GIULLARI E DEMOCRAZIA
In questi giorni si fanno i bilanci della grande kermesse delle Giornate Medievali 2011, appena concluse. I commercianti sono occupati a controllare i loro cassetti, per contare gli incassi, magri o grassi che siano stati, consultando i loro archivi contabili,per conoscere le variazioni statistiche sugli anni precedenti. I ristoratori sono a conteggiare i pasti serviti, interrogandosi sulla credibilità dei loro (improbabili) menù medioevali. I politici- me lo auguro- stanno discutendo sulla efficacia dei soldi pubblici investiti. Comunque i resoconti ufficiali parlano di successo di questa edizione, in attesa dei dati certi su turisti e visitatori.
Io,da semplice cittadino, non ho bilanci da effettuare. Mi piace affacciarmi sull’affascinante balcone delle riflessioni, dei significati, delle suggestioni. Mi piace fare un po’ di sociologismo. Che non va buttato.
L’evento delle giornate medioevali ha occupato la Città, presentando due scenari,andati in onda su un duplice palcoscenico. Da una parte, lo spettacolo di maggior richiamo animava le vie principali,con i variopinti cortei rinascimentali, ricchi di grandi personaggi in pompa magna, colori e musiche, ritmati dalla martellante colonna sonora del tamburo.
Nelle piazzette e in vari angoli del paese si aprivano invece dei mini teatrini,quasi un contro canto agli spettacoli principali. Il turista all’’improvviso, incontrava un personaggio strano, un guitto, un “attorello” vestito di stracci, giocoliere,buttafuoco,che richiamava l’attenzione con i suoi cappellini e campanelli.
Mi fermo sul secondo scenario, che mi certifica una verità,nel folklore delle giornate medioevali. Perché il Medioevo non può essere compreso senza quel personaggio: il giullare. Una nota di genuina modernità in un periodo che superbamente continuiamo a chiamare buio e arretrato. Il giullare, un po’ intellettuale, un po’ eretico,un po’ furbo, con ironia e burle, spargeva il seme del dissenso e dell’opposizione nei confronti dell’autorità. Sbeffeggiava i potenti. Re, principi, Papi. Si divertiva in modo particolare a ridicolizzare il potere della Chiesa. Il giullare sapeva anche fare il matto, perché divertendo con la sua finta follia, poteva mettere a nudo i vizi e le prepotenze dell’autorità costituita. Baldovino,un famoso giullare del re di Francia, diceva: “grande saggezza abbisogna per saper fare bene il matto dinanzi ai grandi signori”.
Il giullare non va confuso come un antipolitico qualunquista ante litteram, o un grillino dei tempi nostri. Era artista,poeta,erede dell’arte teatrale. Anche religioso a suo modo. Rallegrava, intratteneva, informava e, soprattutto, manteneva vivo lo spirito critico della gente nei confronti del potere costituito.
Quello del giullare è stato uno dei mestieri più denigrati e perseguitati nella storia dell’Occidente, nonostante si tratti di uno tra i più importanti per la società. Poi in un certo periodo della storia, il giullare viene istituzionalizzato, si trasforma in buffone di corte. Gli agi e i soldi fanno gola al povero giullare, che diventa il cantore del Re e delle sue grandi imprese.
Oggi la società medioevale è stata sostituita dalla società democratica. Il potere o i poteri, anche se geneticamente modificati, vivono nascosti nelle istituzioni democratiche e mantengono la loro pericolosità.
Oggi più che mai servono giullari moderni, per tenere vivi il monitoraggio e la contestazione verso i nuovi poteri,compagni di merende della finta democrazia: quello politico,economico,sindacale, bancario- finanziario, quello delle lobby professionali. Anche quello religioso, che è sempre tentato dal vizio di trasformarsi da servizio a potere.
Un’ultima battuta. Spero che i giullari moderni non si trasformino, come quelli medioevali, in buffoni di corte. Perché la politica e la società democratica di oggi ne hanno già troppi.
- Ancora la ‘ndrangheta made in Bo traffico di cocaina con la Colombia, Alessandro Cori, La Repubblica
- San Marino. I giullari nell’epoca della democrazia. Domenico Gasperoni