PENSIONI.
RIFORMA IN AULA, PODESCHI: SACRIFICI NECESSARI
ZAFFERANI (AP): “PAGANO SOLO I GIOVANI”
Una riforma necessaria, anche se imperfetta. Il Consiglio grande e generale, al termine del lungo dibattito avviato in mattinata, ha iniziato l’esame in seconda lettura dell’articolato della riforma del sistema previdenziale, che si concludera’ in nottata con la sua approvazione. Di fatto, trasversalmente viene riconosciuto come un intervento necessario per la tenuta dei fondi pensione, e che andra’ a completarsi con l’istituzione del secondo pilastro. Anche se le “pecche” vengono sottolineate tra i banchi della stessa maggioranza.
E’ il segretario di Stato per la Sanita’ che introduce il progetto di legge definendolo una riforma che “mette in sicurezza” il sistema e per questo “chiede si’ sacrifici”, cercando pero’ di “conciliare le esigenze di tutti”. Podeschi spiega anche come, per venire incontro alle richieste dei liberi professionisti, abbia provveduto ad emendare l’articolo 7 che introduce la gestione residuale dei lavoratori autonomi. In sostanza, “non andiamo a chiedere a nessuno che ha un attivo- precisa Podeschi- di andare a pagare i passivi di altri, ma manterremo un conteggio separato e ogni anno andremo a fare delle verifiche per intervenire se una delle categorie uscira’ dalla logica degli attivi”. Il relatore di maggioranza, Federico Bartoletti, Pdcs, elenca quindi le novita’ introdotte: in primis, “la creazione di tre grandi categorie nell’ambito della gestione unitaria del fondo pensioni, lavoratori dipendenti, autonomi e agricoltori”, con il fine di “ottenere grandi numeri per garantire il fondo e la migliore omogeneita’ dei contribuenti”.
Tra le novita’ anche gli adeguamenti delle aliquote contributive “rendendole uniformi a partire dal 2019 per tutti i lavoratori autonomi” e l’eta’ pensionabile portata a 66 anni, infine l’introduzione di un contributo di solidarieta’ per scaglioni dei pensionati in favore lavoratori attivi. Sul fronte dell’opposizione a fare la voce grossa e’ Sinistra unita, partito che gia’ in sede di commissione aveva posto voto contrario alla riforma, prendendo distanze dall’astensione di Psd, Psrs e Upr. Il coordinatore Alessandro Rossi, relatore di minoranza, picchia duro: “Non e’ accettabile- manda a dire- una riduzione dello stato sociale solo perche’ il sistema non tiene”. A suo dire, la ricetta non deve essere la riduzione di forme di protezione sociale, ma la modifica del sistema. Su si dichiara quindi “fortemente contraria” alla riduzione del tasso di sostituzione per la rendita che “viene portato a regime su valori introno al 65% della media delle contribuzioni degli ultimi dieci nani della vita lavorativa”. Altro punto non condiviso e’ l’innalzamento dell’eta’ pensionabile: “Sessantasei anni sono un’enormita’- bacchetta- uno spregio al lavoro, quello vero fisico”. E ancora: “Una politica che non riesce a dare un lavoro qualificato ai suoi giovani- conclude- e che li vuole fare lavorare fino a 66 anni e’ una politica che ha perso”. Riconosce che “il carico della solidarieta’ viene lasciato solo sulle spalle dei giovani” anche Andrea Zafferani di Ap. “È giusta la riduzione della prestazione previdenziale promessa- riconosce il giovane consigliere di maggioranza- ma come distribuire questa riduzione fra le generazioni?”. In conclusione, “quando si tratta di fare le scelte sulla distribuzione dei costi fra le generazioni- lamenta Zafferani- la difesa dei diritti acquisiti trasforma il nostro primo pilastro a ripartizione in un sistema molto poco solidale, dove chi e’ piu’ giovane paga tutto e chi e’ in pensione o sta per andarci paga poco o niente”. Sempre dai banchi di maggioranza si alzano voci che, da un lato sottolineano l’opportunita’ dell’intervento, dall’altro sposano pero’ le perplessita’ sollevate nei giorni scorsi dagli ordini dei liberi professionisti: Alberto Selva, Ap, bolla come “scelta forzata” l’unificazione del loro fondo con quello di artigiani e commercianti. “Forse- propone- una scelta piu’ coraggiosa sarebbe stata l’unificazione di tutti i fondi in uno unico”. Per Gian Nicola Berti, Ns, la riforma e’ “un passaggio”
verso questa meta.. Anche per Luigi Mazza, Pdcs, il fondo unico e’ una scelta positiva, ma l’emendamento proposto dal segretario “da’ comunque un elemento di certezza”. Dal fronte dell’opposizione, sono espresse delle perplessita’ sul metodo, ma “deve essere sottolineata la necessita’ dell’intervento”, per il segretario del Psrs, Simone Celli. Alessandro Mancini, Psrs, condividendo le preoccupazioni espresse dai liberi professionisti, apprezza l’emendamento proposto dal segretario, anche se, riconosce che “servira’ qualcosa di piu'”.
Pier Marino Mularoni, Upr, sottolinea come l’intervento non sia risolutivo per la sostenibilita’ dei fondi. Sulla stessa linea infine, Fiorenzo Stolfi, Psd: “Al di la’ del contenuto della riforma, la tenuta in equilibrio dei fondi dipende essenzialmente dal livello di sviluppo e crescita di un Paese”.
In conclusione, “come classe politica bisogna lavorar per favorire la crescita del Paese- sostiene il leader del Psd- aumentare occupazione e redditi, in modo che ci siano piu’ persone a contribuire ai fondi pensione”.