Frodi carosello. Marco Mobili, IlSole24Ore

Frodi carosello. Marco Mobili, IlSole24Ore

Frodi carosello, nuovo blitz
Marco Mobili
 
ROMA
Il carosello è partito dalla Valle dell’Aniene e via via ha coinvolto tutta l’Italia spingendosi a nord fino a Treviso, passando per Milano, e in direzione opposta raggiungendo Vibo Valentia e Lecce. Oltre cento le società coinvolte sparse sull’intero territorio con il solo compito di emettere fatture, rigorosamente false, e in grado di movimentare merci in totale evasione d’imposta per circa 1,2 miliardi di euro e un’Iva dovuta di oltre 240 milioni. Tra i soggetti commerciali coinvolti nel “carosello” anche operatori Ue e di San Marino.
A frenare il giro d’Italia delle fatture false partite da Tivoli, alle porte della Capitale, è stato il Comando provinciale della Gdf di Roma che ha fatto emergere una delle più classiche “frodi carosello”. Lo schema messo in atto dal 2007 al 2011 da una società di fatto che commercializzava prodotti elettronici (telefoni cellulari), prevedeva l’emissione di fatture false da una società romena (fittiziamente “interposta”), costituita appositamente con il solo scopo di favorire la maxi evasione Iva. L’operazione – ribattezzata dagli investigatori dalla Gdf “Transilvania romana” – ha consentito alla Procura capitolina di smascherare l’attività delle cento ditte che su tutto il territorio nazionale, oltre a essere formali clienti della società romena interposta, a loro volta erano coinvolte in un’ulteriore frode carosello. Queste società, nello stesso periodo, hanno effettuato acquisti di beni, senza Iva, anche da altri fornitori Ue per un ammontare di circa 1,2 miliardi di euro, per poi rivenderli in Italia agli effettivi beneficiari della frode, a prezzi fortemente concorrenziali. L’Iva esposta in fattura, infatti, non veniva mai versata all’Erario, consentendo, quindi, di cedere i beni sottocosto e di non versare Iva dovuta per 240 milioni.
Come spiegano dal Comando generale della Guardia di finanza, le frodi carosello rappresentano un vero e proprio cancro per la società economica: «negli ultimi cinque anni, sottolinea il generale Bruno Buratti, Capo del III reparto operazioni della Gdf, le Fiamme gialle hanno denunciato in media ogni anno 5.500 persone, responsabili di frodi ogni anno per circa 2,5 miliardi di euro di Iva. Si tratta di circa il 40% del totale dell’imposta sul valore aggiunto evasa scoperta annualmente dal Corpo».
Questo tipo di frodi comunemente chiamate “carosello” rappresenta uno dei fenomeni più pericolosi per le casse dell’Erario: «Si tratta di colossali rapine ai danni dei contribuenti – aggiunge Buratti –. Si pensi che in un’indagine è stata sequestrata una fattura falsa che riportava come imponibile 1 miliardo di euro e Iva per 200 milioni: l’utilizzo di questa fattura ha determinato un danno per lo Stato di oltre 500 milioni di euro. È come se, per due mesi, nessun bar rilasciasse lo scontrino fiscale per tutti i 70 milioni di cappuccini o caffè bevuti quotidianamente dagli italiani».
E la repressione da sola spesso non basta. Secondo Buratti «occorre intervenire sull’efficacia complessiva del sistema. Oggi chi registra le fatture false, che è colui che beneficia del vantaggio illecito, non è punibile prima di aver presentato le dichiarazioni fiscali, il che avviene quando, spesso, è troppo tardi per recuperare il maltolto. Sarebbe dunque assai utile prevedere la punibilità del tentativo, cioè il comportamento di chi riceve una fattura falsa, la registra nella contabilità, e porta in detrazione l’Iva».
Maxi operazione
01|I PROTAGONISTI
L’operazione, denominata “Transilvania romana” dagli investigatori della Guardia di finanza, ha consentito di individuare un centinaio di aziende sparse sul territorio nazionale, oltre a una società romena e operatori commerciali di San Marino e della Ue
02|IL MECCANISMO
La società romena emetteva fatture false relative alla commercializzazione di telefoni cellulari, al fine di favorire l’evasione dell’Iva. A loro volta le società italiane hanno acquisito beni senza Iva anche da altri fornitori Ue. La merce veniva poi rivenduta sottocosto

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