Fondi, così San Marino aiuta l’Italia. Dal libro di Marco Bodellini

Fondi, così San Marino aiuta l’Italia. Dal libro di Marco Bodellini

Fondi, così San Marino aiuta l’Italia

La disciplina sui fondi comuni di investimento potrebbe rivitalizzare la borsa milanese

La finanza sammarinese potrebbe sostenere quella italiana? Probabilmente sì, grazie alla nuova disciplina sui fondi comuni di investimento. La teoria si ricava tra le righe della monografia a firma di Marco Bodellini, dottorando di ricerca in diritto degli affari presso l’università Luiss di Roma, dal titolo “I servizi di investimento collettivo nella Repubblica di San Marino”. Il libro – che è stato presentato alla Eccellentissima Reggenza sammarinese – mette risalto i punti di forza della nuova normativa applicata dalla Repubblica di San Marino in materia di fondi alternativi, retail, riservati ai clienti professionali, con forma aperta o chiusa, spiegando come questi prodotti – se governati con intelligenza, competenza e forte presenza dello Stato nel ruolo di controllore e garante della trasparenza e degli interessi dei risparmiatori – abbiano tutte le potenzialità per crescere e diventare uno dei settori trainanti dell’economia del Paese. 

Le differenze rispetto all’Italia. “La Repubblica di San Marino si è recentemente dotata di una moderna e innovativa ‘piattaforma regolamentare’ in materia di servizi di investimento collettivo – spiega Bodellini – che rende possibile agli operatori finanziari locali ed esteri l’istituzione e la gestione di fondi comuni di investimento di diritto interno, ipotesi in precedenza non consentita”. In particolare, la disciplina sammarinese – contrariamente a quella italiana – distingue tra fondi alternativi destinati al pubblico, regolamentati come fondi di fondi e quindi “ontologicamente” meno rischiosi, e fondi alternativi riservati ai clienti professionali, regolamentati come “hedge funds” puri, quindi caratterizzati da un approccio potenzialmente più aggressivo. 

“Questa impostazione innovativa, conforme al modello lussemburghese e irlandese – riprende Bodellini – offre un’alternativa di investimento molto interessante tanto per i piccoli risparmiatori, interessati a diversificare il proprio portafoglio con investimenti di piccole dimensioni, quanto per i grandi operatori finanziari internazionali, sempre alla ricerca di nuove ed efficienti occasioni per creare valore”. A seconda della forma giuridica con cui il gestore istituisce il fondo di investimento, le quote possono essere destinate, sul territorio sammarinese, al pubblico dei risparmiatori, oppure riservate esclusivamente ai clienti professionali, quali banche, assicurazioni, fondi di investimento e altri operatori del mercato finanziario.

Ulteriore elemento di differenza rispetto alla disciplina italiana, che avvicina San Marino al modello inglese, consiste nel fatto che l’attività di controllo sul settore dei fondi comuni di investimento compete a un’unica autorità di vigilanza, ossia la Banca Centrale della Repubblica di San Marino. “Questa impostazione consente di evitare le difficoltà di coordinamento cui si va inevitabilmente incontro quando vengono attribuite funzioni di controllo sul medesimo settore a due diverse autorità”. 

In generale, il modello di gestore sammarinese diverge completamente dalla tradizionale figura della società di gestione del risparmio italiana controllata da un gruppo bancario o assicurativo, perciò sempre sottoposta al rischio dei conflitti di interesse. “La previsione di un capitale sociale significativamente più ridotto di quello richiesto dalla disciplina italiana per la costituzione di società di gestione – 200 mila euro a San Marino rispetto a un milione di euro in Italia – e la scarsa importanza di una capillare rete distributiva sul piccolo territorio sammarinese dovrebbero facilitare e incentivare iniziative imprenditoriali indipendenti rispetto a banche e a compagnie assicurative”. 

Rischi o giovamento per l’Italia. La domanda che sorge spontanea è: la diffusione dei fondi comuni di investimento di diritto sammarinese potrebbe nuocere o portare benefici al sistema italiano? “Essa rappresenta una grande chance anche per il rilancio del sistema finanziario e produttivo italiano – assicura Bodellini – da sempre poco attrattivo rispetto ai grandi investimenti esteri. L’enorme appeal dei fondi sammarinesi potrebbe consentire, infatti, di raccogliere a San Marino, mediante le sottoscrizioni, i capitali dei grandi investitori esteri, come fondi pensione, fondi sovrani, banche, assicurazioni e altri fondi di investimento, i quali a loro volta potrebbero essere reinvestiti tanto nel mercato finanziario, quanto nel sistema produttivo italiano, consentendo di ripristinare lo storico rapporto di amicizia tra i due Stati”. In più, l’afflusso di capitali esteri in Italia, tramite i fondi sammarinesi, potrebbe introdurre liquidità anche nel mercato borsistico milanese, posto che – essendo San Marino privo di una borsa valori – i target di investimento dei fondi saranno orientati in primis verso i titoli italiani.

 

Paola Rinaldi

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy