Gazzettino, Gianluca Amadori: Indagine Chalet. Colombelli e la gaffe di Galan a San Marino

Gazzettino, Gianluca Amadori: Indagine Chalet. Colombelli e la gaffe di Galan a San Marino

Gazzettino

Mose e inchiesta Mantovani, tremano
i politici: «Sono state pagate tangenti»

Intrecci fra le inchieste, nate da una verifica fiscale. Colombelli
era la tessera 5 di Forza Italia, la gaffe di Galan a San Marino

Gianluca Amadori

 VENEZIA – Tutto nasce da una semplice verifica fiscale. Ecco il “grimaldello” utilizzato dagli investigatori per scoprire i fondi neri milionari che sarebbero stati utilizzati per pagare esponenti politici. È accaduto con la società padovana Mantovani spa, fino a pochi mesi fa presieduta dall’ingegner Piergiorgio Baita; si è ripetuto con la cooperativa San Martino di Chioggia, una delle principali ditte impegnate nei lavori di Salvaguardia della laguna di Venezia.
Nel primo caso le fatture false hanno condotto gli inquirenti a “cartiere” di San Marino e a conti correnti in Svizzera, ma anche in Canada e perfino in Thailandia; nell’altro i presunti collegamenti illeciti scoperti dai finanzieri sono con società e banche con sede in Croazia, Austria e Lussemburgo. Paesi diversi, trucchi sostanzialmente simili per creare consistenti “provviste” da utilizzare liberamente, senza dover sottostare ad alcun controllo. La Guardia di Finanza non ha dubbi sulla destinazione di una parte consistente di tutto quel “nero” derivante da false fatture per milioni di euro: servivano a finanziare la politica in cambio di un occhio di riguardo per appalti e lavori. O più semplicemente per ingraziarsi l’amministratore pubblico di turno in vista di futuri progetti riguardanti opere pubbliche.
Di questo avrebbe parlato ampiamente lo stesso Baita nel corso degli interrogatori sostenuti davanti al pm Stefano Ancilotto. Ed è probabile che anche il pm Paola Tonini decida di ascoltare l’ex presidente della Mantovani nel filone riguardante i consistenti flussi di denaro gestiti dal Consorzio Venezia Nuova e dal suo presidente, Giovanni Mazzacurati.
Gli stretti rapporti tra imprenditori ed esponenti politici esce confermata con lampante evidenza dalle carte dell’inchiesta, anche se gli elementi più interessanti non sono ancora di dominio pubblico in quanto coperti da omissis perché oggetto di ulteriori indagini che, con molte probabilità, porteranno presto a nuovi, clamorosi sviluppi investigativi. La Guardia di Finanza lo scrive chiaramente nella relazione conclusiva all’inchiesta sul presunto appalto pilotato per lavori portuali a Venezia: «In diversi casi la provvista creata in capo alle società utilizzatrici viene utilizzata per corrispondere tangenti ai pubblici ufficiali referenti del Consorzio Venezia Nuova, nonché per elargire finanziamenti illeciti ad esponenti politici locali».
I forti legami tra esponenti politici e alcuni indagati nelle due inchieste parallele su Mantovani e Consorzio Venezia Nuova, sono emersi fin dall’arresto del bergamasco William Colombelli, 50 anni, console (a disposizione) di San Marino dove ha sede la sua Bmc Broker srl, società che avrebbe “fabbricato” false fatture per svariati milioni di euro per conto della Mantovani.
Dagli atti dell’inchiesta emerge che Colombelli aveva la tessera numero 5 di Forza Italia. E i suoi contatti con gli ambienti politici veneti erano così stretti che, nel 2011, in occasione di una visita ufficiale a San Marino, l’allora ministro Giancarlo Galan preferì salire sull’auto di Colombelli piuttosto che su quella messa disposizione dalle autorità della Repubblica del Titano, provocando un piccolo incidente diplomatico.

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