Cristoforo Buscarini, La Tribuna Sammarinese: sulla legge elettorale

Cristoforo Buscarini, La Tribuna Sammarinese: sulla legge elettorale

LA TRIBUNA SAMMARINESE

Il fondo è stato toccato

Di Cristoforo Buscarini

Il Professor Buscarini contesta apertamente la legge che regolerà il prossimo
appuntamento elettorale

Nulla di buono dopo le elezioni di
novembre

Siamo pervenuti alla fase estrema della patologia dello
“stato dei partiti”, nella quale piccole oligarchie fanno il bello e il cattivo
tempo

 

Ai primi di ottobre
scade il termine per
la presentazione delle
liste e degli apparentamenti
a norma
della legge elettorale
del 2007, la brutta
copia della legge elettorale
italiana che si
sta cercando di superare
in vista di un sistema
elettorale decente
in termini di
democrazia.
E’ tuttavia singolare
che nella fase preelettorale
nessuna rappresentanza
politica abbia
sollecitato a San Marino
il superamento di
una legge di cui non si
può certo andare orgogliosi.
Quando una normativa
elettorale, nella
realtà di uno stato villaggio,
toglie a priori,
con vari marchingegni,
la rappresentanza politica
a minoranze ideologiche
e culturali si può dire
che veramente si è toccato
il fondo. Ha scritto
Rousseau che è veramente
democratico quel
sistema nel quale tutti
i cittadini in prima persona
possono concorrere
alle scelte che concernono
la vita comunitaria,
e che la rappresentanza
deve costituire solo
la risposta ad una esigenza
pratica, ma sempre
nell’ambito del principio
di specularità dei
rappresentanti rispetto
ai rappresentati. La
legge sammarinese del
2007, al pari di quella del
1926, scardina tale aurea
concezione dando luogo
a quella instabilità che
si diceva di voler evitare,
e soprattutto privando
una parte consistente
del corpo elettorale di
una voce nelle istituzioni.
Siamo pervenuti alla
fase estrema della patologia
dello “stato dei partiti”,
nella quale piccole
oligarchie fanno il bello
ed il cattivo tempo, spesso
con una assoluta incompetenza
e senza una
base culturale decente.
L’ormai famosa intervista
di un leader di uno
dei maggiori partiti che,
al termine di un diluvio
di frasi fatte, inserisce il
drammatico episodio di
Rovereta in fantomatiche
vertenze territoriali
con Slovenia e Croazia
può apparire grottesca,
ma è invece drammatica,
perchè può essere letta
come indice della qualità
del ceto politico presente
nel Paese, alla luce
anche del ricorrente
giovanilismo esibito come
rimedio di tutti i mali
della Comunità.E che
dire poi di una fioritura
di movimenti, in sè positiva,
che però sventolano
proposte di larga prospettiva
come l’installazione
di casinò e casini?
Sono sintomi da non
sottovalutare di una realtà
che è indice di un Paese
ammalato, nel quale
i partiti in passato hanno
saputo solo allevare
clientele e gruppi di affari
senza sapere e volere
formare un nuovo ceto
politico a cui affidare il
futuro del Paese. La malattia
non è rimasta circoscritta
alla vita politica,
ma ha contaminato il
resto della società. Non
a caso San Marino non
ha un’autentica vita culturale
che si traduca in
riflessione e confronto
di idee e superi la volontaria
colonizzazione attuata
con l’importazione
dall’esterno dei detentori
della sapienza, ben pasciuti,
e con l’emarginazione
di ogni voce locale
(esemplare in proposito
la università). Paradigmatica
anche la vicenda
della locale Cassa di risparmio,
che pur essendo
in non lievi difficoltà,
il potere politico vuole
controllata mediante
un sostanziale azionista
unico (la SUMS non è un
altro azionista perchè già
parte attiva nella Fondazione),
anzichè dar vita
a quell’azionariato diffuso
che potrebbe fare della
Cassa un soggetto vivo
e partecipato. Meglio
il potere concentrato in
poche mani, dunque.E
intanto destra e sinistra
(democristiani e postcomunisti)
si alleano per
insediarsi nella stanza
dei bottoni. Questa a
tratti sommari la realtà
del Paese. Non pare ci sia
molto di buono da attendersi
dopo le elezioni di
novembre.

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