Difendiamo il nostro Paese con l’economia reale

Difendiamo il nostro Paese con l’economia reale

Da mesi succede che ogni giorno può nascondere il rischio di un crollo delle Borse mondiali, di un aumento ingiustificato del prezzo del petrolio, del fallimento di qualche tempio sacro della finanza. Tutto questo ha sempre comportato ripercussioni immediate sull’economia europea e, a cascata, sul borsellino delle famiglie.
I dati che ci forniscono i rilevatori statistici nazionali sono sempre più allarmanti: sono cresciuti il pane, la pasta e tanti altri generi di prima necessità. Crescono le bollette, i trasporti, i farmaci e perfino libri scolastici. A fronte, il progressivo calo dei beni considerati superflui: dal telefonino alla palestra; dalle cena al ristorante ai cosmetici. I soldi sono sempre quelli, ma valgono sempre meno. Per cui è giocoforza risparmiare.
Sono dati allarmanti, condizionati da dinamiche sulle quali nulla può un piccolo Paese come San Marino. Che, per contro, ha altri problemi suoi in aggiunta. Quelli derivanti dalla cattiva gestione della politica estera e che hanno comportato una serie di difficoltà sempre più gravi per le imprese, le banche e le finanziarie.
La crisi, sul Titano, si sente forse un po’ meno che altrove. Ma è inequivocabilmente alle porte e molti settori economici ne stanno già sentendo gli effetti.
Come reagire? Sicuramente occorrerà tenere presente alcune raccomandazioni che già vengono da fonti autorevoli della finanza italiana ed europea: ritornare all’economia reale. Basta con i castelli di carta costruiti sulle speculazioni finanziarie, solo virtuali, spesso al limite dell’illegalità, che creano ricchezze immediate, e un’economia drogata, che rischia di provocare crolli ancor più disastrosi delle stesse ricchezze accumulate in maniera solo ipotetica.
Occorre riportare in primo piano il lavoro di artigiani, commercianti, agricoltori, operatori turistici. Il lavoro delle famiglie e delle piccole imprese. Il piccolo risparmio perseguito con la sana economia delle proprie risorse. E non il denaro facile che viene dalle operazioni border line. La finanza deve tornare a fare il suo mestiere, supportando e finanziando i provvedimenti di sviluppo delle imprese. Il legislatore ha il dovere di individuare tutti gli strumenti necessari ai buoni investimenti; non solo ma anche stare attento alle dinamiche inflattive che hanno ripercussioni pesanti sugli stipendi e sulla previdenza; e prevedere tutto quanto è possibile per sostenere le famiglie, oltre che incentivare i consumi interni.
E’ la ricetta anche per San Marino, che negli ultimi dieci anni ha perso tutti i treni dello sviluppo, ma che ora, di fronte ad una congiuntura dalla quale non potrà certo non rimanere toccato, può trovare lo stimolo giusto non solo per il ricambio di quella classe politica che ha generato e poi a subito questa situazione, ma anche per riportare l’economia del Paese a quei valori che, oltre tutto, sono tipici della sua tradizione.
Insomma, occorre voltare pagina. Non più interventi a pioggia, che alla fine si rivelano solo uno spreco, ma una politica dei redditi mirata alla fasce più deboli, agli anziani, alle famiglie più disagiate, alle nuove povertà. Occorre porre fine alle enunciazioni, ai proclami, alle dichiarazioni inutili o strumentali. L’unica regola è quella di lavorare seriamente. E noi ci siamo abituati da sempre.

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