Giallo sul crocifisso di Michelangelo, torna a parlare da New York, Giorgio Hugo Balestrieri, fino a pochi mesi indagato dalla Procura antimafia di Reggio Calabria: “Riporterò l’opera in Italia solo quando avrò certezza che sarà affidata a museo di San Marino, come voleva l’ambasciatore Ugolini”. L’intervista è andata in onda l’altra sera su Rai Uno. Balestrieri da New York lascia intendere che dei due crocifissi esistenti quello in possesso dello Stato italiano è tarocco mentre il suo è l’originale. Interessante la storia che fornisce sui possessori della preziosa opera del genio della scultura. Esistono anche documenti fotografici dove monsignor Rino Fisichella è immortalato mentre stringe tra le mani il cofanetto con quella splendida statuetta sotto gli occhi attenti del proprietario dell’epoca, Angelo Boccardelli, segretario dell’ambasciatore Giacomo Maria Ugolini. Deceduto, Ugolini lasciò il crocifisso alla Fondazione “Ugolini” di Boccardelli. Una statuetta ritenuta “perfetta” e di valore “universale”, perché nasconde il “codice Michelangelo”, la pietra angolare di tutta la produzione artistica del Buonarroti. Quel crocifisso era di proprietà del Patriarca Greco Maximus Quinto che il 18 settembre 1979 lo affidò a Ugolini. Ma dov’è finita la scultura? Balestrieri ha risposto chiaramente: “Il Cristo sta dove dico io e sono pronto a riportarlo in Italia a patto che finisca in un museo nella Repubblica di San Marino, come era nelle volontà di Ugolini”. (San Marino)
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