Corriere della Sera: Caso Baita, arrestati il vicequestore di Bologna e l’imprenditore Marazzi

Corriere della Sera: Caso Baita, arrestati il vicequestore di Bologna e l’imprenditore Marazzi

Corriere della Sera

Caso Baita, arrestati il vicequestore di Bologna e l’imprenditore Marazzi

Il dirigente di polizia avrebbe fornito al gruppo Mantovani informazioni riservate e prestato lampeggianti e palette utilizzati come «minaccia» per far sbloccare un appalto

VENEZIA — Informazioni proibite in cambio di denaro e una promessa di assunzione con un contratto d’oro all’interno del gruppo Mantovani. L’inchiesta sull’affaire Baita si allarga: la Guardia di finanza del nucleo di polizia tributaria di Venezia, coordinata dal pubblico ministero Stefano Ancilotto, ha dato esecuzione a un’ordinanza del gip Alberto Scaramuzza per il vicequestore di Bologna Giovanni Preziosa e per l’imprenditore felsineo Manuele Marazzi. L’accusa è corruzione, rivelazione di atti coperti da segreto d’ufficio, peculato e accesso abusivo aggravato a sistema informatico. Il vicequestore, tramite Marazzi, titolare di una ditta di vigilanza e sicurezza, forniva al gruppo Mantovani informazioni segrete delle banche dati della polizia su eventuali indagini a loro carico. In qualche occasione, addirittura, per operazioni specifiche, aveva fatto pervenire agli uomini di Baita lampeggiante e paletta, oggetti in uso alle forze dell’ordine.
A metterli in contatto era stato l’imprenditore padovano Mirco Voltazza, che aveva procurato cartiere false a Baita per due milioni di euro. In cambio dei suoi servigi, Preziosa tramite Voltazza e Marazzi, aveva ottenuto 162 mila euro e un motore fuoribordo del valore di quasi 9 mila euro, oltre alla promessa di assunzione con un contratto di consulenza in Mantovani da 150 mila euro l’anno. Marazzi e Preziosa ora si trovano in carcere a Bologna. Sulla scorta delle intercettazioni relative a questo ramo d’indagine, i finanzieri hanno scoperto anche un’altra vicenda che vede Voltazza agire per favorire Baita in un appalto. L’imprenditore padovano si sarebbe fatto prestare abiti, paletta e lampeggiante da Preziosa, li avrebbe montati su una vettura simile a quella delle forze dell’ordine e sarebbe andato a minacciare un’indagine ai danni della società Veneto Strade. In quella circostanza l’Ad di Veneto Strade Silvano Vernizzi, impaurito, avrebbe sbloccato in breve l’appalto a favore della Mantovani allora retta da Baita. Ma la società smentisce seccamente. «In merito alle notizie secondo cui l’amministratore delegato di Veneto Strade Silvano Vernizzi avrebbe ricevuto minacce per ottenere il via libera ad un appalto della società Mantovani, si chiarisce quanto segue: l’impresa Mantovani non ha mai sottoscritto contratti di appalti con Veneto Strade, di conseguenza la Mantovani non ha mai vinto nessuna gara».

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