I Popolari sulla Banca del Titano, un duro atto d’accusa ad Ap

I Popolari sulla Banca del Titano, un duro atto d’accusa ad Ap

Quello che avevamo dimenticato su Banca del Titano…


“La crisi della Banca del Titano è la manifestazione più evidente del fallimento di una classe politica”.

Parole di un partito di opposizione? Assolutamente no. Questo è l’incipit di un comunicato stampa diramato da AP, oggi partito di governo, il 3 aprile 2006, all’indomani delle notizie sul crac e della famosa delibera con cui lo Stato si è accollato il debito.

Dopo un’analisi politica e tecnica molto dura, come era nello stile di AP, la nota continua: “A nostro avviso, qualsiasi intervento nei confronti di aziende private, quali sono le banche e le finanziarie in difficoltà, deve avvenire nel rispetto delle norme di legge e dei principi di corretta amministrazione, utilizzando gli strumenti giuridici ed economici a disposizione e non creando precedenti pericolosi, attraverso forzature che sono inammissibili quando si gestisce il denaro pubblico e cioè le risorse dell’intera collettività”.

Parole come pietre, rilette oggi dopo che il nuovo governo, in cui vecchi e nuovi si sono perfettamente omologati al ribasso, ha continuato imperterrito su decisioni così fortemente contestate.
Solo i Popolari Sammarinesi, all’epoca dei fatti presentarono un’interpellanza (portava la data del 30 marzo 2006) con la precisa richiesta di chiarezza, a cui l’allora Segretario di Stato rispose con il solito gergo politichese.

Per gli amanti della dietrologia, in particolare quelli che amano rivangare il passato rileggendolo come pare a loro, riportiamo anche un articolo del Sole 24Ore, che di solito non scrive a vanvera. Il 13 maggio 2006, ripercorrendo le vicende della “banca dei guai”, il prestigioso giornale economico precisa: “La prima (vicenda) riguarda un’inchiesta aperta dalla Gdf di Cosenza per una truffa ai danni dello Stato (…) L’inchiesta aveva portato all’arresto dell’allora direttore della banca e all’apertura di una verifica ispettiva da parte della Banca centrale di San Marino. Nel corso dell’ispezione sono state scoperte numerose irregolarità nell’erogazione del credito e addirittura un buco di alcuni milioni la cui reale entità i commissari incaricati stanno ancora valutando. Pochi giorni prima del commissariamento però era accaduto un fatto bizzarro: la Banca del Titano era anche cliente e depositaria di una sim di Milano la Piazza Affari sim, anch’essa commissariata e poi messa in liquidazione coatta. Piazza Affari sim, a sua volta, aveva un dossier di titoli intestato alla banca sammarinese: al suo interno circa 7 milioni di euro in titoli (tra questi Biers, Bei oltre a BTP e titoli di varie società quotate). Poco prima del commissariamento di entrambe le società, quel dossier è stato trasferito dagli allora amministratori della banca sammarinese presso altri intermediari”.

Su queste “bizzarrie” descritte dal Sole 24Ore, ma è solo un pallido eufemismo dietro al quale si nascondono le solite furberie dei soliti speculatori senza scrupoli, lo Stato di San Marino e la Banca Centrale non hanno avuto di meglio da dire che: paghiamo tutto noi. Anzi, pagano tutti i sammarinesi, senza alcuna possibilità di recuperare né i crediti, né la faccia, né un minimo di giustizia.

Questo è il primo atto “trasparente” del governo riformista. E la responsabilità è tutta la sua. Non vorremmo che tra un anno, come è successo sui giochi, giungesse un improvviso ravvedimento… potrebbe essere troppo tardi!


Popolari Sammarinesi

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