Gianluca Amadori, Gazzettino. Indagine Chalet, spuntano i servizi segreti

Gianluca Amadori, Gazzettino. Indagine Chalet, spuntano i servizi segreti

 Gazzettino

Caso Mantovani, spunta l’ombra dei servizi segreti: «Proteggevano Baita»

Clamorosi sviluppi dalle perquisizioni effettuate dentro una
redazione online di Roma. Trovata bozza dell’ordine di arresto

Gianluca Amadori

VENEZIA – Spunta l’ombra dei servizi segreti nel filone d’inchiesta relativo ai tentativi di depistaggio dell’inchiesta sulle presunte false fatturazioni contestate alla società di costruzioni Mantovani spa. È stato più di un testimone a riferire agli investigatori dei presunti legami esistenti tra ambienti legati agli 007 e la società perquisita giovedì scorso a Roma, editrice di un giornale online, “Il Punto”.

Nel corso delle perquisizioni la guardia di finanza ha rinvenuto materiale proveniente da uffici giudiziari e schedature di alcuni magistrati, tra cui il sostituto procuratore che coordina le indagini sull’ex presidente della Mantovani, Piergiorgio Baita.

Il nome di quella rivista online, del direttore editoriale Alessandro Cicero e di un suo collaboratore, ex carabiniere, erano emersi da tempo attraverso alcune intercettazioni: ad attirare l’attenzione degli investigatori erano state le ingenti somme di denaro garantite alla rivista sotto forme di pubblicità o sponsorizzazioni, ritenute sproporzionate rispetto all’importanza e alla diffusione della testata.

Successivamente sono stati il ragioniere padovano Mirco Voltazza ed altri testimoni ascoltati dal pm Ancilotto a spiegare che quei soldi sarebbero stati il compenso per attività di informazione, anche sull’andamento dell’inchiesta veneziana. Voltazza, titolare della società Italia Service, ha ammesso di aver siglato un contratto con Baita per un ammontare di un milione e 320mila euro impegnandosi a mettere in atto una sorta di rete di “controspionaggio”, finalizzata ad «anticipare eventuali aggressioni da parte delle forze dell’ordine e della magistratura» e consentire alla Mantovani di mettere in campo le risposte opportune per difendersi.

Voltazza ha poi raccontato che la Mantovani avrebbe finanziato anche la rivista romana.

Il materiale rinvenuto dalle fiamme gialle negli uffici della società romana e in alcune abitazioni private è particolarmente copioso e i militari lo stanno vagliando per capire se si tratti proprio di documenti fatti uscire illecitamente da qualche “talpa” (si sono ipotizzate entrature anche ad alto livello nella guardia di finanza); oppure se le carte sequestrate siano state “costruite” per millantare con Baita conoscenze e infiltrati nelle forze dell’ordine. Il direttore de “Il Punto” avrebbe spiegato agli investigatori che i documenti rinvenuti sono stati acquisiti nell’ambito del lavoro giornalistico svolto dalla testata.

Nel frattempo la finanza sta continuando ad analizzare anche la copiosa documentazione acquisita in relazione a numerose società che, oltre alla Bmc Broker di San Marino, avrebbero prodotto false fatturazioni per conto della Mantovani, consentendo all’ingegner Baita di costituire consistenti “fondi neri”. Con molte probabilità la Procura veneziana punta a chiudere il filone delle false fatturazioni entro l’estate, prima che scadano i termini di custodia cautelare per Baita, per poi concentrarsi sul possibile “secondo livello”, e dunque sulla destinazione di quei consistenti flussi di denaro.

Spesso i “fondi neri” servono per pagamenti illeciti, talvolta a politici in cambio della concessione di appalti: gli investigatori vogliono scoprire se sia avvenuto così anche in questo caso.

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