Credito Sammarinese: il Governo naviga a vista

Credito Sammarinese: il Governo naviga a vista

Il “dossier” Credito Sammarinese è
certamente un argomento scottante sul tavolo del Governo. Rispetto a
questo difficile snodo si pongono – a vario livello – alcune domande. Ci
si chiede se, ad esempio, fosse necessario arrivare a tal punto con un
istituto di credito da salvaguardare attraverso un’operazione che
esporrà il sistema finanziario e, nel contempo, chiederà anche
l’intervento dello Stato. Le traversie del Credito Sammarinese sono,
infatti, cosa nota almeno dalla primavera 2010. Si è arrivati al luglio
2011, senza alcun sostanziale intervento delle autorità di vigilanza sul
settore finanziario. Su questo passaggio si innestano poi altri
interrogativi. Era necessaria un’indagine di una Procura italiana per
commissariare una banca sammarinese? Era necessario apprendere dal Sole
24 Ore che il Commissario ha dato 8 giorni di tempo ai soci per
ricapitalizzare e coprire le perdite? Non è stato assolutamente
confortante l’aver appreso dalla stampa dalla stampa nazionale italiana
cosa stesse accadendo all’interno di una banca sammarinese
commissariata. Il punto è che non si vede un piano per il rilancio del
settore Bancario. Il Governo, in questo delicato settore, naviga a vista
aspettando di affrontare ogni singolo caso in base al momento.
Fincapital e Credito Sammarinese sono, di fatto, gli emblemi
dell’incapacità nell’affrontare le difficoltà del settore finanziario.
Uno stato attraversato da profondi scossoni nel settore finanziario
dovrebbe aver già messo in piedi una task force tecnica adeguata,
capace di fronteggiare queste situazioni di criticità. Ricordiamo, a
tal proposito, che un anno fa il Consiglio Grande e Generale bocciò il
progetto del Segretario di Stato alle Finanze e di Banca Centrale sul
futuro del sistema finanziario. Il futuro dei dipendenti del Credito
Sammarinese è importante così come il rischio di contagio che
un’eventuale chiusura di un istituto di credito potrebbe determinare sul
sistema. Rimane poi rinviato “sine die” un altro interrogativo:
fino a quando un sistema strutturato per una raccolta di 15 miliardi di
euro può resistere con una raccolta dimezzata, senza possibilità di
sviluppo concrete nel breve – medio termine.? L’impossibilità per gli
istituti di credito sammarinesi di operare sul mercato italiano è
un’incognita sul futuro del sistema. Ci sono cose poco chiare. Il ruolo
dei fondi pensione usati come “farmaco salvavita” per alcuni istituti di
credito; altra anomalia che continua ad essere utilizzata come
strumento improprio per agire sul sistema finanziario. L’UPR guarda con
apprensione alle sorti dei dipendenti del Credito Sammarinese non tanto
per l’immediato, in quanto gli ammortizzatori sociali potranno sostenere
questi lavoratori, ma nel medio lungo periodo. Un settore in
contrazione costante che futuro potrà assicurare ai dipendenti? Fino a
quando le banche più grandi potranno continuare a sostenere con il loro
intervento i soggetti in difficoltà? Lo Stato è in grado di sostenere
l’impatto economico di eventuali salvataggi a fronte di un aumento della
pressione fiscale verso i cittadini che si trovano a finanziare le
titubanze del Governo nel gestire il settore finanziario? Occorrono
risposte. Il Consiglio Grande e Generale non può messo al corrente solo a
fatti avvenuti.

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