Giacomo Amadori di Libero: San Marino ha rubato miliardi con l’aiuto dei politici italiani

Giacomo Amadori di Libero: San Marino ha rubato miliardi con l’aiuto dei politici italiani

Libero   
«San Marino ha rubato miliardi con l’aiuto dei politici italiani»
Giuseppe Roberti, imputato chiave della Tangentopoli del Titano: «Giravano mazzette per ogni cosa. Una truffa legalizzata ai danni di Roma. Soltanto Tremonti è intervenuto»

Giacomo Amadori

Sabato scorso a San Marino è stato arrestato l’ex potentissimo Capitano reggente ed ex Segretario di Stato agli esteri Gabriele Gatti, con l’accusa di associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio. Ieri, invece, è iniziato il cosiddetto processo Mazzini, laTangentopoli della piccola Repubblica del Monte Titano. In aula l’Avvocatura dello Stato ha denunciato che la corruzione della politica, stimata da alcuni in un miliardo di euro, è stata il «virus letale» diuna classe dirigente «distaccata dalla democrazia», «un’attività sistemica» perpetrata tramite i conti correnti risalenti a Mazzini, «alias Giuseppe Roberti». Quest’ultimo, sessantaseienne riminese, è l’ex presidente della Banca commerciale sammarinese e ha una biografia articolata. Nella sua prima vita è stato professore di lettere, quindi imprenditore nel settore dell’edilizia; ma la sua vera passione era un’altra, la politica, e per questo è stato assistente di uno dei leader storici della Democrazia cristiana, Nino Cristofori. In questo suo peregrinare di vita in vita è diventato banchiere a San Marino e per questo oggi è accusato di concorso esterno in riciclaggio.
Nei giorni scorsi ha presentato in tribunale un esposto con allegati tre file di conversazioni con alcuni politici sammarinesi. Colloqui in cui erano denunciate le presunte malefatte del commissario della legge Alberto Buriani, il magistrato che ha istruito il processo Mazzini. Per gli inquirenti, però, quelle registrazioni sono state «fabbricate» per delegittimare il tribunale. Roberti con Libero nega questa ricostruzione e racconta la sua verità su uno scandalo che viene da lontano e che è strettamente collegato alla politica italiana.
Roberti nei suoi file si sentiva pure la voce di Gatti. I ben informati dicono che sia stato arrestato a causa delle accuse che insieme lanciate contro Buriani.
«Non mi risulta. I magistrati sostengono che io abbia costruito le prove contro il mio vecchio amico Alberto, ma non è così. Purtroppo a San Marino giustizia e politica vanno a braccetto e quelle parole incise nei file lo confermano. La verità è che hanno paura di quello che può uscire nel processo e hanno giocato d’anticipo».
Che cosa vorrebbero occultare?
«La vera storia degli ultimi vent’anni della piccola repubblica. Per molti anni ha prosperato grazie a una enorme truffa legalizzata e nessun politico in Italia si è mai concretamente attivato per fermarla. Poi il ministro Giulio Tremonti, che aveva vissuto a SanMarino, ha detto basta: aveva capito che quel Paese, con le sue cartiere, sottraeva al fisco italiano miliardi di euro». Che cosa intende? «A un certo punto a San Marino è stata approvata una legge che prevedeva che chi assorbiva una società in crisi, anche con pochi dipendenti, aveva diritto a non pagare le tasse per dieci anni. Risultato: in molti costituivano società da mandare in crisi per godere dell’esenzione. Lei immagini quanto possano avere fatturato le 160 società più importanti della Repubblica in quei due lustri. Si sono trasformate in vere e proprie cartiere di false ricevute che hanno permesso di frodare diversi miliardi di euro allo stato italiano».
Chi ha inventato quel sistema?
«Non si può dire che l’abbia ideato Gatti. Però lui lo ha garantito con i suoi ottimi rapporti internazionali. Per questo mi duole vedere che i suoi concittadini che ne hanno usufruito, oggi festeggino in strada con cortei di auto il suo arresto».
La compravendita per otto licenze bancarie, a cui ha ammesso di aver partecipato come intermediario, ha fruttato circa trenta milioni…
«Ma quello è solo una piccola fetta dell’importo totale delle bustarelle. Sul  Monte Titano le mazzette sono girate per ogni cosa e i residenti ne hanno approfittato percependo stipendi che in Italia se li sognano. La corruzione ha riguardato i vari piani regolatori e le licenze per oltre 1.600 attività commerciali: dalle 76 finanziarie costate anche un miliardo e mezzo di lire l’una sotto banco, alle 70-80 società immobiliari, alle altrettante aziende di autonoleggio con intestate berline a auto sportive che giravano per l’Italia senza dover pagare l’Iva, una di quelle cose che mandava in bestia Tremonti. Quasi tutti gli studi notarili o di commercialisti hanno avuto rapporti con la politica favorendo questo business».
San Marino ha finanziato la politica italiana?
«L’ho sempre sentito dire, ma non ne ho le prove».
La Dc locale con chi aveva rapporti in Italia?
«Aveva legami forti con i principali esponenti di quella italiana, da Romano Prodi, a cui dicono Gatti fosse particolarmente vicino, a Giulio Andreotti, da Pier Ferdinando Casini a Francesco Cossiga ad Arnaldo Forlani. Lo Scudo  crociato romano ha coccolato quello sammarinese e io sono uno di quelli che ha aiutato Gatti a salire al potere».
Lei nel suo esposto sostiene che l’ex Segretario di Stato agli esteri si sia vantato dell’amicizia con Prodi anche per sfuggire a un processo in Italia.
«Gatti a volte millanta, ma certamente tra i due c’erano ottimi rapporti. Gabriele diceva pure di essere amico dei prodiani che operano a San Marino, ma questo sino a prova contraria non è un reato».

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