Fernando Bindi risponde a Marino Grandoni

Fernando Bindi risponde a Marino Grandoni

Egregio Direttore, non essendo frequente l’apparizione del mio nome sui giornali e non essendo io molto incline ad intervenire tanto per parlare, sono rimasto sorpreso nel vedere comparire il mio nome per ben tre volte sul suo giornale: il 27, il 30 e il 31 Luglio. Devo questa circostanza ad un intervento dell’ing. Grandoni che dice di conoscermi anche se per gli ultimi 17 anni non ho avuto confronti, al quale sarebbe stato impedito da Ap, e solo da Ap, di svolgere una colossale opera di beneficenza a favore dello Stato.

Infatti a leggere il titolo di Tribuna del 31 Luglio “Sfumano 28 milioni di euro per lo Stato”, sarebbe giusto chiedersi chi è o chi sono quei matti che buttano via 28 milioni di euro dalle casse dello Stato “a costo zero”. A dire il vero non ho rintracciato nessuna delibera di diniego del Congresso di Stato in materia; devo dedurre che l’ing. Grandoni è molto più informato dei consiglieri, che appoggiano il Governo e lo devono controllare, di ciò che si discute in Congresso anche senza fare delibere. Se il Governo nella sua collegialità ha qualche motivo per discutere, deliberare o meno, non è compito mio né del gruppo consigliare che ho l’onore di rappresentare, sostituirsi ad esso. La recente riforma che ha sancito la separazione dei poteri, secondo il modello democratico e liberale a cui aderisco, fissa un punto chiave, la distinzione dei ruoli fra Governo e Consiglio. Io rispondo per la mia parte politica e per il gruppo consigliare. Se l’ing. Grandoni avesse letto il programma elettorale di Ap, senza condividerlo minimamente s’intende, a pagina 25 avrebbe trovato la nostra posizione, che è quella di oggi. L’accordo di governo in materia è la sintesi del compromesso raggiunto fra le tre rappresentanze politiche. A quello ci siamo attenuti e ci atterremo anche in futuro nella coalizione. Tutto qui. Nessuna concessione da parte mia al linguaggio offensivo ma inconsistente cui si è lasciato andare. La forza sta in ben altro che nel linguaggio.

Posso assicurare che il gruppo di Ap ha letto e analizzato il cosiddetto progetto sia nella versione roveretiana sia in quella di Ponte Mellini. O meglio ha analizzato quello che l’ing Grandoni ad altri ha fatto pervenire. Abbiamo concluso che quella struttura, 6400 mq complessivi e 250 macchinette, ed un solo socio privato al 49%, in una zona in cui ci sono già altre analoghe strutture, non fossero compatibili. Se poi i passati governi, da quello che gli ha concesso la società a quello che non gli ha dato l’autorizzazione ad avviare il gioco on-line, abbiano fatto bene o male è cosa che deve chiedere ad altri e non a noi. Saprà lui a chi rivolgersi.

La mia colpa, la nostra colpa, tale da meritare gratuiti insulti, è stata quella di non aver condiviso un suo affare che, legittimamente, ha proposto. Che male c’è? Provi l’ing. Grandoni a porsi a parti rovesciate: avremmo noi dovuto usare il suo linguaggio solo perché ha proposto un affare?

Il nostro ruolo è quello della rappresentanza politica, della quale paghiamo il pedaggio, nel bene e nel male; il suo ruolo, legittimo, è quello di fare affari. Nulla di male perché ognuno si realizza come meglio crede, sia che gli affari siano compatibili con altre visioni sia che non lo siano. Agli insulti ed alle infelici insinuazioni che non toccano me né i miei amici, ho cercato di rispondere ragionando, senza farmi prendere dall’ira. Se Grandoni, che dice di conoscermi, mi conosce veramente, sa bene che con me certi discorsi non attaccano. Se poi vuole affidare ad altri “politici”, come pare stia avvenendo, il ruolo di sfondamento, essi rischiano di rompersi la testa. Il compito delle scelte spetta allo Stato e, per quanto compete, alle rappresentanze popolari. Se esse sbagliano giuridicamente saranno i tribunali a dirlo; se sbagliano politicamente, saranno i cittadini a decidere.

Fernando Bindi

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