CSU: La fregatura del contratto USL – OSLA

CSU: La fregatura del contratto USL – OSLA

Spenta la grancassa sulla firma del contratto USL – OSLA del settore industria, emerge impietosamente il vero effetto di questo accordo: gli unici a rimetterci sono i lavoratori, mentre le imprese dell’OSLA portano a casa un potenziale buon risultato. Quindi se l’OSLA ha fatto fino in fondo il suo mestiere, appare scellerata la scelta dell’USL di firmare un accordo che penalizza pesantemente i lavoratori.

Sono infatti 3 le principali fregature contenute nell’intesa.

La prima è il passaggio alle 36,5 ore settimanali a parità di salario. Meccanismo che l’azienda può adottare unilateralmente, ed in tal caso non vi sarà l’adeguamento agli aumenti retributivi definiti nell’accordo, peraltro senza chiarire se tutti o in parte. In sostanza, significa che il passaggio all’orario ridotto comporta una perdita secca che va da un minimo del 3,5% delle retribuzioni fino ad oltre il 9%. Perdita che non verrà mai più recuperata anche nel caso di un ritorno alle 37,5 ore settimanali. Conti alla mano, i lavoratori vedrebbero andare in fumo ogni anno una intera mensilità.

La seconda fregatura è legata alla flessibilità. Questo strumento non prevede infatti preavvisi né limiti quantitativi sia del monte ore generale sia di quelli giornalieri, perché il tutto viene demandato alla contrattazione aziendale. Ma è evidente che, in particolare nelle micro imprese a cui è destinata questa forma di contrattazione la proporzione dei rapporti di forza è a netto sfavore dei lavoratori.

La terza fregatura è relativa alla “retribuzione variabile”, che prevede un premio generalizzato dello 0,5% e di un altro 0,5% per chi lavora almeno 1.600 ore all’anno. Ma per le aziende che applicheranno il regime delle 36,5 ore metà del premio viene di fatto vanificato per il semplice motivo in nessun modo raggiungeranno quota 1.600. Uno specchietto per le allodole, dunque. Ma non è finita: l’azienda potrà, (“concordandolo con il lavoratore”, si legge nel contratto), non erogare l’intero premio in base all’andamento economico dell’attività. Insomma, una fregatura dopo l’altra.

Al di là infine dei singoli contenuti presenti nell’accordo, l’operazione di firmare un contratto che ha unicamente l’obiettivo di autocelebrarsi, contrapponendo un altro testo a quello stipulato fra CSU e ANIS, è una strada che non porta nessuno da nessuna parte. Anzi danneggia lavoratori ed imprese, perché crea un quadro di incertezza e confusione normativa. Per di più in un momento in cui il nostro sistema economico ha assolutamente bisogno di regole chiare e certe.

La Segreteria della Centrale Sindacale Unitaria

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