano le cose  minime

Antonella Zaghini di La Voce di Romagna ha continuato, nei giorni scorsi,  a commentare e pubblicare stralci della relazione della Gendarmeria di San Marino inglobata relazione-Pierfelici sulle infiltrazioni malavitose nella Repubblica di San Marino   dalle zone
limitrofe
(dichiarazioni Cecchi,
Giovagnoli,
Alfonso).

Titolo: La relazione della Gendarmeria / Oro, armi e presunti terroristi: ma mancano tecnologia e mezzi.

Questa la conclusione dell’ articolo: l’aspetto più drammatico è che nel 2011 il Titano  non sia dotato di tecnologie di indagine al pari degli altri Stati europei quali sistemi di monitoraggio e di localizzazione, intercettazioni telefoniche e ambientali, informatizzazione dei dati provenienti da armerie, alberghi e via di questo passo. Per non parlare della figura dell’infiltrato, sconosciuta. Un elenco che si rimpalla nel tempo, senza passare dalle dichiarazioni di intenti ai fatti.

In effetti le dichiarazione d’intenti volano decisamente alto: commissione d’indagine permanente, osservatorio romagnolo-sammarinese, eccetera. In concreto ancora nulla nemmeno nel settore più a rischio, quello dell’edilizia.  A San Marino non si riesce a sapere nemmeno il nome dei proprietari degli immobili o gli  effettivi beneficiari di una società.

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