Il Psd sul decreto salvabanche

Il Psd sul decreto salvabanche

Per il decreto salva-banche meglio
“un percorso piu’ lungo”, rispetto alla procedura d’urgenza
richiesta dall’esecutivo. In sintesi, meglio trasformare il
decreto in legge. Il Partito dei socialisti e dei democratici,
per bocca del presidente del gruppo consiliare, Claudio Felici,
anticipa in un incontro con la stampa la proposta che avanzera’
oggi pomeriggio alla riunione dei capigruppo, fissata per
delineare il percorso del decreto salva-banche. Il governo chiede
infatti di inserire il provvedimento nella scaletta dei lavori
consiliari in corso, per approvarlo in via d’urgenza entro
domani. Ma “se si chiede la condivisione su intenti cosi’
delineati- manda a dire Felici- e’ necessaria anche la
condivisione della conoscenza dei fatti”. Per questo, il Psd
propone di fissare in dicembre una sessione consigliare “ad hoc”,
dedicata interamente alla proposta volta al sostegno degli
istituti in carenza di liquidita’, a causa dello scudo.
Appuntamento “in cui proporremo un intervento legislativo con
procedura d’urgenza- chiarisce Felici- che ne definisca i
paletti”. Sia fissata per legge quindi “la dimensione massima del
sostegno” e il ricorso agli aiuti sia concesso “solo in
situazioni di crisi di liquidita’ e non di solvibilita’”. Il
capogruppo Psd sottolinea che “la nostra e’ una posizione di
grande responsabilita’, malgrado un anno di assenza totale di
coinvolgimento”.
Interpellato su quanto lo scudo o la situazione attuale della
Cassa di Risparmio di San Marino possano avere inciso
sull’accelerata al provvedimento, Felici non si scompone. “Il
decreto fissa il termine dell’intervento a fine 2010, se fosse
stato dettato da esigenze nate con lo scudo, avrebbe una durata
diversa”.
Anche Gerardo Giovagnoli, segretario
Psd, solleva dubbi sul decreto salva-banche: “Si dice che e’
urgente, ma che non si sa se effettivamente qualcuno ne fara’
ricorso, e’ un controsenso”. E allarga le critiche alla mancanza
di linea politica e di prospettiva del governo. Giovagnoli
ricorda il consiglio dato a San Marino dal ministro italiano
Renato Brunetta, nel corso del Forum Ambrosetti: “L’Unione
europea non ci vede come spauracchio- spiega- malgrado il
segretario Mularoni continui a dirci che non ci vuole”.
Giovagnoli sottolinea poi come, allo stesso tempo, un mese fa
l’Ue abbia chiesto al Titano di recepire entro il 2015 la
normativa europea valutaria ma anche finanziaria. Stoppare
l’adesione all’Unione europea e’ quindi “frutto di una mancanza
della linea politica dell’attuale governo”. Lacuna “che si
manifesta anche oggi con il decreto salva banche, che non
predispone quel cambiamento che il momento chiede”.

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