Federazione industria, lettera ai lavoratori

Federazione industria, lettera ai lavoratori

Lettera aperta a tutti lavoratori dell’industria

A meno che non si pretenda curare la polmonite con un’aspirina, la mancata firma dell’Anis all’accordo tripartito è difficilmente comprensibile. Soprattutto alla luce delle spiegazioni utilizzate dagli industriali per motivare questo improvviso e solitario dietrofront.
Ovvero: l’insufficiente flessibilità d’orario e gli eccessivi aumenti contrattuali. Due punti che sono stati al centro di una intensa e lunga trattativa, che ha più volte portato a modifiche e aggiustamenti dell’accordo anche sulla spinta di richieste avanzate da tutti i soggetti seduti al tavolo negoziale. Di più: il testo sull’aumento delle ore di flessibilità, che ha riscosso il via libera finale, è stato definito proprio con l’Associazione Industriali. E’ allora inevitabile chiedersi: perché azzerare tutto alla vigilia della firma?

Anche sul fronte contrattuale le ipotesi di aumento sono state dibattute, esaminate e confrontate con la partecipazione attiva di tutti: sindacato, associazioni imprenditoriali e governo, raggiungendo un difficile punto di equilibrio. Ma anche qui l’inaspettato non possumus degli industriali si basa su un aumento dell’1.6% per l’anno 2008. Aumento che, in base alla media dell’inflazione nel primo semestre (1,2%) è solo lo 0,4% in più. Niente a che vedere con un aumento del costo del lavoro esorbitate, tale da giustificare il no all’accordo tripartito.

Siamo insomma di fronte a motivazioni tanto fragili da assomigliare a piccoli pretesti: quasi che l’uscita dal tunnel della crisi economica sia imprescindibilmente vincolata a qualche ora di flessibilità o a uno zero virgola in più da destinare ai lavoratori del settore industria. Lavoratori che, attraverso l’assemblea dei rappresentanti sindacali, hanno risposto al No dell’Anis con un Sì netto e deciso all’accordo. Dando così un forte segnale di compattezza e responsabilità anche a fronte di risultati contrattuali incerti, seppur compensati dagli interventi a favore dei disoccupati e cassaintegrati.

E’ evidente che le ragioni della mancata firma non sono riconducibili all’esito del tavolo tripartito, che del resto l’Anis non intende abbandonare. Le vere preoccupazioni espresse stanno altrove: ai risultati dei prossimi accordi fiscali, valutari e finanziari che disegneranno l’assetto internazionale e il futuro economico della nostra Repubblica. Preoccupazioni sacrosante, che nessuno disconosce.
A partire dal sindacato e dai lavoratori, che per primi pagano i pesanti costi della crisi. E’ dunque indispensabile che l’Anis ritrovi le ragioni di una linea comune, senza incertezze né alibi. Perché l’unico risultato tangibile della non-firma è che l’associazione di categoria più rappresentativa del settore industriale lascia i propri lavoratori senza contratto. E questo non sarebbe accettabile. Siamo consapevoli che i prossimi mesi saranno molto difficili e che ci aspetta un duro impegno da portare avanti tutti insieme, organizzazioni sindacali, imprenditori e governo. L’accordo tripartito rappresenta l’inizio di questo impegno, non certo un ostacolo.

Enzo Merlini e Giorgio Felici Segretari della FLI-CSU

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