Crisi di governo: gli interventi di Foschi, Bacciocchi, Selva, Benedettini, Mularoni, Arzilli

Crisi di governo: gli interventi di Foschi, Bacciocchi, Selva, Benedettini, Mularoni, Arzilli

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE: GLI INTERVENTI DI FOSCHI, BACCIOCCHI, SELVA, BENEDETTINI, MULARONI, ARZILLI

Proseguirà anche in nottata, per chiudersi probabilmente domani, la seduta del Consiglio Grande e Generale dedicata per la maggior parte alla discussione sulla crisi di Governo in atto. Il dibattito è cominciato in mattinata con l’intervento del consigliere di Ap Roberto Giorgetti, mentre il capogruppo del partito, Fernando Bindi, non risulta iscritto nella lista di chi prenderà parola. Dopo il rappresentante di Ap, hanno preso parola il capogruppo del Psd Claudio Felici e quello di Su Alessandro Rossi che ha candidato il proprio partito al mandato esplorativo per cercare di formare una nuova coalizione di Governo. La prassi ufficiale in questo caso vorrebbe infatti che il mandato fosse affidato al partito di maggioranza relativa ma l’Eccellentissima Reggenza, in base all’esito delle consultazioni con i diversi partiti, potrebbe anche decidere diversamente e affidare a un altro soggetto politico il mandato. La seduta pomeridiana è stata aperta dal Segretario di Stato uscente per gli Affari Interni Valeria Ciavatta ed è proseguita con gli interventi degli altri consiglieri iscritti a parlare.

Questi alcuni passaggi del dibattito.

Ivan Foschi (uscente Segretario di Stato per la Giustizia di Sinistra Unita): “Non intendo alimentare un clima da resa dei conti, né da processo alle intenzioni, dando per scontate soluzioni un po’ troppo semplicistiche e fantasiose. Ritengo invece opportuno sottolineare certi aspetti. La decisione di Alleanza Popolare poggia su alcuni elementi di fondatezza: il rapporto non è stato sempre facile tra tutte le componenti di maggioranza, numerose le scivolate in aula consigliare, non tutte clamorose, ma comunque la situazione di instabilità e incertezza ha reso accidentato il cammino delle riforme strutturali. Non è giusto però dire che il Governo è stato fermo, anche se, dopo la fase iniziale, siamo stati decisamente deficitari sul piano del metodo. Occorreva più chiarezza tra le forze di maggioranza e più comunicazione nei confronti dell’operato dell’Esecutivo. Una parte del ragionamento di Ap era quindi condivisa. Ma oggi, non essendo in grado di sapere cosa vorrà fare, non voglio dare giudizi a priori se, per esempio, sarà vero che ha compiuto la sua scelta per stringere nuove alleanze, per abbracciare una Dc tutt’altro che rinnovata. Come ad amici che si sono distinti per serietà e rigore, li invito invece a riflettere su quali strade possa esserci un cambiamento che iniziava ad arrivare. Si poteva essere più coraggiosi e produttivi, ma non per questo si deve infatti sminuire quanto fatto. Dalla legge sui giochi, a quella stralcio sulle pensioni, fino alla normativa antiriciclaggio, al giusto processo e alla vigilanza delle attività economiche, passati non solo per l’annuncio della crisi. E poi i provvedimenti in dirittura di arrivo, dalla riforma della Pa, alla legge delega della procedura penale.
Questo è il punto debole di Alleanza Popolare: la crisi sarebbe stata comunque inevitabile se questa maggioranza non avrebbe raddrizzato la sua rotta nell’ultima sessione consiliare. Quindi un’apertura anticipata a prescindere dall’esito del voto appare inspiegabile. Oggi, e nei giorni scorsi, se ne sono sentite di tutti i colori, per esempio l’ipotesi di un governo ponte, un caravanserraglio di più partiti con pochi numeri per evitare le elezioni anticipate. Ma non è meglio un centrosinistra rifondato, inclusivo di altre forze politiche oltre quelle dell’attuale maggioranza? Sinistra Unita non è un partito per tutte le stagioni, né disponibile a soluzioni pasticciate, è disposta invece a impegnarsi seriamente per un progetto coraggioso capace di dare risposte ai cittadini”.

Antonello Bacciocchi (uscente Segretario di Stato per il Turismo, Psd) : “Finora questa sede è stata più un parlatorio che un Parlamento, non facciamo che ripetere molte parole e i cittadini sono stanchi. Dagli interventi che fin qua si sono succeduti emergono i contorni di una crisi misteriosa. Ha invece toni più chiari la crisi d’impazienza di Ap che soffre di sindrome da verifica. Ne ho viste di crisi, ma questa è decisamente anomala. Ma ora è necessario dire basta agli interessi elettorali e fare cambiamenti radicali. Noi ci abbiamo provato, ma la nostra azione è stata contrabbandata come un’azione destabilizzante per la maggioranza. Dunque nei prossimi giorni servirà fare chiarezza su questa crisi incomprensibile e noi come partito dovremo cercare convergenze sul nostro progetto politico. Dobbiamo fare uno sforzo e concretizzare entro questa legislatura alcuni obiettivi politici. Insomma dobbiamo dare stabilità al sistema e risolvere i suoi problemi. Noi già ci stavamo provando, il nostro non è stato un percorso fallimentare: un limite se mai è stato quello di impegnarsi a fare e non a comunicare. Ma al Segretario Ciavatta dico che l’unità per il Psd verrà sempre prima di tutto perché il partito fa della coesione il proprio valore. Sono stati sparsi molti veleni, come quello che fossimo alla ricerca di nuove coalizioni: la politica deve abbandonare questi vecchi vizi”.

Alberto Selva (Ap): “Provo grandissimo dispiacere che questa esperienza di Governo sia terminata, ci avevo e ci avevamo creduto. La sconfitta non è di una sola parte, è una sconfitta di molti e la vittoria dei soliti pochi. Una crisi di Governo è infatti uno stop all’attività istituzionale ed esecutiva. Ma perché i Governi siano operativi, occorre coesione e sostegno; e nella coalizione precedente erano finiti da tempo. Questa maggioranza nata da un patto politico programmatico tra Psd, Ap e Su, a cui si sono aggiunti i Ddc, è stata logorata al proprio interno da parte di nemici che hanno tramato da tempo. E’ stata una scelta necessaria quella del nostro movimento: Ap ha deciso di andarsene, una decisione difficile e sofferta, tutt’altro che irresponsabile. In maggioranza oggi sono più le cose che ci dividono di quelle che ci uniscono”.

Ernesto Benedettini (Pdcs): “Oggi si rende necessaria un’azione forte e determinata per ricostruire un clima di fiducia nel Paese. Il gesto di Ap tronca definitivamente i rapporti con il Psd e i Ddc e sembra imboccare una scelta di campo definita, segna la caduta delle pregiudiziali nei confronti della Dc. Si possono così creare le condizioni per dare risposte al Paese: crediamo infatti che la Democrazia Cristiana dall’opposizione abbia dimostrato capacità di dialogo e di risposta alle istanze del Paese”.

Pier Marino Mularoni (uscente Segretario di Stato per il Lavoro dei Democratici di Centro): “Ci troviamo nuovamente a un dibattito su una crisi, ma non determinata da una fatto specifico bensì da una scelta politica. Ap ha adottato una problematica di consenso più che una visione di prospettiva per il Paese. Noi Ddc siamo entrati nell’Esecutivo nel novembre del 2007 fiduciosi di limitare l’instabilità politica e di dare il nostro contributo. Nel percorso ci abbiamo creduto e ora ci assumiamo le nostre responsabilità: il nostro non è stato un ingresso per convenienza o una scelta improvvisa, c’erano affinità politiche con gli alleati. Anche quando eravamo all’opposizione siamo stati gli unici a criticare i comportamenti di una classe politica che assumeva atteggiamenti border line. Il fatto è che con Ap sei bravo e onesto se sei d’accordo altrimenti il giudizio cambia. Ora è però necessario dare chiarezza a un sistema schizofrenico e riscattarci con i cittadini dimostrando che c’è una classe politica capace di dare una prospettiva al Paese. Dobbiamo anche levare il dibattito in aula: finora abbiamo ascoltato solo cronologie e spiegazioni, quando i cittadini vogliono risposte ai problemi che li attanagliano, non ci siamo confrontati sugli obiettivi veri. Speriamo di farlo nei prossimi giorni, ma se non ci sarà una maggioranza possibile occorre tornare alle urne. Accusare i Ddc di avere scippato i voti e fatto scelte contro gli impegni presi è un ragionamento tardivo e strumentale”.

Marco Arzilli (capogruppo di Noi Sammarinesi): “Se andava tutto così bene come sembra dai discorsi di oggi dei consiglieri di maggioranza, allora Ap o è folle, oppure viene da pensare che veramente qualche problema ci sia e in aula non lo si voglia dire. Mi permetto poi di osservare che, dall’analisi della situazione politica attuale, possiamo dire che cos’era la legge obiettivo: l’estremo, ulteriore tentativo di far entrare dalla finestra ciò che non si riusciva a far entrare dalla porta. L’anomalia politica della legge obiettivo è infatti una presa in giro dei cittadini che poco ha a che fare con il riformismo”.

Alla fine della fase pomeridiana del dibattito consiliare, che proseguirà in nottata e anche nella giornata di domani, sono intervenuti 25 consiglieri.

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