I rapporti di Karnak con i centri di potere. Patrizia Cupo, Corriere Romagna San Marino

I rapporti di Karnak con i centri di potere. Patrizia Cupo, Corriere Romagna San Marino

Corriere Romagna San Marino

La richiesta di dimissioni da parte
di Sinistra Unita del presidente di Banca Centrale fa emergere i collegamenti
con l’azienda al centro delle indagini

I rapporti di Karnak con i centri di
potere

 La difesa sul ruolo di Clarizia: «Solo un consulente nella liquidazione
volontaria di Fingestus»

 Patrizia Cupo

Il presidente Clarizia difendeva la finanziaria di Bianchini, ora in carcere a San Marino. L’ex comandante della Gendarmeria: «Sono sereno, ho operato per la tutela della comunità sammarinese»     

Il
patron di Karnak
, la prima azienda sammarinese, a “braccetto” con Banca
centrale, la più alta autorità di vigilanza finanziaria del piccolo Stato
chiamata, tra le altre cose, a controllare l’operato delle società finanziarie,
tra cui una certa
Fingestus
, la cui proprietà era riconducibile allo stesso dominus di Karnak
e che ora compare al centro dell’inchiesta della Finanza, “Criminal minds”.

Il
presidente di Banca centrale difendeva infatti gli interessi della finanziaria
di Marco Bianchini. Eccolo il collegamento tra i due centri di potere
“denunciato ” nei giorni scorsi dal partito
di minoranza Sinistra unita che, tra domenica e martedì, ha chiesto per due
volte le dimissioni del numero uno
di Banca centrale. Lui è Renato
Clarizia.
Nel settembre del 2010, appena due mesi prima di essere nominato
presidente di Banca centrale, tutelò gli interessi di Fingestus in una causa
civile (la numero 264 del 2010, ad oggi ancora pendente: se ne occupa il giudice
Gilberto Felici) intentata dall’allora liquidatore Luigi Rumi contro l’ex
direttore Daniele
Tosi
(indagato in “Criminal minds” e al quale il tribunale ha revocato gli
arresti domiciliari il giorno dopo l’interrogatorio di garanzia).

La finanziaria è invece quella dove furono depositati i soldi – oltre due milioni di euro – dai quali partirono, secondo le accuse, le estorsioni incrociate tra il dominus della Fingestus Marco Bianchini e l’imprenditore anconetano Claudio Vitalucci.

Da Banca centrale chiariscono quale fu il ruolo di Clarizia: «Solo un
consulente nella liquidazione volontaria di Fingestus». In quella causa civile,
ad affiancare Clarizia –
che si dimise dall’incarico una volta presidente -,
nella difesa di Fingestus
c’è anche Andrea Gemma, dello studio
Gemma di Roma
intervenuto in più
commissariamenti sammarinesi, l’ultimo
dei quali quello di Banca commerciale.
Terzo avvocato a chiudere il pool, il
consigliere Dc Luigi Mazza.

Secondo le accuse mosse dalla finanziaria, Tosi avrebbe elargito finanziamenti senza le certificate garanzie e ora gli chiede il conto. C’è voluta poi l’inchiesta della Finanza a delineare la figura di Tosi, come uomo al servizio di Bianchini considerato invece la mente Fingestus. Chiacchierata e discussa Fingestus. Ma come si conoscono Clarizia e Bianchini, e il legame tra via del Voltone e la finanziaria dai conti “cifrati” dubbi è abbastanza per chiedere le dimissioni del presidente di Banca centrale? A interessare sono di certo le ombre gettate dagli ex vertici di Banca centrale di fronte alla magistratura italiana quando il passato direttore Luca Papi e l’ex responsabile della vigilanza Stefano Caringi dissero al pm Fabio Di Vizio (inchiesta “Varano”) di aver subito pressioni politiche per una “maggiore cautela” proprio con Fingestus. Inquieta, nella stessa ottica, l’intercettazione della conversazione telefonica (dall’ordinanza “Criminal minds”) tra l’ex comandante della gendarmeria Achille Zechini e il body guard di Bianchini, Riccardo Ricciardi. Ricciardi, figura di spicco nelle indagini (attualmente detenuto a Regina Coeli a Roma e che non ha risposto alle domande del gip, in carcere), parlando della possibilità di cercare un accordo con la Finanza per “risolvere” la questione – il riferimento è alla querelle in atto tra Bianchini e Vitalucci e le estorsioni scambiate -, fa il nome di Rumi e Gemma: il tono è di chi ha il potere di smuovere cose e persone. «Guarda che se io volevo fare da matto con Rumi e questi qua, credi che telefonavo a Achille? gli ho detto… io li blindo dentro Roma non li blindo fuori… io a Roma lo chiamo a Gemma, mò vieni su a San Marino con me». Non è chiaro, e mai è chiarito nell’ordinanza, se il riferimento sia allo stesso Luigi Rumi poi liquidatore della finanziaria, e a Sergio Gemma del noto studio, così noto a Banca centrale, ma la politica d’opposizione sammarinese c’ha visto molto di più: ossia un legame strettissimo di due centri di potere, quello tra la più grande azienda del Titano e l’istituto di vigilanza. Intanto, chiamato in causa anche dalla politica sammarinese, per la prima volta dall’esplosione dello scandalo Bianchini, interviene Zechini: «Sono sereno – dice – forte della consapevolezza di avere sempre operato nella massima legalità, correttezza e trasparenza, nell’esclusivo interesse e nella tutela della comunità sammarinese ».    

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