Ancora la ‘ndrangheta made in Bo traffico di cocaina con la Colombia, Alessandro Cori, La Repubblica

Ancora la ‘ndrangheta made in Bo traffico di cocaina con la Colombia, Alessandro Cori, La Repubblica

CRONACA

Ancora la ‘ndrangheta made in Bo
traffico di
cocaina con la Colombia

In città era attesa una tonnellata e mezza di droga,
15 gli arresti. La “neve” doveva essere portata a bordo di un aereo-ambulanza
partito dallo scalo di Quito

di
ALESSANDRO CORI

Convinti di stare al sicuro, chiusi nella taverna di una
lussuosa e pacchiana villa a San Marino di Bentivoglio, Francesco Ventrici e i
suoi uomini, tutti legati alla cosca calabrese dei Mancuso, ma da anni a
Bologna, si stavano organizzando per far arrivare sul mercato italiano 1500
chili di cocaina purissima. Droga dal Sudamerica, acquistata dai narcos
colombiani che doveva essere trasportata dall’Ecuador alla Slovenia con un
aereo-ambulanza. Ma un’indagine lunga e complicata della Squadra Mobile dopo un
anno di pedinamenti e intercettazioni ieri mattina ha stroncato il traffico di
droga ancor prima che un solo grammo di “neve” giungesse in Italia.
Al
termine delle indagini – l’operazione è stata ribattezzata “Due torri
connection” – partite nel luglio 2010 e coordinate dal procuratore capo Roberto
Alfonso e dal pm della Dda bolognese Enrico Cieri, il giudice ha emesso 18
ordinanze di custodia cautelare in carcere per traffico internazionale di
stupefacenti.
Quindici persone sono state arrestate (9 in Italia, quattro
in Spagna e una in Austria) e tra queste il personaggio chiave è proprio
Francesco Ventrici, elemento di spicco della famiglia vibonese dei Mancuso, già
in carcere da fine gennaio in seguito ad una maxi operazione contro la
‘ndrangheta. Secondo gli investigatori era lui a gestire le trattative con i
narcos colombiani per portare in Italia: un “tesoro” da 50 milioni di euro
all’ingrosso. Ventrici poteva contare su 7-8 uomini di fiducia a Bologna e
organizzava frequenti summit coi colombiani

e
i mediatori calabresi ad Alicante (in Spagna), che si tenevano nella villa di
Bentivoglio, intestata a un prestanome e già sequestrata dalla polizia ad
aprile. Una base che il gruppo credeva al sicuro da intercettazioni. Non è stato
così.
La droga doveva arrivare tra il 17 e il 20 dicembre 2010 su un
aereo-ambulanza guidato da un pilota tedesco, Michael Kramer (arrestato ieri in
Austria), con un volo dall’aeroporto militare di Quito (in Ecuador) fino a
Lubiana (Slovenia). Poi da qui il trasporto sarebbe proseguito via terra fino a
una villa-deposito nel teramano. Gli inquirenti avevano già allertato anche
l’aeronautica militare per intercettare il velivolo, che però non è mai partito
dal Sudamerica. Due i motivi: il mancato accordo sul prezzo della droga coi
colombiani e i timori di Kramer, che si rifiutò di portare personalmente l’aereo
in Ecuador, spingendo addirittura i calabresi a sospettare che il pilota fosse
un agente sotto copertura.
Ventrici, intercettato dalla polizia quando il
piano è ormai saltato, confessa ai suoi uomini di aver speso già 2,5 milioni di
euro per organizzare il traffico: tra spostamenti, più di 100 mila euro di
anticipo al pilota e “mazzette” pagate qua e là. L’intoppo provocò tensione nel
gruppo e tre calabresi, spediti a Quito per dirigere le operazioni logistiche,
vennero addirittura trattenuti in ostaggio dai colombiani.
Ventrici non
prese bene il voltafaccia del pilota, ma poi a fine dicembre dello scorso anno
la trattativa riprese con l’ipotesi di suddividere il carico facendo tre
spedizioni aeree, oppure utilizzando delle navi. A gennaio però il piano
criminale subì un’altra frenata, dovuta prima all’arresto di Ventrici e poi
all’omicidio del suo braccio destro, Vincenzo Barbieri, ucciso a marzo in
Calabria. Secondo l’accusa, tuttavia, Ventrici non aveva abbandonato il progetto
e avrebbe continuato a impartire direttive anche dal carcere ai suoi
collaboratori, fino agli arresti di ieri mattina.

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