Credito Sammarinese: retorica sulla pelle della gente

Credito Sammarinese: retorica sulla pelle della gente

La trasparenza tanto propagandata dal governo esige una risposta ad una semplice domanda: quanto pagheranno i cittadini per il salvataggio del Credito Sammarinese?

Sempre nella direzione della trasparenza, molte altre sono le domande importanti ancora senza una risposta: quanto pagheranno i responsabili della banca e i responsabili degli organismi di controllo, dai sindaci revisori, agli auditor esterni? Qual è la soglia minima sulla quale sono state attivate misure per impedire un aggravio delle perdite della Banca? È pensabile che un istituto passi da un bilancio sostanzialmente in pareggio ad un buco di – si dice – quaranta milioni di euro?

Se “salvare il sistema” significa socializzazione delle perdite, allora si sta solo facendo retorica sulla pelle della gente. Una strada più giusta sarebbe stata quella di una vera azione di solidarietà banche e Stato, con l’impegno delle prime a restituire quanto ricevuto.

Nel frattempo ai lavoratori del Credito Sammarinese non viene data nessuna garanzia. Ma come si può parlare di vero salvataggio quando si mettono in secondo piano i dipendenti ed il lavoro? È chiaro che qualcosa di importante non ha funzionato, e su questo deve essere fatta la massima chiarezza. Ricordiamo, infatti, che le banche sono istituti vigilati, hanno obblighi e protocolli importanti per la tutela del risparmio e questi obblighi devono essere fatti rispettare sempre dagli organismi di controllo interni ed esterni.
Quello che sta avvenendo a San Marino non è molto dissimile da quanto sta avvenendo a livello mondiale, dove gli Stati salvano le banche e poi sono costretti a fare pesanti tagli su sanità e istruzione, a ridurre i livelli di stato sociale, le pensioni, i dipendenti pubblici, e ad abbassare salari stipendi.
Vogliamo anche noi a San Marino seguire questo esempio fallimentare? Dipendenti e depositi vanno tutelati, questo è certo, ma lo Stato non doveva garantire le perdite. Solidarietà significa atti concreti, come la riduzione dei benefit aziendali, riduzione di alcuni stipendi fuori da ogni equità redistributiva. Ci auguriamo che si possa essere ancora in tempo per salvare i lavoratori e per attivare circuiti di vera solidarietà.
Nel frattempo esigiamo risposte pubbliche chiare, e trasparenti alle nostre domande.

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