La Tribuna Sammarinese
La lettera di dimissioni di Gian Nicola Berti
Gian Maria Fuiano
La lettera di dimissioni è stata consegnata ali Capitani Reggenti Gian Franco Terenzi e Guerrino Zanotti lunedì sera. Dopo che il consigliere di Noi sammarinesi aveva abbandonato l’Aula per protesta riguardo alcune accuse che frange dei movimenti gli avevano rovesciato addosso.
Questo nel pomeriggio, poi nella sessione notturna del Consiglio Gian Nicola Berti è rientrato in Aula come ha fatto regolarmente nella seduta di ieri, martedì.
Consigliere Berti ma non è dimissionario? Cosa fa in Aula?“Sono ancora un membro del Consiglio. Faccio il mio dovere fino in fondo”.
In un passaggio della sua lettera alla Reggenza, consigliere, si legge: ‘Per la Repubblica sono pronto a qualunque sacrificio, anche estremo…’.
“Sono disposto a farlo nell’interesse del Paese. Con le dimissioni sto dando un segnale forte. Non si può continuare a fare politica con questi metodi innaturali per la natura stessa del sammarinese. Non si può prima invocare la legalità e lo stato di diritto per poi calpestarlo incivilmente.
Stato di diritto significa anche avere rispetto degli altri. Abbiamo ascoltato alcuni consiglieri di opposizione fare un elenco di supposizioni coperte della loro certezza.
Si sono chiesti cosa facciamo Noi Sammarinesi e Alleanza Popolare in mezzo ai filibustieri.
In maggioranza non ci sono filibustieri. Hanno dimenticato che, a differenza delle passate legislature, si sono fatte leggi importanti anche con l’aiuto della stessa opposizione”.
Un consiglio bipartisan, dunque propositivo.“Si è arrivati però alla condanna di molti senza conoscere i fatti. A chi compete il giudizio sulle responsabilità, alla politica o al tribunale? Io rispetto chi ha problemi con la giustizia, non mi interessa sapere se sono colpevoli o innocenti, mi interesserà nel momento della condanna o dell’assoluzione. Fino a quel momento non abbiamo, né io né, altri diritto di fare valutazioni politiche. Io non ho elementi obiettivi per dire che le persone che, ad esempio, oggi sono in carcere è giusto che ci stiano, che siano innocenti o colpevoli, non è di mia pertinenza, né del Consiglio. Abbiamo frustrazione e rabbia perché se fossero vero certi fatti vuol dire che siamo stati traditi. Tutti quanti. Attendiamo, il tribunale sembra stia lavorando alacremente”.
Gian Maria Fuiano