Futuro a rischio senza un progetto di sviluppo

Futuro a rischio senza un progetto di sviluppo

Pur mettendo al centro le prospettive generali del paese, la cui crisi è aggravata dal conflitto tra le istituzioni e nel mondo politico, la CSU non rinuncia al suo ruolo specifico in materia di tutele sociali e contrattuali, rilanciando la mobilitazione. Decise quali prime iniziative la richiesta di incontri con le forze politiche e le associazioni di categoria

Il 2010 si riapre come si era chiuso il 2009: all’insegna dell’emergenza sociale e occupazionale e della mobilitazione sindacale. E non bastavano la crisi economica, le difficoltà nei rapporti con l’Italia e sul piano internazionale, i mancati rinnovi contrattuali dell’industria e degli istituti di credito, l’assenza della nuova legge sugli ammortizzatori sociali.

A tutto ciò si aggiunge una forte preoccupazione, dal momento che questo quadro già così pesante è aggravato dallo scontro sempre più aspro tra istituzioni – ultimo quello tra Governo e Banca Centrale – e dentro le istituzioni (Tribunale). Fatti questi, che non giovano certo all’immagine di San Marino e non permettono di creare quel clima di serenità e coesione che serve per far uscire il paese dalla crisi e ridargli credibilità verso l’esterno.

Indubbiamente l’ANIS è tra i maggiori responsabili di questa situazione così problematica, per la sua ostinata pretesa di scaricare i costi della crisi sui lavoratori e di peggiorarne le condizioni di lavoro, ponendosi continuamente in un atteggiamento di rivalsa, a partire dal rifiuto di rinnovare il contratto del settore industria. Nel ribadire i giudizi già ripetutamente espressi, si pone anche un problema di credibilità del suo quadro dirigente. Ciò dal momento che fin dall’accordo del 9 luglio, e anche in altre occasioni in cui sembravano delinearsi ipotesi di accordo, i massimi responsabili dell’Associazione Industriali si sono puntualmente rimangiati le disponibilità espresse, rilanciando sempre in altre direzioni.

Non meno preoccupanti le verifiche all’interno della maggioranza di Governo, che fanno pensare a problemi tra i partiti che la compongono, e in generale la sempre più accesa conflittualità tra le forze politiche, in un momento in cui, invece, è più che mai necessario trovare un comune denominatore per tracciare le linee per un nuovo modello di sviluppo per
San Marino, indicando i settori economici e produttivi da sviluppare per creare nuovi posti di lavoro, recuperando quelli persi e assicurando prospettive di lavoro per le giovani generazioni.

È proprio la pressante necessità di un progetto complessivo di sviluppo – che riposizioni l’economia sammarinese colpita dalla crisi internazionale e interna, e che sia capace di recuperare quella parte di economia venuta meno con le nuove condizioni venutesi a creare – la principale esigenza che vive il paese.

I fatti dimostrano che il tavolo tripartito sta subendo un duro colpo, dal momento che lo stesso Governo ha prevaricato il confronto, inserendo con un blitz nella finanziaria un articolo che vuole imporre per legge e in modo unilaterale la flessibilità, vanificando la contrattazione, lungamente consolidata sui temi del lavoro. Elemento questo che genera ulteriore conflitto sociale.

La conferma di ciò il Governo l’ha data con l’atteggiamento contraddittorio sulla legge sugli ammortizzatori sociali. Su questa legge l’Esecutivo non deve perdere altro tempo, presentandola subito in prima lettura in gennaio, con l’impegno alla sua rapida approvazione. La CSU rinnova l’appello al Congresso di Stato a recepire le principali proposte sindacali per migliorare e completare questa fondamentale legge di cui il mondo del lavoro ha urgente necessità.

Un altro tema su cui non si può indugiare è quello pensionistico. La crisi economica, con i minori introiti nel fondo pensioni dei lavoratori dipendenti, rischia di anticipare il punto di crisi del sistema. È chiaro che il completamento della riforma non può più aspettare, e in tal senso l’Esecutivo deve fornire in tempi brevissimi i dati attuariali sugli scenari determinati dalla crisi sul piano previdenziale. Inoltre il Governo deve sciogliere il nodo relativo al secondo pilastro, uscendo da un lungo periodo di tentennamento.

La CSU avvia questo nuovo difficile anno rilanciando più che mai la mobilitazione per rompere l’immobilismo, che ancora strangola il paese. In questo quadro la Centrale Sindacale Unitaria ha deciso una prima serie di iniziative a sostegno degli obiettivi dello sciopero generale: in particolare la richiesta di incontri con le forze di maggioranza e di opposizione, e con le associazioni di categoria. La CSU continua a svolgere il suo ruolo di proposta e di iniziativa a sostegno dei propri obiettivi prioritari, che sono:

– un efficace progetto di sviluppo, capace in prospettiva di creare un nuovo sistema economico-produttivo e nel breve periodo di tutelare i livelli occupazionali;
– il superamento dei contrasti tra le istituzioni e le forze politiche, per creare un clima di credibilità verso l’esterno;
– l’approvazione della legge sugli ammortizzatori sociali;
– la chiusura dei contratti (con la priorità di quelli di industria e banche, tenendo conto che all’inizio dell’anno sono scaduti anche i contratti dell’edilizia, commercio e servizi).

In sostanza, pur ponendo quale priorità la situazione generale del paese e le sue prerogative economico-occupazionali, la CSU non rinuncia al suo ruolo specifico in materia di tutele sociali (ammortizzatori) e contrattuali.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy