Piero Ghetti – Corriere Romagna: La storia. Grazie al tecnico Massimiliano Piolanti i giocatori 11enni della Pianta aiutano i loro coetanei in Senegal creando un ponte solidale /
Scarpe da calcio per unire Forlì e l’Africa /
«Durante un viaggio li ho visti giocare senza avere nulla, eppure erano felici»
FORLÌ. Bambini e ragazzi forlivesi della Pianta uniti ai loro coetanei africani del Senegal dalla comune passione per il pallone, che ha permesso, grazie all’allenatore Massimiliano Piolanti, di creare un ponte di solidarietà. Fondata nel 1960, l’Associazione sportiva dilettantistica Pianta ha sede nello stesso edificio di via Tripoli che ospita servizi e spogliatoi del campo sportivo. Alle pareti, oltre ad una sciarpa con i colori sociali gialloblù, la foto del fondatore don Guido Sansavini, accanto a quelle di Alberto Bergossi e Marco Rossi, ex calciatori con trascorsi in serie A cresciuti alla Pianta. Costituita da 18 allenatori, 340 ragazzi tesserati e 15 squadre, dal 1985 funge da vivaio principale del Cesena Calcio, che milita in serie B. L’attuale portiere dei bianconeri, Nicola Ravaglia, proviene proprio dalla Pianta.
L’idea. Uno degli ultimi allenatori approdati alla “cantera” di via Tripoli, non ancora 30enne, si chiama Massimiliano Piolanti. Oltre alla competenza calcistica frutto di anni da professionista, l’uomo ha portato in dote una potente carica solidale. Piolanti allena gli esordienti B, tutti classe 2001. Nel settembre scorso, di ritorno da un viaggio in Africa, lancia fra i suoi allievi l’idea di raccogliere materiale sportivo in buono stato, in particolare scarpe da calcio, sino a spedire ben due cartoni di materiale ai ragazzi della
scuola di calcio di Mbour, in Senegal. Alla fine è nata una rete solidale coinvolgente l’intero movimento sportivo della Pianta.
La scintilla. Piolanti è stato nel Continente nero spinto dalla voglia di fuggire dalla realtà. «L’Africa è terra che brucia, colore rosa, e rosso e arancio di sole che spezza le briciole, che inchioda l’aria e che non ti lascia altra via d’uscita che guardare. Una quantità di luce incredibile pronunciata sul viso di angeli neri con labbra d’orate e denti d’a- vorio, con capelli crespi e pelle color nero». Passeggiare diventa difficile, la descrizione è impossibile: «L’Africa è felicità, sorrisi e ancora gioia e giochi e bambini. Si assapora un’atmosfera di unica vitalità e spensieratezza nonostante manchi l’acqua, la luce, il cibo, tutto». A pochi chilometri da Dakar, Piolanti s’imbatte in alcuni bambini che giocano a pallone in un impianto distante anni luce dai canoni europei. Massimiliano “si ricorda” di essere calciatore e di allenare bambini. «Mi viene spontaneo far visita a bimbi della “Ecole de football”: in fondo mi sono portato palloni e maglie e scarpe proprio per questo». L’uomo arriva al campo, e cosa scopre? «Capre e sassi in mezzo al terreno, copertoni che fungono da righe di fondo, porte inesistenti, pallone che non lo sembra affatto, bambini senza scarpe e tutto il resto». Invitato dall’allenatore, Piolanti prende un pallone, lo regala ai ragazzi e si mette a giocare con loro. «E’ stato uno dei momenti più belli e laceranti della mia vita».
L’idea. L’uomo riparte con l’idea di fare qualcosa. «Decido di appendere due cartelli alla Pianta, di raccogliere scarpe da calcio e di spedirle, di mandare a quei piccoli angeli un aiuto». Viene a sapere che i bambini dell’“Ecole de football” Mbour, non appena ricevono le scarpe, organizzano una festa incredibile con una marea di persone. «Spero di poter tornare in Africa, una terra unica avvolta da un senso di integrità e dignità, tanto diversa e tanto simile alla mia amata Pianta».
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