GOVERNO. CONSIGLIO SPACCATO, NON SI ESCE DALLA CRISI Agenzia Dire-Torre1

GOVERNO. CONSIGLIO SPACCATO, NON SI ESCE DALLA CRISI Agenzia Dire-Torre1

GABRIELE GATTI PER “GRANDE COALIZIONE”, PARTE PSD VUOLE CHIUDERE
La crisi politica e’ acuta e bisogna uscirne presto. Oltre questa constatazione si infrange l’unita’ di intenti dentro a Palazzo pubblico. Per il resto, ogni forza consiliare ha una strada propria da seguire. Anzi, ogni consigliere propone la ‘sua’ ricetta, a volte in conflitto con
quella dei colleghi di partito. Durante il dibattito in Consiglio grande e generale sulla crisi scatenata dalle dimissioni dei segretari Romeo Morri e Augusto Casali e il ritiro delle loro
delegazioni, e’ l’ex Capitano reggente Gabriele Gatti a guardare a una nuova formazione. Quale? Quella costituita da “un’ampia maggioranza”, visto che “una coalizione risicata e’ destinata a fallire e lo abbiamo visto con il Patto per San Marino”. Gatti ha
in mente una grande alleanza, dunque, che permetta di “trovare condivisione su provvedimenti difficili”, anche se si trattasse di una “soluzione straordinaria”, purche’ sia “tempestiva”.
   Intanto, il presidente del suo partito, quello Democratico cristiano sammarinese (Pdcs), Teodoro Lonfernini, tiene lo sguardo fisso sulla riforma fiscale. “Davanti a noi c’e’ un solo
percorso, al di la’ dei tecnicismi previsti dalla legge- spiega Lonfernini-. Il percorso della riforma fiscale deve essere completato, poi la Reggenza ha un unico compito, quello di
convocare il Consiglio grande e generale, per indire una campagna elettorale che dia la possibilita’ a una nuova classe dirigente di costruire una nuovo quadro politico”. Il quadro piu’ frammentato lo disegnano i socialisti. In apertura di seduta e’ il consigliere
del Partito dei socialisti e dei democratici, Marino Riccardi, ad augurarsi che “si vada rapidamente alle elezioni”, perche’ “non e’ il caso di proseguire con i lavori di questo Consiglio,
terminiamoli con questo dibattito. I provvedimenti non sono da buttare e devono essere il punto di riferimento per i primi atti della prossima legislatura”. E parla di “sceneggiata delle
dimissioni” il collega di partito, Gian Carlo Capicchioni, che invita anche lui a sciogliere il Consiglio e ad “avviare il processo elettorale”.
   Non la pensa cosi’ Stefano Macina, pure lui consigliere tra le fila del Psd, che sostiene come il suo partito continuera’ “anche in questo frangente a dare il proprio contributo, perche’ il
periodo di transizione sia superato quanto prima e per un’alleanza capace di rilanciare il Paese. Ora dobbiamo capire come affrontare i passaggi in sospeso che non possono essere
rimandati”. Dall’altra sponda, quella dei socialisti di opposizione del Psrs, si leva la voce di Silvia Cecchetti. Contro il suo stesso partito. Le parole dure sono per il “solito teatrino di attori protagonisti, marionette e figuranti che dicono la loro. Dovremmo gestire la crisi con chiarezza, invece ci prendiamo gioco degli strumenti della democrazia”.
   Il suo malumore e’ rivolto ai ‘vecchi’ del Psrs, per cui si dissocia “dai metodi arroganti di quest’aula e dalle modalita’ che hanno provocato una crisi politica non determinata da carenze programmatiche, ma dalla logica perversa dei partiti” e appoggia la linea del “consigliere Cenci e mi auguro che la parte fresca del Psrs prenda le distanze da tutto cio’. Questa crisi si e’ aperta per la battaglia tra bande fatta sulla pelle dei cittadini
da una classe politica miope”, conclude.  Pensa a ricordare l’iter da seguire in questi casi cosi’ come stabilito dalla legge il segretario di Stato agli Affari interni, Valeria Ciavatta, che chiarisce che “per le elezioni anticpate ci sono tra 60 e 90 giorni per le convocazione delle urne. I percorsi della crisi, oggi piu’ di ieri, sono blindati”.
   E sulla riforma tributaria “e’ legittimo avere la propria opinione, se si ritiene che a fine legislatura puo’ far rischiare i voti o non la ritiene abbastanza clientelare. Poi nessuno puo’
nascondere che qualcuno nella maggioranza ha confidato, da un certo momento in poi, che gli altri della coalizione non conseguissero risultati ancorche’ importanti per il Paese, solo
per motivi politici”.

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