Gilberto Dondi di Il Resto del Carlino: Emilia Romagna terra di cosche

Gilberto Dondi di Il Resto del Carlino: Emilia Romagna terra di cosche

Il Resto del Carlino

Lo snodo San Marino. “San Marino è diventato un crocevia di mafie impegnate  assiduamente nel riciclaggio: presenti clan dei siciliani, dei calabresi e dei campani”

Infiltrazioni mafiose. Allarme della Dia. “Affari d’oro con appalti e riciclaggio”

“Spartizione pacifica e fruttuosa: nessuna faida per agire nel silenzio”

Gilberto Dondi

Emilia Romagna  terra di cosche. Ancora meglio, terra di spartizione fra le cosche. Spartizione pacifica e fruttuosa, senza faide sanguinose che potrebbero attirare la ‘fastidiosa’ attenzione delle forze dell’ordine, come invece avviene nelle regioni d’origine dei clan. Qui si preferisce fare affari, con il riciclaggio di capitali sporchi e con gli appalti pubblici, senza fare troppo rumore. E’ questo il ritratto che emerge dalla relazione della Direzione investigativa antimafia relativa al secondo semestre del 2015. Gli esperti delle forze dell’ordine tracciano la mappa, provincia per provincia, della piovra ormai stabilmente infiltrata nella nostra regione.
Si parte con la mafia siciliana, per cui «il traffico di stupefacenti rappresenta il principale ambito criminale sul territorio emiliano», scrive la Dia. Che poi elenca le famiglie presenti: «A Bologna si segnalano esponenti dei Corleonesi, dei Portanuova di Villabate, nonché di soggetti contigui alle famiglie mafiose di Catania. Modena registra la presenza dei clan gelesi e Parma le cosche Emanuello-Rinzivillo di Gela e le famiglie originarie della zona di Barcellona Pozzo di Gotto. A Reggio Emilia si segnalano esponenti della famiglia Provenzano, mentre a Ferrara è stata rilevata in passato la presenza della famiglia siciliana Villabate. Infine, a Forlì-Cesena risultano presenti personaggi vicini ai Corleonesi e a1 clan del quartiere palermitano di Brancaccio, mentre a Ravenna si registra c’è il clan Nicotra di Misterbianco».
Sempre la mafia, inoltre, in certi casi si è alleata con clan stranieri, ad esempio albanesi, per gestire meglio il traffico di eroina e coca.
Dopo i siciliani, i calabresi: «Le proiezioni ’ndranghetiste in Emilia Romagna – scrive la Dia – sono espressione innanzitutto della cosca Grande Aracri di Cutro, cherisulta essersi perfettamente integrata nel tessuto socio-economico del territorio, intessendo relazioni con gli apparati politici ed imprenditoriali locali».
E la maxi-inchiesta  Aemilia, arrivata già a numerose condanne di primo grado, ne è l’esempio più lampante. Come sottolinea la stessa Dia, che ricorda che a luglio 2015 sono stati sequestrati 330 milioni di euro a 9 soggetti. I Grande Aracri hanno base a Reggio, ma «sono presenti a Parma, Piacenza e Bologna», mentre «a Ferrara c’è la cosca Pesce Bellocco e a Forlì-Cesena ci sono le ’ndrine Condello e De Stefano di Reggio Calabria e Mancuso di Vibo. Modena e Parma sono terra di conquista per gli Arena di Isola di Capo Rizzuto, Ravenna dei Mazzaferro di Gioisa Ionica e Rimini dei Vrenna di Crotone». La triade si conclude con la camorra: «I clan prediligono un approccio – spiega la Dia –, volto alla corruttela e alla ricerca di connivenze. Le conflittualità che caratterizzano il territorio campano vengono qui superate in una logica di condivisione degli interessi, specie di quelli collegati alla ricostruzione post sisma del 2012». E’ nota la presenza dei Casalesi a Modena, attivi anche «a Ferrara, Ravenna, Reggio, Rimini e Parma». A Parma c’è poi «il clan Sarno, mentre a Forlì-Cesena ci sono i Nuvoletta e gli Acerra», mentre a Rimini, ci sono i clan Vallefuoco, Stolder e D’alessandro. La Dia, infine, parla anche delle mafie impegnate nel riciclaggio a a San Marino, segnalando la presenza dei siciliani «Fidanzati e Stiddari», dei calabresi «Mancuso, Arena, Giovinazzo, Pensabene, Grande Aracri» e dei campani Casalesi, Vallefuoco, Marinello, Stolder, Sacco/Biocchetti/Cesarano, Schiavone, Di Lauro, Mazzarella e Zaza».

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