Csdl: Serve una nuova classe dirigente per portare il paese fuori dalla crisi

Csdl: Serve una nuova classe dirigente per portare il paese fuori dalla crisi

2011, un anno da accantonare. Oltre all’aggravarsi della crisi, tra
le novità più importanti dell’anno vi sono stati i due provvedimenti di
legge sulle pensioni 

Serve una nuova classe dirigente per portare il paese fuori dalla crisi

di Alberto Mino – Segretario FUPS/CSdL

(Federazione Unitaria Pensionati sammarinese)

23 dicembre 2011 – Il 2011 si chiude in negativo per la Repubblica e i
suoi cittadini, in particolare per i meno abbienti e le persone non
autosufficienti con pensioni minime.  L’inflazione galoppante e il
continuo rincaro della vita, in particolare dei generi di prima
necessità, delle bollette domestiche, delle polizze assicurative, ecc,
stanno riducendo il livello di vita dei cittadini. Il 2012 si presenta
ancor più preoccupante perché non si vede l’uscita dal tunnel della
crisi e i bilanci dello Stato e degli enti pubblici sono in forte
passivo. Cresce la cassa integrazione, continua la perdita di posti di
lavoro e quindi la disoccupazione, soprattutto giovanile. 

Il Bilancio previsionale dello Stato per il 2012 prevede un
preoccupante indebitamento pubblico, nonostante i tagli alla spesa e un
forte aumento della tassazione, realizzata in modo indiscriminato senza
rispettare l’equità sociale; l’Esecutivo non ha avuto il coraggio di
approvare una riforma fiscale equa e solidale con un sistema di
imposizione progressiva e di accertamento dei redditi e dei patrimoni il
più reale possibile, introducendo gli strumenti di verifica fiscale più
adeguati.  

In una comunità piccola come la nostra non dovrebbe essere difficile
applicare questa riforma, più che mai necessaria per aumentare le
risorse pubbliche da destinare alla ripresa economica e al
consolidamento dello stato sociale. A mio parere basterebbe la volontà
politica e il senso di equità di giustizia sociale per realizzarla.

Il piano di sviluppo allegato al bilancio 2012, è il libro dei sogni,
perché non ci sono le risorse, anche perché – come detto – non si è
voluta approvare la riforma tributaria. È chiaro a tutti che il nostro
paese ha bisogno di riprendere a crescere per superare la crisi, creando
nuovi posti di lavoro, facendo ripartire l’economia sana e trasparente,
anche con misure mirate e incentivi dello Stato in grado di attirare a
San Marino nuovi investimenti produttivi.

Uno degli elementi di novità più importanti del 2011, sono state le
due leggi in materia previdenziale: la nuova riforma del sistema
pensionistico (primo pilastro), e la legge che introduce la previdenza
complementare (secondo pilastro). La FUPS ha sempre sostenuto che la
riforma pensionistica del 2005 non era sufficiente, e quindi si doveva
nuovamente intervenire, confermando la natura solidaristica del sistema,
a cui affiancare il secondo pilastro, complementare pubblico
obbligatorio.

L’impianto delle due leggi è complessivamente valido; ciò che invece
non condividiamo e che va modificato, è la gestione della previdenza
complementare, che deve essere assegnata alle parti sociali. Infatti,
l’articolo 5 della legge istitutiva della previdenza complementare
prevede una gestione prevalentemente politica, e questo viola gravemente
l’autonomia dell’ISS; autonomia che è uno dei principi basilari su cui
si fonda l’Istituto per la Sicurezza Sociale, fin dalla sua fondazione. 

Quindi, i partiti devono stare fuori dalla gestione dei fondi ISS: la
politica deve avere solo un ruolo di controllo. L’organo amministrativo
deve essere composto paritariamente dalle organizzazioni sindacali e da
quelle datoriali, ivi compresa la PA, in quanto datore di lavoro.
Pertanto la composizione di tale organismo va riformulata, rendendolo
snello e poco costoso. La politica, dal canto suo, deve cercare di
svolgere meglio il proprio ruolo, e deve preoccuparsi di riconquistare
la credibilità dei cittadini elettori, perché attualmente è ai minimi
storici dal ritorno della democrazia, nel 1943. 

Non è sufficiente stanare gli “inguaiati”, che comunque sarebbe un
successo, anche se io penso che il rincorrersi di voci e notizie sui
personaggi pubblici implicati in vicende poco chiare serva solo a
sollevare un gran polverone, per poi non fare nulla. Oltre agli
“inguaiati” devono fare un passo indietro anche coloro che in qualche
modo hanno comandato (che è l’antitesi dei governare) assieme agli
approfittatori del potere per interessi personali. Anche se non
coinvolti direttamente in vicende illecite, coloro che hanno affiancato
personaggi disonesti hanno manifestato inadeguatezza a ricoprire posti
di responsabilità nelle istituzioni, nella PA, nei partiti, e perché no,
anche in ruoli dirigenziali nell’attività privata. 

In conclusione, San Marino ha bisogno da subito di formare una nuova
classe dirigente, che abbia i più elevati requisiti di onestà,
trasparenza e capacità, per portare il paese fuori dalla crisi e
ritornare a progredire come comunità. Buone feste a tutti.

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