Il Resto del Carlino: Clarizia

Il Resto del Carlino: Clarizia

LE ACCUSE AL GOVERNO DELL’EX PRESIDENTE DI BANCA CENTRALE
«IL GOVERNO ha tradito l’impegno di pagarmi l’intero compenso». E poi ancora. «La politica
sammarinese dà un esempio di scarsa affidabilità, poca trasparenza e lealtà, oppure ha ottenuto il risultato che voleva raggirandomi sul profilo economico?». Sono parole di fuoco quelle dell’ex presidente di Banca Centrale, Renato Clarizia nel giorno in cui i soci dell’istituto decidono sulla sua liquidazione. Di fatto, malgrado le dimissioni anticipate – avvenute in seguito alla bufera che si era scatenata su Banca Centrale con l’inchiesta legata al Conto Mazzini – dell’ex numero uno di via del Voltone, il Comitato per il Credito e Risparmio, composto da una parte dell’esecutivo, si era espresso, secondo Clarizia, assicurandogli l’intero compenso, ovvero 300mila euro l’anno circa, meno alcune decurtazioni, nell’incontro avuto con l’ex presidente nel mese di giugno. «Per togliere tutti dall’imbarazzo – precisa immediatamente Clarizia – a seguito delle dimissioni del direttore generale mi sono dimesso, anche se non ero toccato da provvedimenti della magistratura. Le condizioni erano due: l’uscita di scena dal 1 agosto e il pagamento dell’intero compenso fino alla naturale scadenza del 15 dicembre».
SU QUESTE condizioni si sono espressi tutti d’accordo, dice Clarizia, citando i segretari di Stato Capicchioni, Valentini, Mularoni, Arzilli e Mussoni. Ma praticamente un mese dopo, quindi a metà di luglio, il governo avrebbe cambiato idea: nel corso dell’assemblea dei soci, il segretario per le Finanze, Gian Carlo Capicchioni, comunica che sarà riconosciuto il compenso solo fino alla fine di luglio. «E’ stata una trappola? – chiede Clarizia – Dilettantismo politico? Ulteriore manifestazione di inaffidabilità personale e scarsa correttezza politica?». L’ex presidente assicura che «più della beffa economica, a cui sono già abituato con i provvedimenti di spending review che hanno riguardato solo me è pochi altri, duole il mancato rispetto dell’altrui persona». Lo sfogo continua: «Non c’è possibilità – conclude la lettera di Clarizia – che interlocutori stranieri possano avere fiducia in un Paese i cui vertici politici si comportano in questo modo, il cammino virtuoso intrapreso ha oggi un arresto evidente».

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy