Gli Avv.ti Annetta e Pagliai in relazione a ordinanza di rigetto pronunciata dal dott. Ferroni

Gli Avv.ti Annetta e Pagliai in relazione a ordinanza di rigetto pronunciata dal dott. Ferroni

Prendiamo atto da un organo di stampa sammarinese dell’ordinanza di rigetto pronunciata dal dott. Ferroni sul nostro reclamo proposto avverso le disposizioni cautelari, confermate nei confronti di Claudio Podeschi.
Attendiamo speranzosi di poterle leggere in maniera compiuta: le notifiche a mezzo giornali per quanto ormai usuali a San Marino non ci risultano codificate. Il provvedimento risulterebbe datato 20 luglio ma si è preferito darlo prima alle stampe che metterlo a disposizione dei difensori. Pare francamente ironico che tale condotta sia posta in essere proprio da chi accusa il contraddittore processuale di scorrettezza.
Quanto al merito, proporremo immediatamente ricorso in terza istanza appena potremo leggere le motivazioni proposte dal Giudice delle Appellazioni e non la pregiata sintesi che ne è stata fatta dallo stimato quotidiano.
Ribadiamo, comunque, con forza che corruzione non vi fu e, se vi fu qualcosa, fu solo malcostume dell’intero sistema di rilascio delle nomine diplomatiche per il quale non può essere chiamato a rispondere l’ex Segretario alla Sanità.

Quanto alla presunta “tirata d’orecchie”, che avrebbe rivolto nei nostri confronti il Giudice delle Appellazioni, prendiamo atto che si sarebbe opportunamente recepito il nostro auspicio a distinguere tra il ritenere non credibile un testimone – che rientra ovviamente tra le facoltà della Autorità Giudiziaria – e l’accusa di aver prodotto prove artefatte – addebito che continuiamo a rigettare con forza e a ritenere assolutamente irrispettoso del nostro lavoro. Sono cose ben diverse e di gravità incommensurabilmente diversa. Confonderle significa continuare a avvelenare i pozzi per allontanare qualsiasi possibilità di costruire una sana e serena dialettica processuale che quantomeno in sede dibattimentale si sta realizzando. A tal riguardo ci preme anche ricordare che criticare l’impianto accusatorio quando non risulta compatibile con le prove raccolte e con la normativa penale rientra internazionalmente fra i compiti squisitamente propri del difensore. Se non fare l’ancella dell’accusa significa “invertire i ruoli”, siamo ben lieti di invertirli e di quanto abbiamo fatto e continueremo a fare a tutela dei fondamentali diritti di difesa dei nostri assistiti. 

 

Avv. Stefano Pagliai
 
Avv. Massimiliano Annetta

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