Fulvio Scaglione, Famiglia Cristiana, sullo scudo fiscale di Tremonti

Fulvio Scaglione, Famiglia Cristiana, sullo scudo fiscale di Tremonti

SCUDO FISCALE ATTO TERZO, OVVERO L’ENNESIMA BEFFA PER LA GENTE ONESTA

TREMONTI FA IL FILOSOFO MA POI PREMIA GLI EVASORI

Fulvio Scaglione

Lo scudo fiscale, un regalo agli evasori, porterà pochi soldi nelle casse dello Stato e molti in quelle delle banche che il ministro Giulio Tremonti accusa di strangolare l’economia reale.

Se Obama riuscirà a metter pace tra israeliani e palestinesi, potremo forse affidargli un’ancor più complessa missione diplomatica: riconciliare Giulio con Tremonti, il moralista con il manovratore di scudi fiscali, il fustigatore della mala finanza con il ministro che, inevitabilmente, piace a evasori, truffatori e falsificatori di bilanci aziendali. Le due metà del mondo tremontiano, il filosofo dell’economia e il furbetto del governino , sono in guerra e divise da un astio che la pratica del potere non placa, anzi, di giorno in giorno accentua.

Che c’azzecca, come direbbe Di Pietro, il Tremonti ispirato lettore dell’enciclica Caritas in veritate (È una guida per la politica», ebbe a definirla il Nostro, «insegna che l’interesse non è il tasso di sconto ma il bene generale») con il testo in cui Benedetto XVI scrive che «la dottrina sociale della Chiesa ha sempre sostenuto che la giustizia riguarda tutte le fasi dell’attività economica… Il reperimento delle risorse, i finanziamenti… hanno ineluttabilmente implicazioni morali’? Che c’entra il pensoso studioso che esalta nei suoi libri la responsabilità sociale «.. verso se stessi, verso la propria famiglia, verso la propria comunità.., verso il passato (gli anziani), verso il presente, verso il futuro» (La paura e la speranza, pag. 91) con il politico che per la terza volta in sette anni (2001, 2002, 2009) premia chi esporta illegalmente denaro, eludendo quella responsabilità «verso la propria comunità» e «verso il futuro» (le tasse evase oggi sono spese in più per le generazioni di domani) che, nella filosofia del Tremonti A, sarebbe il cardine decisivo del nuovo assetto sociale?

Ma del Tremonti che parla come se l’etica l’avesse inventata lui e che al G8 dell’Aquila vantava la definizione di uno »standard legale» che avrebbe rimesso a posto i finanzieri allegri di tutto il mondo, alla fine prevale sempre il Tremonti B: quello che ora gli ispira un provvedimento che, combinato con l’emendamento proposto dal suo compagno di partito Salvo Fleres, finisce col perdonare reati come il falso in bilancio e la fatturazione falsa (uno dei sistemi più usati per esportare capitali in nero), le false comunicazioni sociali e la distruzione di documenti contabili. Non contento, il Tremonti B ha anche liberato gli operatori finanziari dall’obbligo di quelle fastidiose segnalazioni che consentivano, di tanto in tanto, di intervenire sul riciclaggio di denaro. La politica del condono fiscale è fallimentare ma non per questo è meno politica. Se siamo costretti a reiterarla così spesso vuol dire che non funziona, o funziona poco. Consente però a Tremonti di ripetere il mantra «niente nuove tasse», basato in realtà su una doppia finzione.

Le nuove tasse ci sono ma portano un altro nome (per esempio, i 500 euro per la regolarizzazione delle badanti, odiosa tassa su famiglie e anziani). Al resto provvede la nemmen tacita legalizzazione dell’evasione, premiata ogni due anni con un bel condono di Stato. Con l’ultima invenzione del Tremonti B, trionfante sul dolente Tremonti A, secondo gli ottimisti torneranno in Italia circa 100 miliardi di euro.

Gli sghignazzanti ex evasori (o falsificatori di bilanci o riciclatori di denaro sporco) pagheranno una ridicola tassa del 50% sul capitale e torneranno lindi. Lo Stato (anzi, la presidenza del Consiglio, perché i quattrini andranno in un fondo apposito a disposizione del premier) metterà da parte, se tutto andrà bene, 5 miliardi di euro, meno di un terzo di quanto finora investito nell’Abruzzo del terremoto. Le banche, senza far nulla, incasseranno il resto. Proprio le perfide banche che il Tremonti A regolarmente accusa di strangolare l’economia reale. Obama, pensaci tu!

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