I governanti al Mics. Agenzia Dire

I governanti al Mics. Agenzia Dire

Da una parte il governo che indica nel ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, il fautore della volonta’ di annullare San Marino. Dall’altra gli industriali e i cittadini riuniti nel Mics (Movimento degli imprenditori e cittadini sammarinesi) che chiedono di normalizzare ad ogni costo il rapporto con l’Italia.
Il primo confronto pubblico tra segretari di Stato – presenti Antonella Mularoni (Esteri), Pasquale Valentini (Finanze) e Marco Arzilli (Industria) – e Mics non sfocia in un’aperta polemica, anche se non mancano in sala i moti di protesta. Mularoni, in apertura, ribadisce che “il blocco del ministero dell’Economia e’ inspiegabile”, dato che i colleghi di governo, a partire dal titolare della Farnesina, Franco Frattini, hanno riconosciuto “la nostra buona fede e gli obiettivi raggiunti”. Ma appunto rimane “la difficolta’ di dialogo” con il Mef, che “posticipa gli incontri senza dire quali sono i problemi residui”. E “molti amici della Repubblica ci dicono che una parte dell’Italia vorrebbe che San Marino non esistesse”. Insomma Tremonti, prosegue Mularoni, ha un “atteggiamento di difficilissima comprensione”. E “non ci sono ragioni”, rincara la dose il collega Valentini definendo la situazione “assurda”: San Marino trattata come la Svizzera, il Mef rifiuta il dialogo “senza dare ragioni, in virtu’ di un disegno politico di Tremonti”. Anche se, ammette subito dopo, il benessere del Titano, vuoi per i redditi pro capite, vuoi per il numero di societa’, vuoi per le automobili intestate, vuoi per la mole di contante che entra, desta sospetti, per cui “dobbiamo dimostrare che le fondamenta delle nostra economia sono sane”. Fa pensare se tra il 2009 e il 2010, ricorda Valentini, i contributi versati all’Iss aumentano di 2,5 milioni di euro, mentre i posti di lavoro diminuiscono di 170 unita’. “Fino a due anni fa non eravamo credibili, ora dobbiamo marciare verso l’unico obiettivo di fare conoscere cosa e’ san Marino”, tira le fila Arzilli,  ricordando le 54 societa’ chiuse fin qui. “Non ne sono fiero, ma era necessario” per combattere le frodi fiscali.
Ora anche tribunale e uffici facciano la loro parte”.

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