Già da diversi anni le principali industrie produttrici di condizionatori hanno previsto l’utilizzo, di speciali elementi filtranti in grado di svolgere quelle funzioni che i normali filtri a rete, per la loro stessa struttura, non possono garantire.
Respirare aria sana è desiderio di tutti ma non è facile
Oggi le denunce per difficoltà respiratorie, senso d’affaticamento e altri disturbi raccolti sotto il nome di “sick building sindrome“ (Sbs, sindrome degli edifici malsani), si moltiplicano e cominciano ad essere prese in considerazione. Queste denunce hanno portato ad alcune indagini sulla qualità dell’aria domestica. I risultati sono per niente rassicuranti: climatizzazione carente, muffe, emissioni chimiche e altro ancora.
Ci sono più sostanze inquinanti all’interno che all’esterno delle abitazioni. La qualità dell’aria negli edifici si è notevolmente degradata dalla crisi petrolifera del 1973.
La politica di risparmio energetico e d’isolamento termico degli edifici adottata ha dimezzato, in venti anni, il tasso di ventilazione degli ambienti. L’abitudine di aerare le stanze si perde e la manutenzione dei sistemi d’aria condizionata è spesso carente; come si può immaginare, questo ristagno dell’aria giova alle 250 specie di muffe (aspergillo, cladosporium) ai microbi e agli attinomiceti (batteri somiglianti a dei funghi microscopici) che invadono le zone umide. Molti studi pubblicati su quest’argomento delle sindromi degli edifici malsani li suddividono in due grosse categorie: costruzioni sane o malate.
Il modo più efficace, per migliorare la qualità dell’aria all’interno degli edifici, consiste solitamente nell’eliminare le singole fonti interne d’inquinamento e nel ridurre le emissioni. Si può poi aumentare la frequenza dei ricambi d’aria.
Il mezzo di prevenzione più sicuro è comunque il mantenimento dei locali in buono stato igienico. Inoltre, è necessario provvedere ad una corretta manutenzione dei sistemi di condizionamento, in cui i filtri potrebbero trasformarsi in terreni di coltura di microbi patogeni.