Giuseppe Maria Morganti, La Tribuna Sammarinese. La lettera di Monti ai Reggenti

Giuseppe Maria Morganti, La Tribuna Sammarinese. La lettera di Monti ai Reggenti

La Tribuna Sammarinese

L’analisi dettagliata della lettera di Mario Monti ai Reggenti mette in
risalto ciò che è ancora necessario fare

Ora firmiamo ma prima di
ratificare occorre capire se i patti verranno rispettati

Il
Presidente non chiede lo scambio automatico delle informazioni, ma pone la
condizione della piena applicazione della cooperazione fra i due Stati prima che
l’accordo entri in vigore

Giuseppe Maria Morganti

Una lettera non formale quella di Mario Monti ai Capitani Reggenti. Datata 16 febbraio 2012, giunge esattamente dopo due mesi come risposta al messaggio augurale che il 15 dicembre 2011, le Loro Eccellenze, Gatti e Fiorini, hanno inoltrato al neo Presidente del Consiglio dei Ministri e al suo governo. I primi due capoversi della lettera di risposta rappresentano la parte dei convenevoli, anche se, differenziandosi dallo stile classico della politica, Monti entra subito nel merito informando di essere a conoscenza dell’urgenza di sottoscrivere il Protocollo di modifica della Convenzione contro le doppie imposizioni “al fine di giungere ad una normalizzazione dei rapporti italo-sammarinesi” e sottolinea di condividerne l’obiettivo. Quindi, seguendo i contenuti espressi dalla lettera dei Reggenti, informa di essere al corrente degli “sforzi compiuti da San Marino per modificare il proprio assetto giuridico nei settori dell’economia e degli “apprezzamenti positivi finora conseguiti nelle sedi internazionali”. Una sottolineatura non va trascurata in questa fase ancora interlocutoria della lettera e cioè quella in cui Monti dice che i settori dell’economia “richiedono l’esercizio di una funzione di maggiore controllo da parte delle Istituzioni”. Poche parole per esprimere una grande verità, sicuramente ispirata ad un’analisi degli ultimi 25 anni di storia economica sammarinese in cui molti settori (quasi tutti) hanno generato guasti notevoli sia all’immagine della Repubblica che al suo ambiente e alle sue risorse, sfuggendo completamente di mano dal controllo degli uffici pubblici e delle altre istituzioni preposte. A conferma che il percorso intrapreso da San Marino non sia per nulla concluso, il Presidente del Consiglio dei Ministri auspica che “l’azione intrapresa prosegua con efficacia e determinazione” e segnala che saranno gli organismi internazionali a tenere monitorata la situazione. Quindi la lettera entra nel merito dei rapporti bilaterali dicendo espressamente che il protocollo firmato a livello tecnico nel giugno 2009 costituirà un progresso nelle relazioni e pertanto come sia necessario sottoscriverlo al più presto. Tale affermazione per San Marino è importantissima perchè impegna l’Italia a firmare un modello in cui lo scambio di informazioni è solo su richiesta e regolato secondo lo schema Ocse. Di fatto il rischio di introdurre modelli automatici di scambio delle informazioni, così come stanno per essere definiti in sede Ue e come la stessa Italia ha deciso di applicare aderendo al modello americano ‘Facta’, pare essere superato dalle parole di Monti che si accontenterebbe di ricevere su richiesta informazioni in ambito fiscale. A questo punto della lettera, Monti indica con chiarezza qual è il percorso che intende proporre per giungere alla normalizzazione dei rapporti. Punto primo: il completamente del quadro giuridico che consenta lo scambio di informazioni di natura fiscale. Punto secondo: la sua effettiva attuazione. Proprio su questo secondo aspetto Monti abbandona lo stile diplomatico per dire a chiare lettere che dal momento della firma dovrà partire una fase di effettiva collaborazione che di fatto elimini ogni barriera che la realtà sammarinese ancora frappone nell’ottenere informazioni in campo economico. L’esito di questo ‘esame’ potrà alla fine portare alla ratifica del Protocollo e al superamento dell’attuale situazione. Quindi fra la firma e la ratifica San Marino sarà sottoposto a verifica sulla reale disponibilità di mettere in atto i nuovi parametri di cooperazione affinchè sui capitali e sulla produzione dei redditi ci sia la massima chiarezza e venga di fatto impedito che si ricrei una situazione che favorisce l’elusione, se non la vera e propria evasione fiscale ai danni dell’Italia. Solo in quel momento potremo dire di essere fuori dal tunnel e solo allora l’accordo contro le doppie imposizioni entrerà in vigore consentendo alle imprese sammarinesi di tornare ad operare in un quadro di certezze delineato dal diritto.

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