È di 288 milioni di euro il debito pubblico preventivato fino al 2015. Il debito viene così determinato: 62,6 milioni € il debito consolidato al 31/12/2011, più 102.694.000 € per il 2012 (compresi i 60 milioni per Cassa di Risparmio), 43.984.000 € quelli stimati per il 2013, 43.877.000 € per il 2014, 35.298.000 € per il 2015. Questi dati sono tratti dal bilancio previsionale 2013 e dai bilanci pluriennali 2013 – 2015 trasmessi dal Governo uscente.
Si tratta di un debito davvero enorme e molto preoccupante, che peraltro corrisponde alle stime effettuate dal Fondo Monetario Internazionale, stime bollate da molti come infondate e allarmistiche, mentre si sono rivelate giuste. Questa somma esorbitante, dato che per ripianare il debito si maturano interessi, rischia addirittura di raddoppiare in pochissimi anni.
Questa prospettiva di ulteriore indebitamento per lo Stato, se non viene affrontata seriamente con politiche di ampio respiro, può aprire scenari davvero devastanti per il nostro paese; un ulteriore impoverimento della popolazione e l’entrata in uno stato di recessione dal quale sarà molto difficile risollevarsi. In sostanza, lo Stato di San Marino rischia seriamente il tracollo.
ENTRATE – Fin dall’imminente bilancio previsionale 2013 su cui il sindacato unitario si appresta al confronto con il nuovo Esecutivo, occorre aumentare la ricchezza interna destinando investimenti per far ripartire l’economia reale. Vanno rapidamente create le condizioni per mettere fine al continuo esodo di aziende dal nostro paese, che cancella centinaia di posti di lavoro, per attirare nuovi e significativi investimenti produttivi a San Marino. In tal senso va approntato un piano straordinario per lo sviluppo, basandosi sulle migliori proposte che il paese può offrire, ad iniziare dal progetto di sviluppo che la stessa CSdL ha elaborato (con un recente aggiornamento), contestualmente ad un piano per tutelare le fasce più deboli di popolazione.
Va quindi approvata rapidamente una equa riforma fiscale che faccia contribuire al bilancio pubblico chi ha maggiori risorse economiche e patrimoniali. Prime misure in questa direzione vanno assunte anch’esse fin dal bilancio previsionale 2013.
USCITE – Rispetto alle voci di spesa dello Stato, va realizzato un rigoroso esame della spesa corrente, che deve essere resa molto più trasparente di quanto non lo sia attualmente. Precisiamo che la spesa corrente non va identificata unicamente con il monte stipendi dei dipendenti pubblici, che corrisponde a circa il 30%, ma è composta da molteplici voci, come approvvigionamenti, energia, affitto di immobili, lavori in appalto, ecc.
Occorre colpire i settori di spreco, capire dove si realizzano le inefficienze, dove è possibile, ad esempio, fare a meno di consulenze, verificare se gli appalti rispondono a reali esigenze o se, in alcuni casi, può essere la stessa PA a fornire l’oggetto dell’appalto. Va anche attentamente verificato se il patrimonio immobiliare dello stato viene utilizzato in modo oculato, se vi sono favori o regalie, e se lo stato può risparmiare usando i propri immobili per erogare i servizi pubblici, evitando di pagare l’affitto ai privati, a prezzi di mercato.
In sostanza, il Governo deve impegnarsi, attraverso il confronto con le organizzazioni sindacali, in una vera revisione della spesa, che non significhi tagli lineari, ma una vera e propria riforma dei costi della Pubblica Amministrazione che vada nella direzione di aumentare efficienza ed efficacia. La bozza di bilancio previsionale inviata dal Governo uscente, piuttosto succinta, è una sostanziale copia delle ultime finanziarie. Non emerge nessun intervento per lo sviluppo e l’occupazione, ma un semplice rendiconto contabile che fotografa l’attuale rapporto tra entrate e uscite.
Sono confermate tutte le tutte quelle misure inique – contro le quali la CSU ha espresso la sua ferma contrarietà – introdotte nelle finanziarie precedenti, che hanno colpito duramente le condizioni economiche dei lavoratori e dei pensionati, tra cui la tassa etnica per i frontalieri, l’addizionale IGR. Il sindacato unitario sta predisponendo le proprie richieste e proposte per il bilancio previsionale 2013, da sottoporre al nuovo Esecutivo, rivendicando l’instaurazione di un metodo di concertazione che porti a scelte partecipate e condivise per il bene del paese.
Ufficio Stampa