Domenico Gasperoni, La città posta sul monte, La Tribuna Sammarinese

Domenico Gasperoni, La città posta sul monte, La Tribuna Sammarinese

La Tribuna Sammarinese

La città posta sul monte
Domenico Gasperoni

I sammarinesi che hanno seguito la cerimonia religiosa,in Pieve o alla Tv, per la festa di San Marino, hanno sentito proclamare una pagina di Vangelo che mi ha molto colpito. Una frase, in particolare, fa riflettere in questo periodo tormentato per la nostra Repubblica. “Una città non può stare nascosta se è posta su di un monte”.
Per grazia di natura, la nostra Città è stata posta su un monte,non su un qualunque cucuzzolo. Su una cima solida,come un Titano,così l’ha chiamata la tradizione.
Un luogo comune da tutti ripetuto ( oggi lo facciamo ribaltando i termini), e che mi sembra un piccolo imbroglio storico, continua a dirci che noi ci siamo conservati come Stato perché “nascosti agli altri”. E questo,forse, per scelta di sopravvivenza.
Purtroppo la tentazione del nascondimento continua. Ma per i sammarinesi oggi c’è il pericolo di farlo per un altro motivo: per vergogna. Vergogna di essere considerati una spelonca di briganti, una rete privilegiata per le mafie, un paese che fa da “palo” ai ladroni venuti da fuori confine, tenendo aperto il sacco degli imbrogli.
Ma come può una città posta sul monte, stare nascosta? Con un pizzico di retorica patria, dico che deve recuperare l’orgoglio di farsi vedere e di essere vista. Deve accendere tutte le sue luci: una vera e permanente “alba sul monte”. E non faccio qui riferimento a recenti iniziative turistiche, ma ad un’altra suggestione di quella pagina del Vangelo letta in Pieve, che invita ad accendere una lucerna e di metterla sul punto più alto del candelabro.
Una volta si diceva che la festa di San Marino era una festa di popolo. Oggi per le vie del centro storico, il popolo che accompagna le reliquie del Santo si è assottigliato. Si vedono più addetti ai lavori che gente comune.
E’ quanto succede anche nel mondo della vita democratica. Dove il popolo è assente. Delegando il tutto alle proprie botteghe partitiche. Ai professionisti della politica di palazzo. E allora chi farà risplendere la città sul monte? Se li lasciamo soli, questi signori, non ne saranno capaci. Perché non basta litigare su chi è il più bello del reame. Su chi ha un grammo in meno di responsabilità della crisi sociale, politica ed economica. Perché non basta tentare la vincita al lotto delle alleanze politiche, dei gruppetti che considerano “salvamento della patria”, prima le loro separazioni,poi le loro riaggregazioni. Perché non basta elemosinare incontri o strette di mano di potenti forestieri,per riacquistare la dignità della propria Città.
E’ il popolo sammarinese che deve riaccendere la rabbia contro la cattiva politica, contro la cattiva economia, la pretesa di un’etica pubblica attuata e non solo ricordata agli altri.
La notte della festa della Repubblica,con gli occhi all’insù, applaudiremo il consueto eccellente spettacolo pirotecnico. Quando il monte sarà illuminato dai mille colori sparati nel cielo,ogni sammarinese ritroverà l’orgoglio di abitare sul Titano e di avervi costruito una Città, che non potrà più restare nascosta. Perché rivestita della luce della democrazia praticata.

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